… non è, ancora, triste Venezia … - di Francesco Briganti

25.10.2014 08:55

Voglio bene alla vita come son certo ciascuno di Voi vuol bene alla propria; amo i miei figli allo stesso modo di ciascuno degli altri a questo mondo e tengo alla loro tranquillità così come è giusto che sia per ciascuno di noi, eppure, ci sono momenti in cui lascerei volentieri ogni cosa e ciascuno di loro per andarmene lontano da solo a morire lentamente di memorie e di un incerto futuro perso nei miei pensieri in attesa di un pesce che abbocchi alla mia lenza. Poi, penso che nella mia vita ci son cose e persone, temporali estivi fatti di brontolii, tuoni e lampi improvvisi e mi rendo conto che senza questa sinfonia, senza quella luce inattesa di un fulmine a ciel sereno non ci sarebbe pace quale che fosse l’isola eden in cui dovessi rifugiarmi: cose, persone ed avvenimenti che sono come l’acqua per l’assetato, il fuoco per chi ha freddo, l’aria per un asmatico.
E’ strana la vita!.
Si riesce a convincersi che la solitudine, comunque accompagnata, è l’essenza indolore di un cinismo truce ma sereno e, senza accorgersene, ci si ritrova distrutti da sentimenti allontanati dal sé per il troppo sentire. Si attraversano periodi se non peggiori di questo di sicuro uguali negli stati d’animo e nelle condizioni generali; periodi ricorrenti inframmezzati da alti apicali da vette himalajane sulle quali non si è mai pensato di conservare qualcosa per quei tempi in cui un dio o chi per lui decidesse di divertirsi ancora una volta giocando a dadi con la nostra vita; sempre, però, almeno a me è capitato, si è sfruttato il momento svolta, quel particolare istante che sembrava fosse quello giusto per virare una rotta sino ad allora lasciata alla deriva e quasi destinata ad essere senza un approdo fortunato. In questa epoca balorda e lasciata a sé stessa, non si riesce più a captare l’alea di quel istante, non si vede e non si sente quel alito di vento che annuncia la fine della bonaccia; la calma piatta che ci circonda tutti lascia ognuno a nuotare in un mare senza fondo e la tentazione di lasciarsi affogare, e non solo metaforicamente, diventa ogni giorno più insistente.
“ … mi succhiano ogni energia …” si sente dire da più parti in un momento di estrema e spontanea sincerità; lo si dice ad un amico, lo si scrive in qualche estemporaneo diario; così in un urlo quasi disperato si definiscono stronzi “quei politicanti miserabili” che sfruttano senza pietà e considerazione quel popolo che li ha eletti e che, però, non riesce a liberarsi dallo loro schiavitù.
Sono parole dure e difficili da digerire; sono parole amare che danno il segno di un fallimento, di una fine annunciata forse solo procrastinata nel tempo; forse temuta ma, al contempo sperata; forse, addirittura, agognata come fosse liberatoria.
E’ troppo lunga la notte, ogni notte, per non lasciarsi andare a pensieri sempre più melanconici; per riuscire a sopportare tutto ed il suo contrario in una atmosfera di esaltazione speranzosa e di afflitta disillusione; è troppo lunga la notte, ogni notte, per coltivare ancora con successo la speranza di un porto cui attraccare che sia finalmente ultima tranquilla destinazione d’arrivo.
E ho ripensato a Venezia; a quella lunga diritta solitaria, per quanto trafficata, strada in mezzo al mare che arriva a piazza Roma. Ho ripensato alle sue calli, ai suoi canali, ai miei passeggi in cerca dell’indirizzo giusto e del professionista, di turno, dal quale strappare un altro successo. Ho ripensato ai gelati, a quegli spaghetti insapori e costosi; a quei momenti di assoluta spensierata comunanza che mi rendeva immune ai mali del mondo ed ai mali della gente.
Non ricordo, di quei momenti, un solo istante in cui la mia anima di pescatore solo e solitario rimpiangesse i tempi passati. Erano quelli, tra i momenti più belli della mia vita, ma adesso, neanche quel ricordo riesce a scaldarmi in questa fredda, umida e pur splendida alba ottobrina.
Ognuno ha un segreto, te ne accenniamo appena vita e tu, subito, da quella bimba curiosa e dispettosa quale sei, ti ci butti a pesce quasi implorando per sapere e conoscerlo: abbiamo, tutti noi e senza saperlo, preparato ogni cosa per quando la melanconia di Venezia e di quelle passeggiate, a ciascuno la propria, si trasformerà in tristezza e non basterà più per tenerci legati a qualcosa il cui valore, immenso per quanto è grande, sarà diventato troppo piccolo in proporzione ad ogni singolo, soggettivo desiderio di rinascita.
Ricordi, Mondo?, sogni da sempre una voce a dirti che il tuo tempo sta per finire; forse non è un sogno, ma il risveglio, il ritorno, di quella innata, indesiderata, ingovernabile capacità di leggere un futuro senza la contemporanea certezza di una, anche solo una, possibilità di cambiarlo.
Proteggiti vita; proteggiti e non lasciare mai a nessuno la possibilità di succhiarti energie e, perdonati se, sempre più spesso, tu stessa …

sei stata tra quelli!.