Ai posteri l’ardua sentenza … - di Francesco Briganti

24.10.2013 06:32

PD 28%; PDL26%; M5S 21% (I. Diamanti, La Repubblica). L’Italia è, in funzione di questo sondaggio e politicamente parlando, divisa in tre parti ideologicamente orientate in maniera opposta l’una all’altra e per quanto siano possibili convergenze reciproche su talune questioni le differenze sostanziali sono tali da non rendere possibili maggioranze concrete attorno ad un progetto comune ed a lungo periodo. Ad una analisi gioco forza popolana come quella che può fare uno scribacchino come il sottoscritto la posizione più incoerente tra queste tre minoranze la si riscontra nella “coerenza” del M5S. Questa raggruppamento politico ha catalizzato attorno a sé l’ira funesta di tutti coloro che, a qualsiasi titolo stanchi dell’andazzo italiano, erano desiderosi, di più, bisognosi di un cambiamento. Costoro, ai quali io mi associo solo nel desiderio e nel bisogno, hanno affidato ai proclami di Grillo e Casaleggio le loro speranze non riflettendo abbastanza sul fatto che il duo proclamava prima delle elezioni che mai e poi mai avrebbe fatto combutta con questa politica, avvisando quindi e per tempo che senza una propria maggioranza autosufficiente l’azione del movimento sarebbe stata quella di pure e semplice rappresentazione senza costrutti per il paese. La dimostrazione reale di questa affermazione preventiva è storia conosciuta da tutti; ma quand’anche così non fosse stato, l’eterogeneità dell’elettorato grillino è talmente esagerata che, spaziando dalla destra estrema alla sinistra estrema, mentre costituisce una forza immensa in un opera di distruzione di un sistema, quale che fosse, diventa una babele impossibile qualora un sistema nuovo lo si dovesse costruire ex novo o dalle macerie del vecchio; quindi è nella natura stessa del movimento ed al di là del valore percentuale raggiunto, una prognosi letale. IL PDL vive e muore di Berlusconi, dei suoi peccati e vizi, delle sue malefatte e delle sua menzogne, ma soprattutto dei suoi soldi. Senza quelle risorse finanziarie il centro destra avendo smarrito da tempo ogni forma di legame possibile con ogni forma di idea ed avendo trasformato il suo elettorato spostandolo dall’essere di opinione all’essere fan ed idolatra, mostra adesso la corda di una ribellione sottaciuta e sottomessa alla incapacità finanziaria di esistere frammista ad un fideismo codino e lecchino verso un uomo in evidente decadenza fisica e morale che, incapace di capire ed accettare la sua stessa vecchiaia anagrafica e politica, trascina a fondo nella melma un terzo del paese. Il futuro del PDL sembra essere quello di una frammentazione annunciata per scongiurare la quale non c’è che da sperare in una ennesima rinascita della mummia a continuare a far danni e grazie alla quale tendere o alla definitiva sparizione o alla sperata nascita di un nuovo messia mediatico che lo impedisca. Caso opposto nel Pd. Il partito democratico non ha saputo crearsi un’anima unitaria ed ha lasciato che i vari rais ideologici, con fare egoisticamente protagonista, lo abbiamo sputtanato nel modo più becero e vergognoso consegnandolo di fatto nelle mani ricattatorie della mummia di cui sopra, snaturandone così l’essenza, la capacità politica, le finalità e l’azione. Lo stesso teatrino delle primarie lungi dall’invitare ogni esponente dell’area centro-sinistra a candidarsi chiaramente ed ad invitare il proprio elettorato di riferimento ad esprimersi onde ratificare una esistenza ed una voglia di partecipazione ad un progetto, rappresenta protagonismi, lotte intestine e tradimenti nuovi e vecchi, comunque annunciati. Sarebbe opera intelligente riuscire a far capire agli esponenti della sinistra vera che partecipare alle primarie del PD significherebbe non aver scelto di morire tra quelle fila, ma piuttosto e votando, in mancanza di propri candidati, quello più a sinistra dei tre ora presenti dire al popolo italiano : “ ECCOCI, CI SIAMO ANCHE NOI E SIAMO IN TANTI …” costringendo di fatto il PD stesso ad una riflessione sulla sua essenza e sulla sua condotta futura in funzione di un successo elettorale possibile contrapposto ad una situazione di certa mediocrità esistenziale e fattiva. Affermo questa speranza non essendo un elettore PD ed anzi dalla posizione critica verso questo partito; posizione che chi mi legge conosce bene e credo condivida; sono, però, convinto che in mancanza di una esistenza unitaria a sinistra cosciente e visibile, condizionare a sinistra l’erede snaturato del PCI sia, più che una scelta, UN DOVERE. Ove si verificasse l’ipotesi alquanto concreta di non riuscire a mettere insieme tutti i vertici della sinistra diventa una necessità del popolo della sinistra compattarsi e dare un segnale preciso: in fondo le primarie non sono le elezioni al parlamento e, quindi, esprimersi per dare un segnale NETTO, Può TORNAR COMODO PROPRIO E SOLO A QUEL POPOLO STESSO. Viceversa questo il quadro politico. Da cui il rischio è quello di una continua ingovernabilità di questo paese; ma io credo di no se, finalmente, qualcuno e noi tutti, si cominciasse a votare in funzione di una intelligenza politica ritornando a quegli ideali, quelle idee, quelle comunanze che non devono per forza portare al governo ma che permettono con la nascita di una forte rappresentanza, la tutela ed il progredire delle forze sane di questa terra sempre più derelitta ed afflitta: i lavoratori, tutti, ed il lavoro in genere.
Pensateci, in fondo cosa avete da perdere?!.