Amici miei … - di Francesco Briganti

14.08.2013 18:42

Il conte Mascetti è uno dei personaggi di un film cult del 1975. Era interpretato magistralmente da un Ugo Tognazzi, che, come sempre, ne dava una rappresentazione la più veritiera e disperante tanto da rendere impossibile identificare dove finisse l’attore per cominciare l’evidenza di una realtà soggettiva. Sinceramente non ho voglia, né è importante, ora, raccontare la trama del film che, son certo, comunque tutti conosceranno ed avranno apprezzato; voglio soffermarmi, però, su un quadro del film: Il Mascetti, nobile toscano squattrinato senza arte né parte, uomo dissoluto e vanaglorioso, esperto nell’arte della supercazzola, era riuscito, finalmente, a recuperare dalla vacanza forzata cui le aveva lasciate per impossibilità a pagare gli ospitanti, moglie e figlia e, grazie all’intervento a lui nascosto dei suoi amici, ulteriori protagonisti del film, le aveva sistemate in uno scantinato riadattato ad abitazione. Bisogna dire che il conte, tra i suoi difetti/qualità aveva anche quello di essere orgoglioso e quindi alieno dall’accettare evidenti aiuti da chi che sia e proprio nell’ambito di questo particolare, egli illustra alle proprie congiunte l’appartamento/scantinato e mentre con accento sempre più accorato e mortificato svolge questo compito, uno degli amici interviene dicendo: “… sembra non ci sia nulla … (indicando i mobili vecchi, le cassette di frutta riadattate a libreria, le sedie semi rotte e quant’altro a completare mobilia e suppellettili varie, ndr.) … e, invece, c’è tutto …!”. “ … sembra ci sia tutto …” risponde il nostro nell’afflizione più completa “ … e invece ‘un c’è nulla …!” poi esce di scena sbattendo la porta e lasciando attoniti gli altri e gli stessi spettatori a quel punto accorati e disperati come lui. Eccco, questo nostro paese mi ricorda quell’appartamento ed il conte Mascetti!. L’appartamento perché a prima vista ed alla domanda su cosa ci manchi, noi tutti rispondiamo tranquillamente che siamo un paese civile, viviamo in una democrazia evidente, abbiamo, quasi tutti, da mangiare ogni giorno, abbiamo, il 75%, una casa di proprietà o comunque, il 95/96%, una casa in cui abitare, un lavoro, l’86%, un ‘assistenza sanitaria, un sistema giudiziario, una classe politica e quindi: “ … sembra ci sia tutto …”; ma poi, ad una disanima spassionata e sincera troviamo che la civiltà è solo di facciata, la democrazia è solo formale, si mangia quando si può e quel che si può, le case vengono sempre più spesso messe in vendita o pignorate, gli affitti restano impagati, il lavoro è diventato una utopia empre più chimera, l’istruzione scade in ragione geometrica e coì fanno l’assistenza sanitaria, la giustizia per tacere e per carità di patria della classe politica e dunque: “ … ‘un c’è nulla …!”. Questo nostro paese, poi, è la trasposizione a nazione del conte Mascetti perché, è un paese nobile per storia antica e per tradizioni, ma non ha più né arte e né parte. Le sue industrie o sono passate alla proprietà straniera o stanno per farlo (leggi Marchionne, la chimica, le acciaierie, ndr), le sue bellezze naturali verranno, poco a poco, messe in vendita e tutto questo nella più completa incoscienza e incapacità a dare una svolta pur che sia per il ritorno ad una vita dignitosa e non tesa soltanto alla supercazzola con scappellamento a destra ed a sinistra, dei signori Berlusconi, Letta, Monti, Grillo e Casaleggio. Questi ultimi due, infine, ricordano quel vigile, presente nel film, che intervenuto per far rispettare un divieto di sosta viene raggirato e coinvolto nella zingarata generale perche non riesce a distinguere il necessario dal principio, inteso come valore assoluto, e dal bisogno contingente. Dunque ed infine, il nostro paese, quella che fu la nostra ITALIA, in fondo non è una realtà, ma è la rappresentazione esagerata ed agitata di una possibile trama fantasiosa, di una storia inventata che si sviluppa per quanto dura nel tempo la pellicola a girare sul trespolo che la sostiene fotogramma dopo fotogramma, quadro dopo quadro. A noi resta la speranza, l’ultima oramai, che, prima o poi, il film termini e che tutti si possa uscire dalla sala e ritrovarci a respirare dell’aria pulita avendone tratto insegnamento, indicazioni per il futuro e, sopra tutto, coscienza del nostro essere assolutamente responsabili e complici e … COLPEVOLI.