... 12 maggio 1924 ... - di Francesco Briganti

12.05.2016 09:38

era mio padre!

... dammi solo un minuto …

E’ lì; nel suo giaciglio rassegnato, nella solitudine del condannato, nella disperazione dell’ignoto, nella speranza della fede, nella paura del domani … .

“ Abito in una zona della Toscana caratterizzata da piccoli borghi tutti a vista tra loro, separati da campi di mais, girasoli, grano o sfruttati ad orto. Di tanto in tanto spiccano nel verde i tetti delle serre a riflettere, abbaglianti, la luce del sole, intente a cullare quelle piante di fiori sostegno della economia della zona.

Collegati tra loro da strette strade inter poderali, quei piccoli agglomerati di case godono della frescura che sale dai tanti rivoli e ruscelli che, spesso correndo lungo le strade, contribuiscono, riuscendone da emissari, a riempire quelle vasche di irrigazione, per i campi e le colture, patria di rane e rospi a fare da sottofondo armonico dei tramonti e delle sere primaverili; il canto delle cicale, a chiamare un po’ di acqua refrigeratrice, si accorda alla melodia generale nelle sere d’estate, completando la sinfonia con il cinguettare degli uccelli e la gran cassa dell’abbaiare dei cani in contraltare.

Alberi di ciliegio si stagliano, a volte solitari a volte in crocchie di due o tre a dare ristoro alla calura dei contadini intenti al proprio lavoro di preparazione, di semina o di raccolta mentre, ai bordi delle strade, quasi a creare un tunnel naturale, fresco, verde e rilassante, filari di ippocastani o di pioppi o di querce centenarie, rimandano a chi sa apprezzarla, quella pace e quella serenità fattiva della campagna: che sia estate o una qualsiasi delle altre stagioni la decisione di stabilirsi qui, è stata una delle poche scelte azzeccate della mia vita; un’altra è stata quella di chiedere a mio padre di venire a vivere con me.

… E lì; nel suo pudico chiudere gli occhi ad ogni intorno; nella sua infantile vecchia necessità dell’altrui presenza; nella stanchezza dell’istante dopo istante dopo istante …; nel suo desiderare l’ultimo sonno; nel suo temere nessun risveglio; nel suo coraggio e nella sua paura, nel suo resistere e nel suo abbandonarsi …

Abito in una villetta bifamiliare, come tante altre, racchiusa in uno di questi borghi. La densità è minima, ci conosciamo tutti al punto che la porta di ogni casa quasi mai è chiusa: ciascuno è custode di sé e degli altri ed ognuno sa di poter contare sul vicino in caso di bisogno. I giardini contigui spesso lasciano un varco di intercomunicazione affinché si possa, volendo, decidere di sfruttare un barbecue comune per una estemporanea riunione tra amici o per gustare assieme una partita di calcio o un evento politico particolarmente significativo, talvolta appositamente organizzato in spazi comuni. Si discute, ci si anima, spesso si litiga e ci si manda, anche rudemente, a dar di conto da qualche altra parte, ma, sempre, con quella cosciente forma di rispetto che nei grandi centri spesso è dimenticata quando non ignorata o sconosciuta.

La sera, la luce bluastra dei tanti televisori accesi, smista un cacofonico andare di protagonismi sonori differenti: da qualcuna sorte fuori la colonna sonora di un film, da qualche altra il vociare confuso di un talk show o, magari, il coro di risate di una battuta comica; ma, a volte, quasi seguito di un segno di intesa, tutto diventa soffuso e difficile da percepire se in una qualsiasi delle case c’è qualcuno che soffre o che, si sa, è all’arrivo della propria corsa biologica: a mezza costa di una collinetta poco distante, a ricordare la fragilità di ogni natura, le luci di un piccolo cimitero, colorate ed allegre nonostante tutto, danno mostra di sé nel panorama dell’intorno.

… E’ Lì; uomo compiuto ed eroe misconosciuto; successi e fallimenti in parti uguali distribuiti sulle strade dei suoi percorsi; nel continuo tirar di somme su ciò che è e che invece poteva essere; su ciò che era giusto o era sbagliato; sulle vanaglorie e sui pentimenti; sui rimpianti e sui rimorsi; in continua e snervante attesa dell’ultimo respiro che pur agognato è temuto e sembra non voler arrivare mai …

Sono, ora, in quel piccolo fazzoletto di terra che pretenziosamente chiamo giardino, una sorta di resede erbosa dove lascio che l’abete di un natale di dodici anni fa cresca rigoglioso circondato da un paio di piante di ortensie e da un paio di cespugli di mirto selvatico; nell’angolo più lontano il sentore della salvia si mischia a quello della menta che mi preserva dalle rade zanzare: mi godo il fresco dell’albero e l’uggiolare contento del cane disteso ai miei piedi in attesa sempiterna di una carezza o del lancio del fatidico pezzetto di legno che gli consenta di sgranchire le zampe muscolose.

