… in via del Campo c’è una graziosa … - di Francesco Briganti

22.09.2013 08:35

22 settembre, domenica. Ieri mia figlia, la più piccola, ha festeggiato i suoi primi diciotto anni di vita. Era da tempo immemorabile che non avevo intorno a me tanti ragazzi e tutti assieme. Come nella migliore tradizione di ogni famiglia, un giorno e mezzo speso a preparare, crostini alla toscana, rustici, pizzette, ammennicoli culinari di ogni tipo e per ogni gusto, ma tutto improntato al classico “casareccio nostrano” senza esotismi o esagerazioni. Piatto, inusuale per la terra che ci accoglie, quella frittata di maccheroni che, imbottita con mozzarella, è stata la prima a sparire. La musica a diffondersi dalle casse, mista tra la disco contemporanea e quella, l’ho preteso per patria potestà, dei mitici anni settanta, si è a poco a poco armonizzata con il brusio crescente di quel popolo del futuro con una vita davanti ed una fanciullezza disincantata dietro le spalle: da ieri, la mia bimba doveva anche da me, pur rimanendolo per sempre, essere considerata una donna. Dunque una serata finalmente spensierata, una corta notte di sonno e stamattina con il cuore ancora nello zucchero la solita uscita ed il solito giornale. A pagina sei del fatto quotidiano il resoconto dell’interrogatorio, protagonista il nano arcoriano, nell’iter delle indagini su quel lenone pugliese che risponde al nome di Giampi. Un passo mi ha colpito particolarmente; lo riporto copiandolo dalle colonne del pezzo: “ … stavamo ridendo con l’avvocato questa mattina, gli ho ricordato che partecipando ad una cena di finanziamento della campagna del nostro candidato sindaco di Roma ed ebbi a dire che su mille veline a cui era stata rivolta la domanda “ andreste a cena con Berlusconi?”, settantasei avevano risposto “subito”; lui mi disse: “ e le altre ventiquattro?” ed io risposi: “ erano già venute a cena prima”. L’articolo continua, ma io ho stoppato la lettura a questo punto. La serenità della sera prima che mi faceva sentire come se camminassi su un cuscinetto d’aria se n’è andata sparendo dal mio intorno spegnendosi amaramente e lentamente come il rantolo di una creatura morente, come una candela all’ultimo ratto di stoppino, come un cuore che trascina sé stesso verso l’ultimo sofferto stanco liberatorio battito. La mia gastrite ha lanciato un urlo di disperazione e la mia riserva di omeprazolo è scesa di una unità. La presenza continua di questa scrofa italiana sul mondo di ognuno di noi, resta anche per quelli che come me cercano in tutti i modi di evitarne il sentire, il vedere ed il leggerne, sta diventando qualcosa di insostenibile, di insopportabile di invadente oltre ogni limite e capacità umana. Per quanto si cerchi di rendersi estranei alle sue vicende, di riffa o di raffa se ne viene a contatto rimanendone sporcati e in qualche modo corrotti: come facciano quelli che lo seguono, come in una sorta di religioso fideismo, a non rendersi conto della sua bruttura morale senza alcun etica e rispetto per niente e nessuno, io proprio non lo capisco; ognuno di noi quando si rende conto di aver fatto qualcosa di sbagliato, ha un attimo di resipiscenza e di vergogna; questo cinghiale mediatico più “smerdacchia” in giro, più ne fa motivo di vanto e di esternazione. Mi sono tornate alla mente, allora, le facce delle ragazze e dei ragazzi alla festa di ieri; le loro espressioni gioiose, i loro visi sorridenti, la loro disinvoltura giovanile nel vivere un momento di transizione da uno status ancora per molti di loro se vogliamo fanciullesco ad uno che li vede e vedrà assolutamente responsabili delle loro azioni, del loro avvenire, della loro esistenza. Saperli mandati per il mondo, in un mondo dove esistono esseri schifosi che, grazie al loro denaro, alle loro complicità, ai loro servi immondi come e più di loro, possono fuorviarli quando non addirittura traviarli e perderli in una cloaca di vergogne, mortificazioni e diilusioni continue, rende l’andare avanti uno sforzo erculeo e vuoto come chi voglia prosciugare il mare con un colino. Questa nazione, il suo presidente, il suo governo e questo “popolononpopolo” che fanno dei loro giovani non il futuro possibile, ma le vittime probabili quando non certe, dovrebbero mettere alla gogna certi individui, andarne a caccia come si faceva con le “zoccole” ai tempi della peste ed evitarne ogni contiguità anche solo fosse per vicinanza e non complicità politica. Dovrebbero …!. Ma l’Italia non è più un paese normale, NOI tutti non siamo più persone normali e, come ho detto qualche volta, TUTTI LO SAPPIAMO, QUALCUNO LO DICE, I PIU’ … SE NE FOTTONO!.