… al mio segnale, scatenate l’inferno … . di Francesco Briganti

10.07.2015 07:36

“ Il fuoco greco (greco ὑγρόν πῦρ - hygrón pyr) era una miscela incendiaria usata dai bizantini per dar fuoco al naviglio avversario o a tutto quello che poteva essere aggredito dal fuoco. L'espressione "fuoco greco" era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini, in realtà «romei», cioè romani dell'impero romano d'Oriente, lo chiamavano fuoco romano, fuoco artificiale o fuoco liquido. La formula della miscela che componeva il "fuoco greco" era nota soltanto all'imperatore e a pochi artigiani specializzati ed era custodita tanto gelosamente che la legge puniva con la morte chiunque avesse divulgato ai nemici questo segreto. Il fuoco greco - la cui invenzione si attribuisce a un greco originario della città di Eliopolis (oggi Baalbek in Libano), di nome Callinico - oggi si ritiene fosse una miscela di pece, salnitro, zolfo, nafta e calce viva, contenuta in un grande otre di pelle o di terracotta (sìfones) collegato ad un tubo di rame, montato sui dromoni bizantini. La miscela veniva spruzzata con la semplice pressione del piede sulle imbarcazioni nemiche oppure stipata dentro vasi di terracotta che venivano lanciati sul naviglio nemico tramite le petriere, similmente a mortai di artiglieria. La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi lanciafiamme era che il fuoco greco, a causa della reazione della calce viva, non poteva essere spento con acqua ….

Quasi una settimana dal voto ellenico e tutti gli allarmi sono già scesi di parecchi livelli. L’attenzione generale va scemando, ed il potere affacciandosi alla visione generale con il cipiglio duro dell’intransigente mira a prendere tempo affinché, quali che saranno i provvedimenti presi, dall’una e dall’altra parte, essi passino in sub ordine, divengano avvenimento a latere, non costituiscano più il fulcro di una situazione chiaramente esplosiva. La parole d’ordine è : “ le regole sono regole!, questa è la minestra altrimenti quella è la finestra! “.

In “ questopaese “ circa la metà degli italiani è nella soglia di povertà; che sia quella reale o quella avvertita importa poco giacché alla resa dei conti se il totale è comunque deficitario rispetto alle occorrenze necessarie, riuscire ad accoppiare pranzo e cena piuttosto che mangiare una sola volta al giorno o non potersi curare adeguatamente o, ancora, riconoscersi la possibilità di scegliere la modalità espressiva della propria disperazione circadiana, è una ben magra soddisfazione. Dunque trenta milioni di italiani vedono il loro futuro attraverso una lente opacizzata dal pessimismo più nero.

Come se nulla fossero queste evidenze che non sono né di parte né tanto meno di maniera, ma rispecchiano i dati ISTAT ufficiali, i nostri governanti, dal golpe partenopeo ad oggi, continuano a far finta di niente ed anzi spacciano, quali pusher inarrestabili, una azione tutta tesa alla diminuzione dei diritti, al progressivo taglio dell’esistente, al degrado delle istituzioni, alla completa sottomissione ad un decisionista straniero tanto che, lo stesso Piave prima di perdersi nell’Adriatico non manca, ad ogni istante, di indirizzare a quel di Roma qualche giulivo e disilluso “… andate affanculo … ostrega! “.

La spocchia con la quale si presentano alle telecamere, donnine allegre filo renziane e giovanotti rampanti dal pensiero unico, fa il paio sovrapposto a quello di altre donnine allegre dai poco datati incarichi e di altri ominicchi ai quali non pareva vero di giurare e votare in parlamento che era il sole a girare intorno alla terra. La differenza tra i due gruppi, però, era sostanziale giacché, mentre ai secondi non veniva perdonato nulla dall’enclave paesana, ai primi sembra tutto sia concesso quasi che da loro dipendesse il sorgere ed il tramontare di quel astro che, probabilmente davvero ha cominciato a muoversi dal suo posto.

Le opposizioni a questo governo, sopra tutto quella che fa di una nociva trasversalità una bandiera, non riescono a trovare una trasversalità d’azione comune che riesca a dare ad una occasione, quale che fosse, l’azione decisiva di una sfiducia onde aprire una crisi di stop alla legislatura, di fermo a un Renzi e codazzo egemonico, ad uno sfacelo, ultimo quello della scuola, in continua progressione. Ogni opposizione, trova infatti sul campo quotidiano, un motivo per supportare, per continuare, per giustificare una propria presenza che, ci si dica contrari o favorevoli, durerà almeno sino al conseguimento di quei diritti che tutti (sic!) ed ognuno ( sic e di nuovo sic!) vorrebbero eliminati, ma chi sa perché nessuno porta al voto di abrogazione.

Dice : “ … si, ma poi la corte costituzionale (il minuscolo è per scelta) ne sanziona la anticostituzionalità …” e non si aggiunge mai un “ … si faccia lo stesso che poi vediamo … “ così come per il taglio alle pensioni, al blocco dei contratti ed a tutte quelle particolarità realizzate in conto risparmio e poi reintrodotte.

Perciò è più che evidente quanto tutto abbia ripreso il suo cammino tollerato; sono sparite le bandiere, Tsipras si sta adeguando, checché; i rivoluzionari a fondare una nuova sinistra sono tornati da Atene ed hanno ripreso a scazzarsi tra loro, quelli che sono ad ingrassare le banche o a profetizzare sul 3125 cercano nuove estremizzazioni cui aderire, Salvini benedice la Grecia e maledice la Grecia in una schizofrenia tutta sua, gli italiani vanno in giro, oramai senza mutande, onde risparmiare ogni fatica al Renzi che da domenica è sparito lasciando il lavoro sporco ai propri servi della gleba; il passo dell’oca, infine, ha ripreso a risuonare lungo le strade italiane, comprese le vie Rasella; ma …

… e di conseguenza le navi, realizzate in quel periodo in legno, coi comenti dello scafo impermeabilizzati tramite calafataggio e con velatura, sartie e drizze in fibre vegetali, anch'esse intrise di pece,

erano destinate a sicura distruzione . … (Wikipedia)”.