… anghingò … tre civette sul comò … - di Francesco Briganti

09.10.2014 16:57

Osservare i bambini è qualcosa che rallegra l’animo; guardarli quando giocano, quando si perdono nelle loro fantasie tutte infantili e immaginifche, quando inventano la qualunque pur di trovare il modo di riempire il tempo tra un abbraccio alla mamma o una ramanzina dal papà, quando obbediscono ad un istinto quasi comandato da un ordine superiore e trascendente è cosa che apre l’animo alla speranza, al futuro, alla credenza che, in fondo, questo mondo non potrà, prima o poi, che migliorare.

Quella “credenza” di cui sopra, a volte, diviene qualcosa di concreto, di fisico e materiale; qualcosa in cui conservare tutto ciò che si riesce ad afferrare. Questo succede quando i bambini protagonisti della nostra osservazione non sono nel cortile di un asilo, ma in un’aula senatoriale. Tu li vedi prender la parola, li ascolti sentenziare su cose la cui attinenza con l’argomento principe, di solito futile ed in inutile anch’esso, oggetto dell’alto consesso non è minimamente rapportabile; assisti al loro ludico insultarsi, alle loro reciproche maledizioni; percepisci una sorta di odio malefico che si pasce di sguardi assassini, di un agitare sconsiderato di cappi funerei, di cartelli listati a lutto, di scoppi improvvisi di tappi di champagne a celebrare il de profundis terminale di quella gravissima ammalata che è la democrazia italiana.

Ieri pomeriggio, ben rappresentata da una regia colpevolmente asservita ad un copione noto nella sua interezza a pochi autori, ho assistito all’ennesimo gioco dei quattro cantoni quattromila, con ognuno dei partecipanti a svicolare ed a spaziare sulle tangenti più varie la circonferenza di un argomento da ritenersi essenziale per la vita di “questopaese”. Lo scopo del gioco era, in realtà, impedire una votazione e dunque e nella fatti specie si trattava di una ludica attività assolutamente necessaria. Il problema, però, non è la funzione di uno scopo superiore da raggiungere, quanto il modo e la rappresentazione che di quel modo che si dà al mondo esterno a quell’aula.

“ … signora Presidente Lei è schiacciato … “ parole di un rappresentante del M5S
“ … non sono schiacciato, caro Lei, io sono Grasso … “ parole del presidente del Senato.
E’, questo, solo uno degli scambi avvenuti tra i partecipanti.

Mi nascono due considerazioni.
La prima: vero è che oramai la nostra politica tra guitti e teatranti di terz’ordine è diventata un’opera buffa in salsa “tragedica” e/o melodrammatica, ma lasciarsi andare a pseudo battutacce da “ pierino la peste “ provenienti da ogni dove non è indice di infinita libertà di parola, è solo la rassegnata confessione di una pochezza d’animo che si regge su di una immensa montagna di letame.
La seconda: niente succede mai per caso fortuito assodato che anche io, e chi sa quanti altri come me che parteggiano per un bicameralismo perfetto, assistendo a quelle scene insulse e perennemente espresse tra un serio oneroso ed un sogghigno sfottente, hanno pensato che avesse ragione chi quel palcoscenico assurdo voleva abolirlo per meglio interpretare il proprio desiderio di imperio e comando.

Ora, ripetuto che la funzione svolta ieri dai senatori è una prassi consolidata e necessaria quando vi fosse chi voglia comandare in barba alla Costituzione ed alle prerogative di una o di entrambe le camere; detto che mostrarne l’uso svalutato e ridicolo che ne fanno i senatori ed i deputati è uno degli aspetti fondamentali della democrazia, bisogna aggiungere che i senatori e/o i deputati renderebbero miglior servizio alla propria dignità ed all’intero paese se nelle loro argomentazioni ci fosse una coerenza all’oggetto delle votazioni ed una modalità più da padri della repubblica che da saltimbanchi da trenta, e non è detto a caso, denari.

Ragioni per cui è necessario non farsi ingannare; se i nostri costituenti hanno ritenuto ricorrere al bicameralismo perfetto la ragione è semplice: essi conoscevano la natura umana e sapevano che è meglio riflettere sulle cose piuttosto che ritrovarsi a vagare sperduti per una decisione d’imperio o affrettata. Se, poi, si dovesse correggere e rimodernare qualcosa che mostri averne bisogno, questo si può e si dovrebbe fare senza la necessità di abolirla o di snaturarne l’essenza.

Secondo Voi, quindi, ed in “questopaese”, c’è bisogno di bambini folcloristici o, finalmente, di persone di alto e utile profilo politico? .

Scegliete e, poi, l’invito sarà che cominciate a comportarvi di conseguenza