Sono seduto e penso … all’Imu, alla tassa sui rifiuti urbani, alle cartelle dell’Equitalia che arrivano quasi per germinazione spontanea, al mutuo, alle vacanze già da qualche anno divenute un’utopia, ai sacrifici continui per non privarsi dello stretto necessario, ai caccia italiani intenti a bombardare in modo intelligente, ai politici stesi al sole, ai ministri con una lingua, a sparare cazzate, che più disinvolta e menefreghista non potrebbe essere … ;
ho nostalgia; mi ritrovo a pensare, come ogni vecchietto, nell’animo se non nell’età, che si rispetti, alla bellezza dei tempi andati, ho tristezza del mio futuro e angoscia per la generazione che segue la mia; non ho più sogni e non ho più illusioni!. Lo spirito combattivo di una vita si è stemperato nella frustrazione dell’inutilità di qualunque azione di rivalsa si volesse intraprendere, sono in mezzo ad un popolo insieme di persone ciascuna delle quali è sola come se in pieno deserto …

… E’ lì; circondato dall’affetto dei suoi cari; dalle attenzioni premurose di chi sa che mai potrà pareggiare una partita doppia aperta nel momento della nascita; dal dolore di chi vorrebbe alleviare qualche sofferenza e si scontra con la terribile sentenza di una materiale impossibilità; dalla rabbia impotente e blasfema di chi si chiede il perché del volere di un dio le cui strade sono sconosciute; dall’amore trascendente di chi …

“ Sia fatta la tua volontà “ … .

Attorno alla mia casa c’è in questi giorni quella diffusione soffusa e timida della condivisione del dolore. Nella mia dimora c’è un letto in cui si stanno consumando, nella inconsapevolezza del protagonista, le ultime scene di una recita dalle repliche gioiose, sofferte, felici, tragiche; gli ultimi momenti di una lunga vita la quale, tra vittorie e sconfitte, è stata genitrice di una discendenza che manterrà viva ed eterna la memoria di un uomo che forse sa, ma fingendo di non sapere, lascia scorrere il tempo in attesa di ricongiungersi con quella donna di cui, tra lazzi e dolori, è stato marito, compagno ed amico per gran parte della propria vita.

Non soffre, non in modo particolare e comunque non da a vederlo; si sta lentamente consumando preda di un male che, data l’età avanzata e l’impossibilità ad un qualsiasi intervento, non è neanche ben individuato e localizzato. Non c’è nulla da poter fare!.

… E’ Lì; ad attirare la curiosità affettuosa di chi, fratello amico conoscente, dava perenne la sua presenza rimandando al domani un saluto, una parola, un incontro ed adesso sente il bisogno, forse altruisticamente egoistico, di dare e ricevere un conforto nell’esigenza di vederlo, toccarlo, riaffermargli il proprio amore …

“ Lasciatelo stare …” ha detto il nostro medico ed amico di famiglia, “… stategli vicino e fategli sentire il vostro amore …”.

Ripenso ai nostri litigi, alle nostre sfuriate, alle gioie ed ai dolori condivisi o sottaciuti per non provocare altro dolore … ; mi tornano alla mente quelle sere in cui mano nella mano di mamma lo attendevamo alla fermata del tram che tornasse dal giornale; sento sulla lingua il sapore dei pic nic cioccolatini molto in voga a quei tempi e che puntualmente papà fingeva di far comparire da dietro il mio orecchio e poi il suo sentirsi male al mio esame di maturità, il suo ottimistico, al limite dell’ingenuità, guardare alla vita, bicchiere per lui sempre mezzo pieno … .
Su tutti, però, un ricordo non si perderà mai nei meandri della memoria: quella volta che, in procinto di partire di leva ed affacciato al finestrino del treno, mi vidi consegnare un pacchetto di profilattici con l’unico commento di una strizzata d’occhi. In tutto l’arco della mia vita, quella fu l’unica volta che mio padre violò il suo riserbo trattando con me di qualcosa che avesse attinenza con il sesso.

L’orgoglio del suo dire quando ripensava ai tempi di Berlinguer e del suo essergli fedele guardia durante le visite in giro per il paese; la maturazione sindacale attraverso i canali della Confersercenti; le lotte a difesa dei piccoli consumatori e la stima ricavatane da tutti coloro che poterono apprezzarne la cristallina onestà nel rifiutare ogni proposta migliorativa delle sue condizioni economiche attraverso un “promoveatur ut amoveatur” da Lui mai accettate …: quante volte, papà, vorrei adesso essere stato d’accordo con te in questo, ma non comprendevo, al tempo dei miei vent’anni, come ho compreso, poi, nel crescere, quanto importante fosse potersi guardare allo specchio senza temerne un ritorno amaro e sgradito!.

Penso, parlo ed ascolto e non c’è parola del dizionario o istante di memoria che non mi veda legato direttamente o indirettamente con la sua figura; ed ancora adesso nel vederlo abbandonarsi scarnito e debole nel suo giaciglio, nel lasciarsi aiutare in quelle cose che da solo più non riesce a fare violentando, io lo so, ogni suo pudore e tutta la sua ritrosia, ancora oggi, il mio papà, sta contribuendo alla mia formazione di uomo: mi sta insegnando l’umiltà e la fiducia di chi dice senza doverlo dire:

“ Ecco, io sapevo di poter contare su di te! ”.

… E’ Lì!. Ed io a guardare, a soffrire, maledire e pregare nell’amletico dualismo, al bivio tra una egoistica continuazione e un’altruistica speranza di una fine in un mentre del non saper che fare, nel non riuscire a fare!.

Io spero, vorrei averne la certezza, che quando sarà il momento, lui possa trovare al di là di questa vita, quella serenità che merita e ritrovarsi con quella donna, mia madre, che già da un po’ ha seguito il proprio percorso che porta ai campi elisi …

… E’ Lì!. Nel suo aver vissuto, nella debolezza timorosa della gioia del vivere … della voglia di vivere …

Ti voglio bene, papà, anche se, molto spesso, non ho saputo come dirtelo. A domani papà ...

Buon Viaggio papà! … adesso quel minuto non c’è più!.