... a Teano 2015 ... - di Francesco Briganti

26.11.2015 10:20

bollettino n° 1

Ci sono momenti nell'arco di una vita in cui occorre prendere delle decisioni. Attimi di una esistenza in cui si deve decidere se continuare a sopravvivere oppure correre l'alea della rincorsa alla vittoria anche rischiando dicadere correndo: il senso della vita di ognuno non sta nel rendere omaggio alla propria materiale soddisfazione, quale che sia, ma consiste nel dare essenza alla propria anima; per farlo occorre sapere cosa si è, cosa si vuole veramente, che tipo di futuro si vuole concorrere a costruire.

Si dice che una poesia, la più sublime, dolce, amara, speranzosa o cinica fosse, nasce dal tormento dell'anima, da quella frenesia che attanaglia lo stomaco, dal turbinio di pensieri ad incasinare un cervello, da quelle sensazioni tipicamente istintive che, allertati i sensi, tutti, li sublimano in radar capaci di cogliere anche il più piccolo segnale del mondo esterno sufficiente ad eccitarli.

Come come la poesia,la rabbia, lo sconcerto, la frustrazione e persino l'odio e la paura. a fronte di fatti oggettivi ciascuno reagisce ed agisce motu proprio secondo indole e ambiente, ma di fronte a situazioni più istintivamente intuite, più nascoste ed appena visibili, millantate diverse da quelle che in realtà sono, solo alcuni riescono a percepire il pericolo: lo sentono nell'aria, lo percepiscono dal puzzo nascosto tra mille odori differenti, lo sentono sulla pelle a peli irti senza una ragione apparente.

E' ora che, coloro tra questi, ne prendono autocoscienza, facciano auting di sé stessi e si appalesino e si uniscano agli altri simili ed uguali nella costruzione di qualcosa di diverso e finalmente effettivamente combattivo e sostanziale. Occorre infatti decidere se la vita cui siamo costretti, tutti e non solo quelle persone che in un modo o nell'altro sono variamente colpite da provvedimenti e logiche che nulla più hanno di umano, è ancora una vita degna di tale nome oppure è solo un tentativo di conservazione materiale di quel poco che è rimasto comunque destinato ad essere defraudato.

Occorre decidere se si vuole continuare a sopravvivere in una meschina condizione oppure se si vuole correre il rischio della perdita nel tentativo di tornare a vivere.

Non sono le armi da fuoco, i forconi, i bastoni o quant'altro i mezzi da usare, ma è nella determinazione, nelle lotte ad oltranza, negli scioperi a risolvere, nelle occupazioni delle piazze sine termine, nella disubbidienza civile, nella astensione da ogni pagamento non trattenuto alla fonte, nella interpretazione pro sé stessi di ogni legge, di ogni decreto, di ogni codicillo, di ogni piega del sistema la vera attuazione di un cambiamento possibile.

Uno stato fedifrago, bugiardo, affamatore, in alcuni maledetti caso persino istigatore al suicidio e dunque assassino colpevole di omicidio e di eccidio di massa, non si deve più rispettare, non lo si deve riconoscere e, sopra ogni cosa, non si può sperare di cambiarlo servendosi di quei mezzi che gli consentono di rimanere imperterrito e menefreghista in piedi sui cadaveri degli oppressi, dei delusi, degli sconfitti per antonomasia.

La ricerca, se non della felicità, almeno di ciò che l'articolo tre comma tre della nostra Costituzione garantisce ad ognuno di noi, non è più, non può essere più, non deve essere più solo una sterile attesa che qualche politico illuminato lo renda cosa compiuta.

" ... NATI NON FOSTE per viver come bestie, ma per cercar VIRTUTE E CONOSCENZA ... " parafrasando il grande poeta IO AFFERMO CHE NON SIAMO NATI SCHIAVI, NON SIAMO NATI STUPIDI, NON SIAMO NATI IGNAVI, CI HANNO VOLUTI E DISEGNATI COSI' convincendosi che, avendoci convinti di questo, mai più ci saremmo ribellati.

Sbagliavano; io sono il primo iscritto al CLUB DELLA DISUBBIDIENZA CIVILE che non ha colore e non padroni e non ha guru di nessun tipo, genere o credo: io sono stufo e dunque vediamo chi la vince perché da ora ...

IO DISUBBIDISCO!. e si fotta chi non lo fa con me.