الحرب , war, מלחמה, GUERRA ... - di Francesco Briganti

23.08.2014 07:42

Arrampicarsi per le pendici di quei monti era sempre stata la sua passione.
Amava lasciarsi alle spalle i pensieri ed i problemi quotidiani immergendosi nella tranquilla solitudine dei boschi di quelle montagne: avrebbe, anche questa volta, portato qualche preda alla sua tavola: era famoso per i “barbecue” nel suo giardino, per le cene con gli amici accovacciati comodamente nella tenda con le donne a cucinare ...
Si fermò in vista di una radura. Un branco di lupi, in lontananza, aveva circondato un piccolo cervo o forse un montone e, a mala pena disturbato da una madre o,forse solo da una sventurata compagna, comunque terrorizzata dalla paura e dal dolore, si accingeva a finirlo.
Gli giravano intorno, a turno lo mordevano e si ritraevano, lo abbattevano per poi dargli il tempo di rialzarsi in una falsa speranza di sopravvivenza, alla fine il lupo più grosso lo afferrò alla gola e, affondandogli i denti nella carne del collo, volle porre fine al tragico gioco.
L’aria risuonò di uno sparo, l’eco del quale insegui cupo e terribile gli animali che distolti dalla loro vittima scappaono per ogni pendio; in fondo alla valle giacquero, un cranio fracassato ed una gola squarciata, il grosso lupo ed il piccolo cervo o, forse, un montone …

الحرب , war, מלחמה, GUERRA ...

