... AMARSI UN PO' ... - di Francesco Briganti

06.05.2016 14:06

Ieri sera ho terminato di leggere un libro.

Non ne citerò il titolo, né è mia intenzione far della pubblicità a qualcosa che, forse, non vedrà mai l'alba di una pubblicazione. in un paese dove i libri si vendono a peso negli autogrill, occorre davvero molta fortuna affinché un opera, per quanto di talento ne sia l'autore, possa trovare il riscontro che meriterebbe.

Ne parlo giacché mi è successa una strana cosa; circa venti giorni fa mi è arrivato, via mail, un pdf di un racconto con la richiesta di leggere, se mi avesse fatto piacere e di darne, poi, un parere quanto il più sincero possibile fosse. Devo dire che, per quanto questo non sia il mio mestiere e per quanto questo non rientri nelle mie capacità, comunque molto lusingato mi sono, e da subito, divorato le prime pagine molto velocemente. Man mano che procedevo oltre, però, la lettura diventava più ponderata e ostica. Era come se in contemporanea, e pagina dopo pagina, il mio cervello cominciasse a rifiutare ciò che leggevo fino a che, quasi rinuncia obbligata, ho smesso.

Il testo, scritto molto bene, altrettanto ben articolato e mixato, nuovo come ambientazione e descrizioni, perfetto nella dinamica complessiva della narrazione, a tratti commovente ed intimista al tempo stesso, in altre sferzante e crudele, mi ha messo in crisi al punto da chiedere a me stesso io chi fossi e cosa fossi; se io potessi, sia pure immeritatamente, classificarmi uno scrittore, se mai sarei stato capace di scrivere qualcosa della stessa intensità e che valenza potessero mai avere le cose da me scribacchiate; insomma, una vera e propria induzione al revisionismo personale ed all'auto critica più feroce.

Ogni domanda, in special modo quelle che si rivolgono a sé stessi, ha bisogno di una risposta. La ragione, quindi l'analisi, la deduzione, la sintesi ed infine i comportamenti conseguenti, dovrebbero essere il sale della vita di ognuno. Ciascuno di noi dovrebbe dedicare a questo susseguirsi di esercizi mentali una parte obbligatoria della propria giornata al fine di raggiungere quella abitudine al pensiero autonomo che farebbe di ogni singola persona, una essenza libera impossibile da strumentalizzare ed usare a proprio interesse e piacimento.

Non è importante né significativo rendervi le risposte che mi sono dato; ho letteralmente vissuto quasi tre settimane di intenso travaglio interiore, a volte di frustrazione, a volte di rassegnata disistima, altre di vanagloriosa diversificazione soggettiva; ma, poi, così improvvisa come lo era stata la crisi, come in un lampo s'è aperta una mia finestra mentale ed ho guardato al tutto nel proprio insieme; ho visto, ben chiari, il mio porto di partenza, le mie rotte passate, il mio navigare quotidiano ed i miei orizzonti da raggiungere.

Ho intimamente riaffermato a me stesso, con quella convinzione necessaria a che ciò che SI DICE O SI SCRIVE SIA VERAMENTE DI INSEGNAMENTO PER OGNUNO, che ciascuno di noi E' UN ESSERE UNICO, MAGNIFICO NELLA PROPRIA SOGGETTIVITA' e che non esistono essenze super pares, ma solo PARI TRA GLI UOMINI con l'unica differenza vera CONSISTENTE nello sfruttare o meno quelle capacità geniali che TUTTI ABBIAMO.

Ho ripreso a leggere e nello spazio di un pomeriggio ho terminato quel testo che, dalla prima pagina all'ultimo rigo, non mi ha deluso o stancato nemmeno per un attimo.

Oggi, io mi sento più ricco e consapevole di ieri, più libero da certe convinzioni e più sincero con me stesso, più aperto e meno colpevole, più critico e realistico verso il mio mondo di quanto mai fossi stato prima, ma anche più disposto all'auto assoluzione senza per questo sentirmi un ipocrita accomodante. IO, mi rispetto e, a somma algebrica effettuata, posso dire che la mia vita non è stata un fallimento e posso, con sincera assoluta franchezza, affermare che, per quali fossero i casi a divenire ...

NESSUNO HA IL DIRITTO DI PENSARSI UN FALLITO!.