... A 3 ... ovvero - di Francesco Briganti
Cera una volta un paese vivibile. Oh!, attenzione, nulla di perfetto vi si poteva incontrare; c'erano la criminalità, la corruzione, l'affarismo e la politica di acchitto e di accatto e c'erano i paseani.
Questi, ciascuno per il suo, tiravano la giornata lavorando, occupandosi di progettare il futuro, crescendo dei figli che una qualche prospettiva di un futuro normale la coltivavano. Pensate, il figlio di un muratore o di un operaio di una qualsiasi industria e, incredibile auditu, persino la progenie del più scalcinato dei contadini riusciva, magari con immensi sacrifici, a diventare un luminare della medicina, un giudice apprezzato per il proprio impegno, uno stimato professionista in qualità di avvocato, di ingegnere o in uno qualsiasi degli altri campi dello scibile umano.
E, badate, non erano eccezioni, erano la regola!.
Poi, una mattina, un certo Chiesa, piccato di essere tacciato da ladro da un altro ladro che credeva di essere un intoccabile, aprì il vaso di Pandora delle proprie confessioni e diede la stura a quella sequela giudiziaria che la cronaca definì "mani pulite". La storia ci dirà, in un futuro ancora lontano, veri torti e impossibili ragioni, ma per ora si limita a mostrarci gli effetti di quella azione giudiziaria che, tesa a porre rimedio ad un uragano di corruttele e deviazioni, ha, in pochi mesi e di fatto, distrutto un sistema politico ed una democrazia.
Sia chiaro, nessuna colpa alla giustizia ed ai suoi indefessi protagonisti, ogni e tutte le responsabilità sono e ricadranno sempre sui malfattori, ma ciò detto da quel periodo nacque questa maledetta seconda, o, con Renzi, già forse, terza repubblica.
Da quel periodo a cascata: la scomparsa dei partiti, la demolizione dei sindacati, la vittoria politica della mafia e dei mafiosi, veri ed in odore di, le leggi elettorali sempre più anti costituzionali e fattive di un solo unico scopo: la defenestrazione della volontà popolare dalle decisioni socio-politico-economiche che contavano veramente.
IO, che, salvando la pace della buonanima di mia madre, sono un figlio di, credo ed affermo che sin dalla più piccola delle corruttele tutto fosse preordinato e costruito affinché si giungesse ad un punto stabilito; traguardo non ancora raggiunto, ma sempre più prossimo e sempre più delineato: una forma indolore e pseudo democratica di dittatura.
Una sorta di "giro d'Italia" istituzionale con tanto di maglia rosa, indossata ora da questi o da quegli e con distacchi in tempi ed in voti, ora eclatanti ora sul filo di lana, sta portando quel paese del "c'eraunavolta" all'arrivo ultimo e finale.
Gli spettatori plaudenti lungo il cammino si dividono tra fans, si scornano nei talk e nei bar, si sbracciano e si scazzano in diatribe sempre più speciose e sempre maggiormente indistinte e nessuno osserva e riflette sull'orizzonte monocolore, monotematico e monocorde che si profila poco lontano.
La tappa odierna, elenca tra i vari gran premi della montagna annunciati e mai, sin qui, superati, la riforma della giustizia in dodici punti. Dodici punti con dentro tutto e niente; tutti ELENCATI, PROPOSTI E SUPPORTATI da promoter che tra di loro non sono, non sono stati e non saranno mai d'accordo su nulla e dunque, ecco l'ennesimo vuoto ed inutile annuncio di un ciarlatano buono a seguire le orme di padri putativi che sono stati, come lui è, funzionali soltanto al progetto finale.
Quindi: c'era una volta un paese nel quale soltanto guardando al quadro generale si capisce il perché del ...
... la Salerno Reggio Calabria!.