Il sole tramontava dietro la cinta delle mura mentre gli ultimi raggi disegnavano sbarre d’ombra su di un pavimento lurido di ogni escrezione possibile: la cella sentiva di un fetore dimentico del profumo dell’aria, già diversa e respirabile appena fuori la cella.
Prono su di un giaciglio di pietra, pregava il proprio Allah o il proprio Dio ogni qualvolta un colpo di cannone, uno schiocco di proiettile o il sibilo di un jet gli perforava i timpani fradici dall’elettricità e dall’acqua della tortura quotidiana.
Non aveva dubbi sulla vittoria degli americani: troppo forti anche per chi aveva le loro stesse armi, maledetto il tiranno morto Saddam, maledetta la guerra di religione, maledetto quel mondo nel quale c'è sempre qualcuno disposto a divenirne il padrone, maledetto quel lavoro che tanto gli piaceva ... .
Lui, curdo, sunnita o sciita; lui comunista, giornalista, semplice militante, palestinese, israeliano, pecora comunque sacrificale sapeva bene come fosse efficiente la tecnologia che il demonio mondiale aveva fornito ad ogni combattente: ricordava o aveva visto i gas che avevano sterminato parenti ed amici, l’intensità della corrente che bruciava i testicoli, le lame che incidevano la pelle; i proiettili che trapassavano i corpi e squarciavano le carni; aveva persino imparato, sulla propria pelle a riconoscere il diverso odore che il palmo delle mani assume se bruciato da una sigaretta di un tipo piuttosto che di un altro.
Ora, ridotto ad una larva umana, in attesa che qualcuno lo finisse mettendo termine al proprio supplizio, sembrava avesse le stimmate, così come, così gli avevano raccontato o sapeva, quel Dio dei cristiani che lo stesso Maometto chiamava fratello eppure, ironia della sorte, era lì a sperare che sarebbero stati proprio gli americani,gli sciiti, i sunniti, la stampa libera, un governo qualunque, qualcuno a lui vicino ... pur che fosse, ed anche in nome di quello o di un altro dio, a liberarlo.
- Sia ringraziato comunque – pensò mentre si chiedeva se la moglie e i figli lo avrebbero riconosciuto.
I jet sempre più bassi precedevano cannonate sempre più vicine ed i proiettili che cominciarono finalmente a conficcarsi nelle mura della prigione aumentavano la confusione all'interno di quell'infernale galera; gli aguzzini, curdi, americani, sciiti, sunniti, palestinesi, israeliani reporter ognuno e ciascuno della barbarie umana, vittime e carnefici comunque, a correre e rincorrere sé stessi e verso un'uscita ancora e per poco fonte di speranza: poi, il silenzio!.
Una calma innaturale pervadeva l’edificio, fuggiti gli aguzzini, curdi, sciiti, sunniti, americani, palestinesi, israeliani, reporter, echeggiavano solo le voci dei prigionieri: preoccupate, poi festanti e quindi sovrastate dagli ordini gridati dei liberatori; poi cominciarono a scorrere i chiavistelli e ad aprirsi le celle.
Si avvicinò a quel uscio che tante volte aveva abbattuto con la fantasia: lui, curdo, sunnita, sciita, americano, reporter inviato speciale che fosse, avrebbe rivisto ed abbracciato la moglie ed i figli, il sole, l’acqua del Tigri, le sue montagne innevate, il giardino della sua casa, la tenda sulla cui soglia vedeva sparire il sole dietro una duna: sarebbe ritornato alla vita.
Eccoli, si avvicinano:
“ Aprite ” capisce o, forse e soltanto dal tono della voce concitata e aliena alla sua comprensione intuisce e, perciò, rafforza il battito del suo cuore, da respiro ai suoi polmoni, raddrizza la sua schiena altrimenti piegata e piagata; si avvicinano, i passi, i rumori dei chiavistelli che scorrono, le urla di gioia di altri come lui, di strazio di quelli come lui; eccoli adesso sono davanti la sua cella : li guarda con speranza, quasi con amore, quasi come fossero il profeta in persona o quel Cristo disceso dalla croce, comunque liberatori.
“Eccomi sono qui fratelli – grida ed in un attimo tutte le sue convinzioni vacillano, il demonio,il liberatore quale che sia, non è poi così brutto come lo dipingono – avanti fratelli, divideremo alla mia tavola the e carne di prima qualità, vedrete che brava cuoca sa essere la mia donna……avanti….. fatemi uscire, riportatemi a casa, la mia sarà la vostra casa .... scriverò il mio articolo e parlerò di voi e per voi …. grida il curdo, lo sciita, il sunnita, il palestinese, l'israeliano, l'americano, il, comunque, prigioniero colpevole solo della propria fede, della propria patria, del proprio lavoro; memore, ognuno e quale che fosse, di una scena più volte sognata nella disperazione di poterla vivere ….”
"NO!, questo lasciatelo dentro – l’ordine è fermo, deciso, definitivo; incomprensibile la lingua, ma esaustivo il tono - …questo ci servirà da esempio. "
La sua gola rifiutò un grido di dolore che scese a spezzare il battito di un cuore oramai esausto. Riprese i sensi incappucciato, nudo. Un secchio sotto i piedi impediva che i legacci di una croce lo soffocassero mentre altri, divertendosi, lo fotografavano e lo filmavano.
“Perdona loro Padre, perdona loro perché non sanno quello che si fanno” – gridò in arabo, in inglese, in curdo, in israeliano ... in esperanto la sua anima al mondo mentre moriva in terra irakena od ovunque nel mondo, chiunque egli fosse, impiccato, fucilato, sgozzato, decapitato per mano dei liberatori di turno.

"- Sono stato fortunato – raccontò il liberatore, curdo, sciita, sunnita, americano, palestinese, israeliano, agli amici riuniti attorno al suo desco – ditemi voi se trovare un cerbiatto appena ucciso da un lupo non è una fortuna ...". Sorrisero tutti addentando un pezzo di carne che ancora colava di sangue.
E’ così, così che oggi muoiono gli iracheni, gli afgani, i siriani, i somali, i congolesi, i vincitori ed i vinti ovunque sparsi nel mondo; così muoiono tutti, tutti! ...
anche quelli che continuano a vivere.