A chi toccherà poi? - di Francesco Briganti

30.05.2013 19:28

Aver dei padroni, cosa diversa dai datori di lavoro, non è una bella cosa!. Io sono un impresario di me stesso, ma per quanto io non abbia una attività in proprio, ssono comunque legato ad un azienda, il mio motto è sempre stato: “ lavoro con qualcuno” e mai “ lavoro per qualcuno”; la differenza è sottile, ma sostanziale. Nel primo caso è implicita una comunione di intenti una certa situazione di pari importanza pur nella differenza e priorità dei ruoli, una sorta di condivisione del progetto e della storia del qualcuno; nel secondo invece, viene spontaneo pensare ad un capo o gruppo al vertice al di sotto del quale, più o meno a piramide, c’è solo una manica di sottoposti che eseguono ordini e si spaccano, e non solo metaforicamente, la schiena al posto di qualcun altro. Per cui il con nel campo lavorativo è senz’altro meglio del per. Se questo vale per qualsiasi tipo di impiego lavorativo, a maggior ragione dovrebbe valere in quei campi in cui la persona ha una propria importanza non solo fisica e di pensiero, ma anche simbolica e di responsabilità, se non altro, di delega. Ragione per cui ciò che avviene oggi in politica, tanto a destra quanto a sinistra, è assolutamente sbagliato: far discendere verso gli elettori delle decisioni verticistiche come fossero verbo divino o dogmi da rispettare a prescindere da ogni altra volontà e scelta soggettiva significa negare agli elettori stessi quel ruolo che consente a quei vertici, di cui prima, la loro stessa esistenza. Neanche nel PCI esisteva questo tipo di comportamento; il centralismo democratico che demandava al segretario ogni decisione di linea era comunque il frutto di una consultazione assembleare ed era soggetta a verifiche periodiche imperniate sul confronto di tesi e conseguenti discussioni finalizzate infine in una sintesi. Ciò che succede nel Pd è assolutamente abominevole; gli agguati ed i tradimenti, le false coincidenze di idee smentite dalle verifiche a votazione segreta, le minacce di espulsione mirate ai liberi e parlanti pensatori rendono il Pd, sulle primarie e sulle codifiche che le regolano ci sarebbe molto da discutere, un partito fintamente democratico e totalitariamente casinista, uniformandolo in qualche modo al PDL nel quale, invece, c’è una uniformità di pensiero ed una sottomissione manifesta, vantata e qualche volta auspicata, ad un despota che regge il suo potere sulle varie forme di subornazione, mediatica, finanziaria, velatamente minacciosa, possibili nei confronti degli adepti: quindi e di fatto un regime nel quale la parola LIBERTA’ è un puro controsenso. Entrambi seguono perciò una condotta sbagliata fregandosene di quella base che invece dovrebbe essere la fonte e non la foce di ogni decisione e comportamento. Ciò detto, solo tre giorni fa abbiamo scoperto che chi vota per entrambi questi partiti, a torto o a ragione una buona fetta degli italiani, fa parte dell’inutile, del vecchio, della parte peggiore della cittadinanza italiana. Considerato quanto prima espresso questo potrebbe anche essere vero se ci fosse una possibilità ulteriore di scelta cui rivolgersi; ma questa non c’è!. Non lo sono i piccoli partiti, personalmente ho votato per Ingroia, perché non forti a sufficienza per essere decisivi in qualche modo, non lo é quel movimento che si è presentato come il nuovo e/o come l’unica soluzione possibile perché esso stesso non è che la copia conforme, sotto un’altra scenografia ed un’altra regia del PD e PDL. Anzi, la concentrazione di confusione, di anarchia esistente e possibile, di despotismo e poca chiarezza decisionale nonché di ignavia nei fatti sono presenti, se possibile, in misura addirittura maggiore. Le ultime vicende, poi, che riguardano le accuse alla Gabanelli ed oggi al povero Rodota’ ricordano in una qualche misura gli insulti al direttore Boffo ed al giudice dai calzini azzurri: non ci resta che aspettare le accuse a qualche magistrato ed il quadro sarà completo. E’ il mio un giudizio di parte o sommario?; io credo di no, propendo piuttosto per la conseguenza di una somma i cui addendi non sono altro che NULLA DI FATTO e peggiori comportamenti.