‘Nc v’rimm …, ‘nc v’rimm …, ma che c’ v’rimm affà?!; ovvero quando è inutile vedersi. - di Francesco Briganti

05.08.2013 16:22

Al mondo tutti attendono!!!!!!!!!!: ognuno di noi aspetta qualcosa; la sirena che chiude il turno di lavoro; un si da qualcuno che apra un turno di lavoro; un sei al super enalotto; un segno del cielo; una parola buona; un gesto d’affetto; un attestato di stima; che finisca la giornata, che cali il sole; che faccia meno caldo; che …, che …, che …, che accada un miracolo. Pur che sia!. Tutti attendono: che Bondi, la smetta di sparare cazzate olo perché è certo che nessuno mai gli chiederà “… allora?, avanti, facci vedere …”; che Berlusconi, oramai sempre più allo scoperto, dica apertamente a chi di dovere “…uè, bello, è ora di ricambiare …!”; che da parte di quelli che cambieranno l’Italia si inizi a cambiarla, magari cominciando da piccole cose concrete come sforare dal patto di stabilità, magari aprendo qualche asilo a gratis per le famiglie in difficoltà, magari eliminando l’Imu ed inventandosi qualcosa per sostituirla, magari quel gesto di umiltà fattiva che consenta loro di mettersi chiaramente nella disposizione per approvare 4/5 punti e poi andare a votare. Tutti sono sulla soglia di una ipotetica casa e guardano l’orizzonte; scrutano il cielo ed il panorama attendendo quella bufera violenta che spazzerà via ogni cosa o, forse sperando, solo la spazzatura; quell’alba di un nuovo giorno che sancisca l’inizio della fine o quella fine di un principio sempre annunciato e mai, fin ora, concretizzatosi; quel volo di colombe bianche che, finalmente innumerevoli per quanti sono i sogni, allontanino con il loro tubare il verso sgradevole di quegli stormi di corvi ed avvoltoi che, ancora in questo momento, volano in cerchio sopra la nostra testa. Tutti, nell’attesa girano intorno a sé stessi e guardano al colle aspettando un motto di dignità ed onore non servo della ragione di stato o della opportunità economica o della approvazione finanziaria, ma figlio del vero uomo di stato; osservano e aspettano una parola in un volgare non politichese da quegli esponenti, rapinatori di sogni e dispensatori di promesse più false di una banconota da ventidue euro, che dalla mancina del cuore sproloquiano una lingua che nessuno più capisce ed alla quale, comunque, oramai nessuno più crede. Io aspetto, tu aspetti, noi tutti aspettiamo: cosa non lo sappiamo più nemmeno noi; sono troppi i muri di gomma, sono troppe le variabili che si condizionano l’un l’altra; sono troppi i fattori in gioco, sono troppi i giocatori a doversi mettere d’accordo; sono troppi anche quegli UNI che da soli o in coorte o anche solo in coppia ingombrano in modo geometricamente esponenziale rispetto allo spazio fisico realmente occupato; sono troppo quei disperati che si sono già arresi all’ineluttabile nel mentre che aspettavano che gli altri impedissero loro il gesto folle ed ultimo che li ha liberati dall’estrema disperata umiliazione. Attendiamo confusi, disorganizzati, senza speranza e senza costrutto, senza un traguardo e senza nemmeno un sentiero, un viottolo, una mulattiera qualunque ad indicarci la strada. NOI Attendiamo, attendiamo e basta!. E, con noi, attende la nazione uno stato efficiente e preoccupato per i suoi cittadini; ed attende lo stato un governo che espella da ogni partecipazione possibile i parolai, i mentitori, i disonesti; ed attende un governo le persone giuste per il fare, per il risolvere, per l’aiutare, per essere funzione e non fine, per essere salvezza e non dannazione, per ESSERE e già questa condizione da sola basterebbe. Tutti al mondo attendono qualcosa e qualcuno; tutti attendono il momento giusto, l’occasione ad hoc, di cogliere l’attimo, di non perdere l’ultimo tram possibile che li riporti a quella casa comune che SEMBRA SMARRITA. Tutti aspettano, ma, ditemi!,
SE NON ORA, QUANDO? … Quando!!.