è questo la vecchiaia?... - di Francesco Briganti

04.05.2013 11:33

Era un mezzogiorno di un febbraio 1966 quando superato il ponte della Pietà arrivammo in via Trento palazzo Pallone … eravamo napoletani e, migranti al contrario, sperammo che quel giorno di primavera improvvisa fosse l’augurio della vita a venire …
Quando:
… Piazza della Repubblica; sterrata ed ancora campagna; si giocava a pallone su distese d’erba dietro all’odierno tribunale; in porta, due “ culi “ di bottiglia, ginocchio destro e sinistro alternati nel tempo e punti premio per ognuno; 14 anni e le cicatrici come un trofeo. Venivo da un liceo di Napoli ed al F. Fiorentino non mi volevano: “ … una media troppo bassa” dicevano; fui promosso in seconda con otto in tutte le materie.
… Capo Suvero unica spiaggia attrezzata di cabine e ombrelloni; mare da sogno e caldo asfissiante, Stromboli all’orizzonte appena visibile nel riverbero del sole ; ragazzi a tramare la vita, adulti a cianciare tra loro; piccoli nuovi assordanti silenziosi amori, inconfessati a lui o a lei e raccontate invenzioni nelle crocchie di maschi da una parte e femmine dall’altra. quindici anni e sognare una vita da … volendo, comunque, essere qualcosa e qualcuno.
… Umberto, Graziella e le corse in motorino; Nicola, Salvatore, Anna Maria, Maddalena e Lello e Katy e Agostino e Edo ed il circolo del tennis, e Samba Pa ti, Djamballà; e i complessi i “Fever 91”, “i Bruzi” e i balli lenti scusa ed occasione per tringeri e toccarsi; le motociclette e gli scooter; e le scalinate del duomo scese in piena velocità e gli inseguimenti della polizia e i testacoda in fondo a viale stazione,n ella 124 di papà, con il grande “Turuzzu” a farci da maestro e don Alfonso Gambardella e la sua Gondrand a gridare come un pazzo contro quegli scavezzacolli più fuori di una terrazza su di uno strapiombo.
… Il movimento studentesco e la rivolta a Sant’Eufemia; la carica dei celerini, i pantaloni rotti a far da compagni a teste sanguinanti e lividi diffusi; il ritorno a casa ed un paese in guerra: bastoni e rabbia ad accogliere le forze Vibonesi in assetto di guerra, ma con nessuna speranza di averla vinta; il reggino boia chi molla, l’aeroporto a Lamezia, l’università a Cosenza, Catanzaro capoluogo; ultimi anni di liceo, Edda, Lucrezia, Silvana, Amalia, Enzo, Giovanni, Ugo, Peppino …; tutte insufficienze, ognuna voluta per ribellione esistenziale ed un unico sei; “ … di stima … “ disse Impiombato professore di italiano e latino mentre la vita cominciava a correre per vie tutt’affatto previste; e due anni in uno, e Natale, Raffaele e le notti insonni a casa di uno o dell’altro a studiare assieme e sognare in proprio; e la professoressa Purri alle cinque di mattino, il profesore Barberio, il professore Grapis ed il suo occhio di vetro e poi gli esami da esterni e poi la sbornia liberatrice e poi … era finita, adesso tutto andava ad incominciare!.
… Dieci anni via. Il militare e l’avventura; l’università studio e perdizione: la facoltà di Medicina, poi quella di legge ed ancora medicina ed i tentativi di trovare quel che non cercavi non sapendo di cercare ciò che stavi già spendendo. E poi il ritorno e radio Piana. Mimmo, Sarino, Pasquale e Paquale, Alberto, Francesca, Ornella, Irene, Anna, e le dediche e le inchieste e lo Spillo e la Giostra e i notturni: la Pfm, il banco, Gaber, i cantautori, i Pink; l’impegno e la politica e la sezione del Pci a chiudere il corso. Lo struscio la sera ed il lavoro di giorno; le cene improvvise, le corse folli in macchine tra loro in gara ed un po’ brille alla ricerca di una vita uguale, seppur diversa, a e da quella sognata in riva al mare o fra le braccia di quella che sarà la tua donna. Rachele e poi i figli. E gioie, dolori, alti, bassi, luci ed ombre; la fortuna che arriva, ti tocca, va via, ritorna e parte di nuovo; con la vita che rallenta per cominciare a raccontarti i suoi rimpianti ed i tuoi rimorsi mentre ancora ed ancora, speranze e traguardi, diventano binomio e si realizzano o sbiadiscono durante lo scorrere di un film remake di una vita che albero di mele non poteva generare una pera … .

…Toscana e sessant’anni di memorie; un po’ di nostalgia, un brivido nella schiena e occhi alla finestra: oltre il giardino, oltre la siepe, oltre le colline all’orizzonte fino a quella terra aspra, dura ed amorevole, madre adottiva e compagna fedele a cullare e spingere, ancora oggi e sempre, al domani, mentre nascono un sospiro ed una domanda: “ … dimmi, è questo la vecchiaia? “.