… al terzo giorno resuscitò … - di Francesco Briganti

20.03.2015 07:24

In uno di quei bassi napoletani, dove albergano alla meno peggio persone e zoccole, le une rispettose della privacy delle altre, sul far di un’alba qualunque un padre in attesa aspettava suo figlio. In un angolo, a dormire in un letto quattro tra fratelli e sorelle del ragazzo, su di un soppalco una madre disfatta da una giornata di pulizie domestiche per altri, russava sommessamente. Nell’angolo opposto, sommessamente una caffettiera aspettava impaziente il fuoco che le avrebbe spremuto l’anima ed in un fischio estratto quella droga per i poveri che il classico caffè con le tre c: comm’ cazz’ coc’!.

Dalle ante della porta appena appoggiata cominciava a filtrare la luce di un giorno a rimbalzare dai vetri di una finestra, su in alto, del palazzo di fronte a quella di un balcone più in basso e giù ad arrivare sino all’ingresso del basso. Proprio nel mentre che un raggio di sole, affaticato dal lungo cammino, filtrava ad illuminare una striscia di stanza, dalla porta entrò il ragazzo tanto atteso; guardò suo padre dagli occhi rossi per la lunga notte insonne e, spavaldamente timoroso, esclamò: “ … papà, t’aggia cunf’ssà una cosa …”.

Gennaro Esposito, netturbino emerito della sezione mercato, sentì crollargi il mondo addosso; “ vuò vedè che stu strunz s’è affiliato alla camorra?!”. “ … papà …” continuò il ragazzo pentendosene contemporaneamente “ … papà, io so’ gay!”. Gennaro Esposito, netturbino emerito della sezione mercato, emise un sospiro di sollievo, poi, attese lo sguardo su ogni cosa di quello che lo circondava, si alzò, andò ad accendere il fuoco sotto la caffettiera, si passò una mano tra i capelli e quindi: “ Uagliò … “ disse tutto di un fiato “ tu vedi qua dentro qualche Roléx?; tu hai fuori parcheggiata una jaguàr?; tu tieni ‘e vestiti di Armani o chill’ ‘e Resina … ?; allora Cirù …, tu nun si’ gay, tu s’ ricchione!”.

In questa storiella ci sono ognuna e tutte le essenze della società italiana; ognuna e tutte le differenze, i diritti abusati, i torti elevati a sistema, le mortificazioni, le disattese che dividono il popolo di “questopaese” in due parti inversamente proporzionali tra loro: una minoranza di ricchi e potenti a godere di ogni cosa ed una maggioranza di succubi, indifesi, vigliaccamente rassegnati poveri cristi, con vario gradiente di commiserazione, a subirne le conseguenze.

Io sono un cristiano la cui fede si ferma al fondatore di questo credo e, sono uno, che, senza alcuna intenzione blasfema offensiva per alcuno, afferma di credere che se il Cristo fosse nato a Napoli anziché in Palestina, il mondo sarebbe diverso. Innanzitutto i Vangeli sarebbero stati diversi ed alcuni dei loro passi avrebbero generato una storia diversa. Nato alle falde del Vesuvio, Gesù, dopo essere stato crocefisso e dopo aver raccomandato a Dio le anime dei suoi persecutori, avrebbe incenerito il ladrone alla sua sinistra e sarebbe sceso dalla croce per rompere il culo a tutti gli altri. Avrebbe fatto vedere al mondo che ci si può e deve sacrificare per chi soffre e non riesce a vivere degnamente, ma avrebbe preso, contemporaneamente a calci, i farisei, gli esattori, i politicanti, i malfattori e tutte le “mariamaddalena” di questo mondo, maschi o femmine che fossero, a vendersi quale che fosse il prezzo pattuito.

Se quel Figlio di Falegname fosse nato sulle sponde del golfo avrebbe trasformato l’acqua in vino per tutti e non solo per un banchetto nuziale, avrebbe impedito a Lazzaro di morire, avrebbe ridato la vista a tutti i ciechi e non solo ad uno per non confondersi con i un brigatista qualsiasi che ne colpisce uno per educarne cento.
In sintesi, il Figlio di Maria e del Padreterno, se fosse nato nei vicoli dei quartieri spagnoli avrebbe detto sì: “… porgete l’altra guancia … “, ma continuando, sia pure sotto voce, avrebbe aggiunto “… poi, però, spaccategli la faccia!”.

Io credo che il Signore Dio nostro si sia pentito di quel luogo di nascita e valutando il suo sbaglio abbia fatto in mondo che al seggio pontificio, ed almeno sino a che non lo ammazzano, ci sia oggi un papa come Francesco che forse non potrà far tanto per cambiare le cose, ma comunque non le manda a dire.

In funzione di questo supposto pentimento divino, in funzione del coscienza di essere tutti, metaforicamente parlando, dei “ricchioni” e non dei gay; credendo ognuno in un Cristo partenopeo anziché nazareno, termine che oramai è più caustico del pur famoso “stai sereno”, ciascuno di noi dovrebbe cominciare a considerare la vita, la propria e quella altrui, al di sopra delle meschinità quotidiane e degna di migliori aspettative e, quindi, battersi e combattere per essa, anche a costo di pagarne qualche prezzo; comprendendo, finalmente, che maggiore sarà il numero di quelli a pretendere questa condizione migliore tanto inferiore, sino all’essere del tutto gratuito, sarà il costo da pagare.

“ Padre, nun dà rett’, pecché … chist’ so’ ‘na manica ‘e sciem’ !”.