... amebe ... - di Francesco Briganti

29.08.2014 13:45

Quando finì la seconda guerra mondiale gli sconfitti vennero penalizzati pesantemente. Toccò agli Italiani diventare una colonia indipendente degli U.S., ai giapponesi l'onere di essere l'unico paese al mondo bersaglio di una bomba atomica ed ai tedeschi lo smembramento del proprio suolo patrio. Furono delle punizioni molto severe, tutte ed ognuna, però, figlie di sentimenti diversi.
Dell'Italia e degli Italiani i vincitori non si fidavano; voltagabbana da sempre per loro noi eravamo gente, amabile sì,ma inaffidabile e da tenere sotto controllo, comunque non pericolosi più di tanto. Questo è così vero che quando, loro malgrado nel nostro paese si affermò il più grande partito comunista dell'occidente, con sottigliezza e vigliacca manipolazione vivemmo il più triste periodo, dopo il fascismo, della nostra storia: quello delle stragi di stato e dei gruppi, opposti tra loro e vittime e strumenti, di giovani armati e rivoluzionari.
Dei Giapponesi si ebbe un rispetto maggiore, se ne ammirò lo spirito di sacrificio e l'invidiabile costanza nei principi e nel sacrifico per la patria eletto a sistema di vita e, quindi, dopo aver vendicato Pearl Arbour con la distruzione di Nagasaki ed Hiroshima, li si aiutò nella ricostruzione lasciandone al loro arbitrio, però, le vie da seguire.
I tedeschi furono considerati un caso a parte giacché i tedeschi erano un caso a parte: avevano perso ogni stima possibile dal resto del mondo. Fieri, determinati e stupidi quel tanto che li rendeva organicamente ed uniformemente seguaci pedissequi dell'ordine costituito, quale questo fosse in auge; esageratamente maligni nel perseguire un'idea, fosse anche la più criminale ed assassina, il genocidio di un popolo ne era la conferma, essi incutevano un livello di attenzione esagerato ed inducevano un sentimento di paura istintivo che sfiorava quello ancestrale per gli animali feroci e per l'ignoto. Fu per queste ragioni che prima si divise la Germania in due parti politicamente opposte e geograficamente a diverso futuro e poi ci si spartì anche la capitale in quattro parti di cui tre all'occidente ed una alla Russia comunista.
Quindi alla sua fine sul mondo aleggio come una pandemia un solo sentimento sia pure espresso in tre gradazioni diverse: l'ansia Italia, la paura Giappone, il terrore Germania in funzione di un livello di stima inversamente proporzionale.
A distanza di quai settanta anni dalla fine del conflitto mondiale, stanti nel mondo, centinaia di altri ed ulteriori conflitti che ne spezzettano l'essere, la terza guerra mondiale si combatte diversamente, su più fronti ed in maniera più subdola e con, se vogliamo, meno morti tra le forze militari, ma con più vittime innocenti colpevoli solo di essere presenti al momento di uno sparo, di una deflagrazione intelligente, di uno scoppio assassino di una vigliacca bomba circolante, di una decisione di un qualsiasi altro genere.
Nell'ambito di questa terza guerra mondiale i Giapponesi si estraniano quanto più è loro possibile, gli italiani secondo la propria natura vi partecipano da sottoposti e da servi stupidi spandendo e spendendovi uomini e risorse che sarebbero più fruttosi in altro modo e, ancor di più, se utilizzati e spesi in patria; mentre, buon ultimi, i tedeschi, che solo da poco sembrano offrire parte del loro ricostruito arsenale militare ad alcuni dei contendenti, hanno scelto di esservi protagonisti seguendo una via tutta loro e per nulla armata nel senso tecnico del termine. Essi, però, fieri, determinati e stupidi quel tanto sufficiente che li rende organicamente ed uniformemente seguaci pedissequi di un'idea, hanno deciso di avere la propria vendetta seguendo la via economica della finanza strozzina e affamatrice secondo le regole di una intransigenza finanziaria che non li ha visti rispettosi e sottomessi quando, però, a loro è servita ogni deroga possibile al fine della riunificazione del suolo patrio.
Dunque la terza guerra mondiale, la paura nelle sue diverse gradazioni, la sorpresa e la reazione a tutto ciò dei diversi popoli del mondo, le vittime ed i carnefici, i colpevoli e gli innocenti, i protagonisti e gli spettatori, gli agenti ed i burattini, il tutto nella solita spettacolare, polimorfa, tragicomica vicenda del banale svolgersi di ognuno in una visione personale del piccolo quotidiano stramaledettamente perso nella cecità del quadro generale.
Ecco perché quando un cucciolominchia si permette di guaire ad un molosso questi scuote la coda chiedendosi cosa voglia quel bastardino che abbaia stentoreamente senza rendersi conto di quanto nulla egli conti; ed ecco, ancora, perché lo stesso bastardino è troppo stupido per capire che sta facendo un gioco sin troppo scoperto a favore di una idea che non è assolutamente quella di chi lo ha eletto; ed ecco, infine, perché in Italia resta tutto sempre uguale : siamo un popolo pauroso, voltagabbana anche nel proprio intimo, senza un minimo di autostima: fruiamo di e sfruttiamo quel bene che si può volere ad un essere inferiore e ....

come tali ci comportiamo!.