… All in … - di Francesco Briganti

09.07.2013 08:45

Avete mai giocato a poker?; non è un gioco difficile a cui partecipare, ma è senz’altro un gioco che ha molte regole, alcune codificate, altre no; alcune sono necessarie al corretto andamento del gioco stesso, altre lo sono per la sopravvivenza economica dei giocatori. E’ un gioco che non prevede imbrogli e che, quando invece questi si verificassero, sancisce in maniera indelebile la marchiatura a fuoco del colpevole; nel vecchio west chi barava veniva addirittura impiccato al ramo più utile dell’albero più vicino. Tra le regole più importanti c’è quella, ed è una delle non scritte, che da come perduta la dote, quale che ne sia l’importo, di cui i giocatori si approvvigionano; questo per due motivi sostanziali: a) perché si conosca da subito quando arriva il momento in cui fermarsi e b) per consentire al giocatore stesso di non aver paura di perdere. Ad un tavolo di poker la paura di perdere i propri soldi è propedeutica alla perdita stessa. Una caratteristica del poker è il bluff. Bluffa chi pur non avendo nessun punto in mano rilancia una posta più alta nel tentativo di far sì che gli altri giocatori pensino il contrario e passino lasciando il piatto al furbo ed esperto “gambler” che ha saputo scegliere il momento adatto per fare la sua astuta mossa. Qualche volta succede che ad un tavolo di persone perbene sieda un baro, ma molte in più, invece, capita che ad un tavolo di bari sieda una persona perbene; quando questo succede, è questa un’altra delle regole non scritte, sono dolori per quella persona. Capita, però qualche volta, che al tavolo dei bari sieda una persona più furba che sa con chi avrà da confrontarsi, sia al contempo anche un grande giocatore, un fortunato, ed abbia, per sovrannumero, una grossa dote che gli consentirà di condurre il gioco e soprattutto la decisione e l’arma necessaria per smascherare i bluff possibili o per defenestrare definitivamente i bari di turno. In quest’ultimo caso, questo giocatore è l’unico destinato a vincere perché ha dalla sua la conoscenza del gioco, la forza trainante, la decisione necessaria, i mezzi per sputtanare i contendenti e, dunque, vincere in ogni caso sia che avesse aumentato la propria dote vincendo il piatto, sia che fosse solo riuscito a liberare il gioco dai bari assisi a quel tavolo. Ma, se a partita iniziata all’improvviso per una resipiscenza improvvisa o per inconfessabili motivi o, ed infine, per autocosciente incapacità decidesse di alzarsi dal tavolo rifiutando il gioco stesso, ci sarebbe da chiedersi per quale motivo ha partecipato e soprattutto perché ha chiesto ai propri finanziatori di sostenerlo nel far saltare il tavolo. Il quesito sarebbe d’obbligo ed obbligatoria dovrebbe essere averne risposta altrimenti, qualsiasi supposizione fatta in merito avrebbe legittimo diritto di esistenza. L’ultima partita di poker a cui ho assistito ha avuto svolgimento dopo le ultime elezioni politiche ed io sono ancora lì che cerco di capire quale fosse la dote effettiva di ciascun giocatore, chi fossero i bari, quali i veri gambler, chi abbia avuto paura di chi. Di certo qualcuno, in quella partita, ha bluffato; ma io, non essendo nessuno, non ho le certezze di M. Travaglio (oggi sul “il fatto quotidiano”, ndr) e proprio non saprei dirlo di certo però ho la convinzione, del tutto personale, che qualcuno avrebbe potuto e ha deciso per il NON … . Per quel che questo conta e vale!.