… ama il prossimo tuo … - di Francesco Briganti

10.12.2015 08:57

Investire nel prossimo è sempre un pessimo affare!.

Farlo credendo che le persone su cui si investe siano, se non uguali, almeno simili a noi proietta immancabilmente verso una catastrofe. Accorgersi di correre incontro alla catastrofe e non fermare la propria corsa è da masochisti stupidi oltre che viziosi. Quando tutto questo non rispecchiasse solo l’andazzo di una vita sciocca e priva di ogni ben piccola dignità, ma fosse regola generale di un popolo divenuto avvezzo alle più sinistre tra le vessazioni ed i soprusi, allora, la speranza di un qualsiasi possibile riscatto sarebbe una utopia e la stupidità ed il vizio si trasformerebbero in colpevole complicità.

Diceva mia madre, santa donna, “ fattela con chi è meglio di te e fatti carico delle spese ”; facile a dirsi, difficile a realizzarsi. Riconoscere agli altri delle qualità specifiche che noi non abbiamo è quasi sempre impossibile giacché se sapessimo riconoscerle, probabilmente cercheremmo di adeguarci ad esse, facendo di tutto per dotarcene; ma noi tutti, e non suoni offesa per nessuno, siamo troppo stupidi per accettare qualcuno che potremmo ritenere migliore; noi tutti, ognuno centro del proprio universo, tendiamo ad evidenziare difetti e pecche degli altri affinché quelle qualità superiori, quando ci fossero, non ci facciano sentire in una posizione di inferiorità.

Siamo tanto bravi in questo che, sempre più spesso ed a naso, ci accomuniamo o lasciamo che si accomunino a noi, persone non sempre ottimali, non sempre sufficientemente in grado di elevarci, non sempre in grado di dare senza remore, anche solo qualcosa di sé, oltre che prendere.

Succede, così, che nel mentre stesso che accettiamo un senso di soddisfazione appagante di autostima corroborata creando dei rapporti interpersonali, di affetto e spesso anche di e nell’amore, abbassiamo in continuazione la media della nostra qualità della vita. Ed è per questo che nel rapporto tra persone a lungo andare insorgono insofferenze dettate dal desiderio di primeggiare o dal supposto calcolo di raggiunta presa di potere o di esaurita capacità di dare e/o di prendere; nessuno chiede mai a sé stesso se ha in qualche modo dato quanto ha ricevuto e in quantità che in qualità.

Ciascuno si convince di aver dato più di quanto mai potrà ricevere e ogni analisi, anche la più sincera e schietta non arriverà mai ad una situazione di pareggio, giacché l’altro sarà comunque l’altro e, quindi, non sarà noi e, perciò, anche ammettessimo una situazione di sola uguaglianza ci parrebbe porci, automaticamente, in una posizione di inferiorità.

E’ così che, sempre più di frequente, falliscono gli amori più grandi; le imprese più floride e produttive, le società più civili e progredite. Man mano che il rapporto tra le persone perde quel gradiente minimo di rispetto che esiste, o almeno dovrebbe, all’inizio di uno scambio qualsiasi, le “persone” mutano lentamente in “genti” attese all’interesse privato, all’egoismo difensivo, alla supremazia del singolo sul singolo in una mal compresa e peggio vissuta idea di consesso comune.

Da questi consessi, mutatis mutandis, nascono la peggiore politica ed i peggiori politici ed anche i programmi più progressisti, le promesse più alte, le convinzioni più auliche, tutte ed ognuna magari espresse nella più completa sincerità e buona fede, alla fine si scontrano con l’evidenza delle “genti attuative” e non si avvantaggiano mai di quel rispetto reverenziale e spontaneo di ogni inizio avventura, quale che essa fosse nel pubblico come nel privato.

Chi più e chi meno, ma nessuno di noi fa eccezione. E quando questa eccezione fosse non solo evidente ma anche inattaccabile, fateci caso, essa non prevarrà mai su tutto il resto; o assurgerà al rango di quella “santità” celebrata in quanto più unica che rara oppure morirà, in ogni senso, sola, disconosciuta, ignorata e derelitta.

Insomma, noi tutti sappiamo del Cristo, conosciamo le madri Teresa, i Gandhi e tutti gli esempi migliori in ogni campo dello scibile umano, eppure, per quanti discepoli e proseliti ognuno di essi abbia fatto, faccia e continuerà a fare, questo mondo continua ad essere una cloaca immonda. Per tutto ciò, se la realtà che tutti viviamo non è una conferma dell’affermazione iniziale, ditemi …

quando e dove cazzo è l’errore?!.