Amico di penne e piume … - di Francesco Briganti

17.07.2013 08:04

17 luglio 2013, anno di grazia e di sventura. Caro diario, inizio oggi a scrivere sulle tue pagine questa sorta di confidenziale “Cogito” per mancanza di argomenti nuovi nel perdurare quotidiano del decesso della società italiana. I tempi sono, nefasti e tristi, quelli che sono , il periodo è vacanziero, la politica tace, la società soggiace, la dignità scema di minuto in minuto, la chiesa aspetta Papa Francesco con la trepidazione di chi non sa se servire il solito provvidenziale caffè o arrendersi ad una nuova cristianità, i profughi vengono scacciati all’insaputa di tutti, degli oranghi bestiali offendono esseri umani, i segretari di partito si sottopongono ad amletici e retorici quesiti, i partiti fingono di esistere, i capi capeggiano nel disinteresse generale o, viceversa, nella più assoluta altrui obbedienza, ed il popolo popola con crescente e vibrante rassegnazione la terra dei cachi. Quindi nulla di nuovo sotto il sole, per cui. in attesa di spunti di nuovo interesse, dedico a me ed a te qualche piccola stupida riflessione. Camminavo sulla strada del ritorno vero casa e pensavo; pensavo a quanto fosse inutile pensare. E’ un esercizio questo che trasmette ansia ed insicurezza; e questa cosa di per se già è nociva; a quelli poi, che come me sono un po’ cinici per fatti della vita, certamente disillusi nelle loro speranze, assolutamente certi che nulla cambierà mai per colpevole ignavia generale und particolare, riflettere sui perché e sui per come di alcune vicende, tutte!, trattandosi dell’Italia, non rende giustizia ad un bisogno di tranquilla normalità che dovrebbe essere la conditio sine qua non in funzione della quale trascorrere la propria vita. Da qui il richiamo ai “bei tempi andati” che tali non erano se non in funzione del presente vissuto e che diventano sempre di più man mano che si accorcia il futuro a venire in un rapporto direttamente proporzionale ed a volte insopportabile. Quindi il pensiero; capacità che ognuno ha e che ciascuno sfrutta a modo suo; chi arzigogola il quadro generale in funzione del proprio particolare; chi facendone un uso servile ad una causa o ad una persona; chi per la pura e semplice sopravvivenza circadiana, chi in nome di un altruistico interesse generale . Tutti partendo da quelle che sono le condizioni fisiologiche e/o patologiche del proprio insieme ed intorno, ognuno inquadrandosi e rapportandosi con l’altrui situazione ed immergendosi nell’insieme più grande comprensivo di tutti gli altri singoli “insieme ed intorno”. “L’INSIEME”, (forse è bene ricordarlo) è un concetto fondamentale della matematica. Un insieme è una collezione di oggetti. La collezione è a sua volta un oggetto. Si tratta di un concetto fondamentale della matematica moderna, a partire dal quale si è sviluppata la teoria degli insiemi. Nell'uso informale gli oggetti della collezione possono essere qualunque cosa: numeri, lettere, persone, figure, etc., anche non necessariamente omogenei; nelle formalizzazioni matematiche gli oggetti della collezione vanno invece ben definiti e determinati.”(wikipedia). Dunque parrebbe che, alla fin fine, la tutela e la salvaguardia dell’insieme Nazione dovrebbe essere l’aspirazione principe di ogni altro insieme da cui essa è formata ed è completata e, dunque ancora, sembrerebbe giusto che in nome del bene della nazione o del paese, come adesso si sente spesso dire, ognuno degli insieme più piccoli desse qualcosa di sé in rinunce, sacrifici, eroismi e/o quant’altro abbisognasse. Ora io mi chiedo ed a agli altri da me domando: “ quando, uno ad uno, questi piccoli insieme cominciano a soffrire e poi a deperire e quindi a morire in un rapporto diretto con la salvaguardia dell’insieme generale, si sta facendo il bene o il male generale?; perché, vedi caro diario, anche L’INSIEME VUOTO è un concetto matematico, ma esso è un punto di partenza, NON UN PUNTO di ARRIVO!. Si, avevo proprio ragione: PENSARE FA MALE, ma non farlo, FA PEGGIO!.