… è cosa buona e giusta … - di Francesco Briganti

17.09.2014 15:05

Ogni tanto occorre fermarsi. Prendere una pausa di riflessione, ripensare alla propria vita, al proprio intorno e decidere. Valutare ogni circostanza, ogni accadimento, soppesare ciascun particolare e tirare delle somme. Quale che sia il risultato, piaccia o non piaccia considerare l’opportunità di continuare sul sentiero di sempre o deviarvi cercando in un’altra direzione quelle occasioni, quelle opportunità precedentemente non trovate o comunque valutate come insoddisfacenti. Presa una decisione, poi, rimettersi in discussione e tentare l’alea di un cambiamento, di un indirizzo nuovo cui giungere per strade ancora inesplorate o comunque ricche di quella parte avventurosa persa nel tran tran abitudinario.

In mondo in cui non v’è più alcuna certezza; in cui non vi sono appigli stabili cui fare riferimento; fari ad illuminare una navigazione sempre più a vista, in cui le parole, i progetti, le promesse si rivelano ad ogni secondo passato sempre più espressioni vuote che non saranno mai realizzate spendersi per un cambiamento vero, costi quel che costi, è l’unica filosofia che consente di mantenersi vivi, per quanto doloranti, per quanto acciaccati, per quanto si consideri disperato il proprio quotidiano. Ogni tunnel, tutti i tunnel hanno uno sbocco ed una fine, l’importante è affrontarne l’uscita con lo spirito del pioniere e non con quello dello sconfitto a prescindere.

In ogni campo fosse quello lavorativo, quello sentimentale, quello politico lo assestarsi in un quadro che fosse sempre identico a sé stesso rende agli altri da sé una informazione di colori stantii, sfuocati, non più distinguibili: si diventa quadri di lontananza; quei quadri, cioè, che hanno un significato solo se guardati da lontano giacché, visti dappresso, non sembrano altro che un’accozzaglia di macchie indistinte. Ciascuno di noi, ognuno, dovrebbe sempre, ovunque ed in ogni occasione essere il soggetto di una perfetta istintiva interpretazione rendendosi in questo interessante in quanto non ripetitiva, non di facile abitudine, mai scontata o prevedibile.

Tutto ciò, essenza estrema dell’umano essere, ha valenza permeante al proprio esterno ed è fondamentale in quelle espressioni sociali che condizionano la vita altrui prima ancora che la propria. In politica special modo, e proprio per la natura della sua funzione, questa condizione dovrebbe essere imprescindibile. Spacciare per coerenza una staticità eletta a sistema corrode e corrompe ogni migliore, fantastica, risolutrice idea di cambiamento.

Nel caso specifico del nostro governo, del nostro parlamento e, in ultima analisi, della nostra società l’incapacità ad essere poliedrici ed eclettici sta uccidendo ogni cosa: un presidente del consiglio ed il suo governo; una maggioranza ed una opposizione interna ed esterna, un popolo ed una società ciascuno e rispettivamente fossilizzati in una condizione tetraplegica inerte e rassegnata soggiogano ogni volontà singola, la mortificano, la riducono ad una sterile pedissequa osservazione dello statu quo incancrenendolo in una patologia mortale.

Sapere, aver coscienza di questa situazione non basta; occorre darsi una scossa, occorre rendersi conto che niente è irreversibile o immutabile e che solo alla morte fisica non c’è rimedio; dunque è assolutamente necessario che ciascuno si faccia non tanto seguace quanto discepolo di questa raggiunta auto coscienza, ne diventi in prima persona spot pubblicitario e agente procacciatore e spanda un messaggio non di vuoto ottimismo, ma di fattiva realtà.
L’UOMO E’ AUTORE DELLA PROPRIA FORTUNA, perciò e finalmente …

AVANTI o popolo ...! .