“… Mia nonna ha i denti, la forchetta ha i denti … allora, mia nonna è una forchetta …” - di Francesco Briganti

02.10.2013 12:22

La filosofia, si diceva a scuola ai miei tempi, è quella scienza con la quale e senza la quale si resta tale e quale. Se mai ci sia stato un modo di dire completamente sbagliato quello è questo. Lo studio della filosofia e, perciò, del pensiero altrui delle connessioni causa effetto che da quel pensiero scaturiscono e delle strade mentali percorrendo le quali si arriva a determinate conclusioni non avrebbe altro risultato che abituare al ragionamento sarebbe già per questo non solo utile ma necessario; quando poi quello studio riuscisse nell’ingrato, dirò poi perché, compito di far da madre in special modo a quella coppia di gemelli quali sono l’analisi e la critica crescendo, nel tempo, con la facoltà dell’espressione delle stesse pensate e portate agli altri, ecco che, allora, nulla di più produttivo ci sarebbe da studiare. Nessuno pensi che tale studio ed esercizio conseguente siano assieme o separatamente facoltà di pochi; nessuno pensi che esser “filosofi” sia una questione di livello sociale, di grado di studio, o di capacità economica; nessuno pensi che esserlo dipenda dal ruolo sociale che si occupa o che ci si è scelti: partendo da un unico presupposto che è quello secondo cui “IO NON SONO MEGLIO DI NESSUNO, MA NESSUNO E’ MEGLIO DI ME”, ciascuno di noi diventa un potenziale Platone. Occorrono la voglia, un po’ di tempo da dedicare al proprio io pensate e l’esercizio continuo, anche durante il più impegnativo dei lavori e fino a che questo non diventi una seconda natura, del pensiero autonomo. L’UOMO è un essere superiore solo e per l’unica ragione che ha saputo trasformare degli impulsi elettrochimici interneurali in considerazioni logiche, in espressioni verbali e scritte in capacità di assemblarsi, rapportarsi, vivere con altri simili a sé. Ho parlato più sopra di quanto sia “ingrato compito” acquisire la capacita dell’analisi e della critica e quanto ancora più ingrato sia porgerne, poi, le deduzioni e le indicazioni derivanti: all’intima soddisfazione che se ne ricava, vanno a scontrarsi tutti quei muri che circondano le menti di coloro che hanno fatto, quale che ne sia la causa, della propria capacità di pensiero un optional relegato al solo si, no o al ragione questo e quello, frutti entrambi non di una propria via di pensiero, ma indotte attraverso sub liminali o ripetute all’eccesso informazioni condizionanti; questa caratteristica è generalizzata nella società moderna e dei consumi che partendo dalla necessità di indurre alla spesa è stata poi estesa al condizionamento politico, alla normalizzazione necessaria per ottenere certi risultati elettorali, alla menzogna per la massa e chi più ne ha più ne metta. Diventa quindi necessario essere artefici di una sorta di risveglio del pensiero non già sostituendo una indottrinazione con un’altra, ma proprio insegnando a chiunque sia possibile che se 2+2=4 non lo è per verbo divino ma per cause a monte di cui ci sono spiegazioni logiche che vanno sempre ricercate e se è il caso anche discusse; riuscire a rendere che al quattro ci si può arrivare anche con il 3+1 o con il 5-1 è già il passo successivo e da lì poi non c’è limite al pensiero ed ai campi che questo può far suo: compreso quello in cui ogni tanto uno scende o sale come la POLITICA. A Ballarò, ieri sera, io ho assistito al solito immondo teatrino in una rappresentazione e messa in scena stantia tanto era oscena e falsamente vera o veramente falsa, scegliete Voi; in nessuno degli intervenuti, a cominciare da Floris, c’è mai stato un’espressione di libero pensiero ragionato in funzione del provenienza, della destinazione, dell’essere in quanto soggetti e non oggetti in balia delle onde. Nessuno che facesse un ragionamento che non fosse prevedibile per quanto ciascuno degli intervenuti rappresentava; nessuno che avesse delle conclusioni che potessero definirsi oggettive e valide per tutti; nella trasmissione di ieri, ma pramai è regola generale, NESSUNO ERA, MA TUTTI APPARIVANO!. Ecco, la vera rivoluzione a cui tutti NOI dovremmo tendere, ciascuno per è, ed ognuno anche nella catechesi per gli altri, è ESSERE e non APPARIRE!. Quando in questo avessimo avuto anche un solo successo, la voglia di emulazione accoppiata ad un insegnamento fatto di colloqui, esempi ed interscambi possibili e produttivi, faranno il resto perché quando un POPOLO è composto da “soggetti filosofi” non ci saranno più ASINI A VOLARE!.