… fate la carità … - di Francesco Briganti

21.08.2013 15:07

Dal settembre scorso, per cause che non starò a raccontare in quanto non particolarmente interessanti per il mondo, nessuna, comunque, dipendente dalla mia volontà o conseguenza di colpe o errori personali, la mia vita ha cominciato a seguire una direzione diversa, oserei dire obbligata; quale sarà il traguardo che verrà tagliato, pur non essendo esso molto lontano, non è ancora dato di sapere; ma quando si è acceso un fuoco così come è vero che ci si può scottare o addirittura bruciare, è altrettanto vero che lo stesso può estendersi all’intorno e bruciare ogni cosa. E’ una valutazione soggettiva, ma il farla diventare oggettiva è solo una questione funzione di scelte fatte o meno. Io sostengo da sempre che la dignità personale non ha prezzo, ma può avere dei costi altissimi, al punto da essere, in molti casi e per molte persone, esaustivi di una stessa esistenza; è per questo che questa qualità è oggi merce rarissima essendo, ai nostri giorni, non più moto spontaneo dell’animo, ma oggetto di valutazione ragionata e funzione della convenienza e del risultato ultimo che, il farne esercizio, comporta. Pur avendo letteralmente fatto quasi di tutto, nei limiti del lecito, nella e della mia vita, non ho mai permesso a nessuno, non ce n’è mai stato motivo valido, di offendere la mia dignità e quando qualcuno ci ha provato lo stesso l’ho combattuto e vinto ogni volta, ed è anche per questo, che sono quello che sono, ma non ho rimpianti né invidie patologiche: vivo alla giornata e mi è sufficiente potermi guardare allo specchio senza dover abbassare gli occhi nemmeno con me stesso. Più o meno cinquecento quaranta miliardi delle vecchie lire fa un uomo, in questo paese, decideva di fare della propria dignità un optional da ignorare. Intrallazzava nel mondo degli affari e con un sistema di scatole cinesi, falsificando valori di acquisto rubava alla propria azienda, ai soci della stessa ed infine al fisco ed agli italiani tutti, una ingente somma di denaro. Ora è già gravissimo fare questa cosa se spinti dal bisogno, ma se poi la cosa viene fatta per pura e semplice fame di accumulo o peggio ancora per istituire un sistema criminale, la cosa diventa inconcepibile per una persona normale. Certo, chi normale non è ed in un ottica criminale l’ipotesi diventa una opportunità per realizzare un disegno, per finalizzare una strategia, per raggiungere dei risultati altrimenti alieni da qualsiasi possibilità di realizzazione. Chi i muove su questa strada sa, sin dall’inizio, deve saperlo, che così come può andargli bene, allo stesso modo può andargli male e, quindi, mette in conto il pagamento del fio; ed è qui che poi esce fuori la differenza tra una persona che ha scienza e coscienza di sé ed una la cui dignità è andata a farsi fottere. La prima, riconoscerà i propri errori, ne chiederà scusa e tenterà di porvi rimedio; la seconda, invece, ed è il caso di quel signore di cui sopra, comincerà a questuare scappatoie, a pietire interventi superiori, a pretendere deroghe improbabili, ad inventarsi giustificazioni per altri inammissibili. Questo comportamento, di per sé, peggiore forse anche più del furto stesso, in genere si contra con la dignità delle controparti le quali, di regola, forti della propria considerazione in sé stesi, rifuggono dall’accettarlo e ne oppongono deciso ed istintivo diniego: questo quando avessero una dignità da far valere e da difendere con orgoglio ed onore; ma quando quelle controparti non fossero altro che uno specchio della situazione in oggetto, ecco che allora si tergiversa, si prospettano possibilità, si valutano, cominciando dal piano teorico, escamotage che all’uomo comune non sarebbero permessi in nome di tutta una serie di convenzioni derogando dalle quali, o anche da una sola di esse, la società civile non avrebbe più ragione di essere cessando persino di esistere. Per concludere, in un contesto giudiziario o si è innocenti o si è colpevoli; ma in entrambi i casi, è diritto riconosciuto per ogni difesa, si combatte per sé stessi in ogni grado di giudizio, poi ed alla fine, chi ha dignità la farà valere ossequiando la sentenza chi non ne ha comincerà a chiedere l’elemosina di un perdono non frutto di un pentimento, ma figlio degenere del vizio, della pochezza d’animo o dell’arroganza e della presunzione del “io sono io e voi non siete un ca…o …”. Ora, IO SONO IO spero e credo in un contesto del NOI SIAMO NOI, ma VOI, politici ed alte cariche dello stato, COSA SIETE?.