… amnèsia … - di Francesco Briganti

24.12.2015 11:13

Non riesco a ricordare l’ultimo Natale con i miei genitori. Per quanto mi sforzi non ricordo il dove, il chi, il quando. Mamma ci lasciò il giorno del proprio anniversario di nozze, era primavera e, dunque, l’ultimo è stato quello precedente, papà ci ha lasciati quattro anni dopo, e nonostante ciò non mi riesce di collocarlo mnemonicamente: il vuoto assoluto!.

C’è il niente rispetto a quei giorni festivi; non ricordo se fossimo in Toscana o in Calabria, se stessimo tutti assieme, se sia stato almeno un Natale sereno o se la malattia di mamma avesse già dettato una scadenza; è terribile non avere la capacità di focalizzare e di rendere presente un desiderio; non ha domicilio la nostalgia, non ha valenza di rimpianto il nulla, viene come un conato la sensazione di aver perso definitivamente qualcosa.

Ho ricordi sparsi di mia madre; Bella, solare, sorridente mentre nel pulviscolo a ballare nei raggi del sole sfaccendava nella cucina di via della Maddalena; la ritrovo accigliata mentre mi apostrofava da quel delinquente scugnizzo che ero; la assaporo dolce ed ingenua mentre credeva ad ognuna delle fesserie che, a volte proprio per prenderla un po’ in giro, le raccontavo e, stampato davanti agli occhi, ho il momento in cui mi guardava assente mentre le dicevo che partivo per tornare su proprio la mattina del giorno che se ne è andata. Non so se mi avesse sentito; non so se avesse capito che partivo perché mi avevano assicurato che aveva superato la crisi; non so se abbia perdonato questo mio abbandono colpevolmente innocente; non so nulla di tutto questo.

“ tu sei il figlio di Pizzilonga … “ mi diceva quando era al limite della sopportazione delle mie malefatte ed io ho capito quanto fosse falsa la sua affermazione solo quando glielo sentii dire anche all’indirizzo di quell’altra scugnizza che era mia sorella; lei l’avevo vista nascere e dunque se anche lei era figlia di Pizzilonga allora anche io non lo ero, forse è stato in quel momento che il mio cervello ha iniziato a dare peso a causa ed effetto, a fare due più due, a capire che non sempre ciò che si sente e o si vede è la vera e semplice o complicata realtà; non posso saperlo e forse non lo saprò mai!.

So però, erano le dieci di sera ed ero appena arrivato a casa dopo il viaggio di ritorno dalla Calabria, che quando Roberto mi telefonò per avvisarmi che era stata male di nuovo e che stavano facendo di tutto per rianimarla e chiedermi cosa dovessero fare, io risposi : " … lasciatela andare … che trovi pace finalmente! “ per poi ripartire immediatamente e tornare da Lei. Forse non avrei dovuto; forse egoisticamente avrei dovuto pregare affinché resistesse ancora una volta ed io potessi, ancora una volta, sentirne la guancia calda e morbida sulla mia, forse … ed ora non riesco nemmeno a ricordare l’ultimo Natale con Lei.

Colpevolmente, questo sì, non penso molto a Lei nel quotidiano; forse non riesco a perdonarmi quel mio decidere a suo nome; forse è Lei a non avermi perdonato o forse era quello che Lei avrebbe fatto per me se fossi stato io al suo posto: nemmeno in sogno ho mai avuto risposte ai miei tormenti in merito; l’unica volta che è successo eravamo in una stanza d’ospedale ed io mi complimentavo con Lei perché era bellissima, la solita Lia sorridente mentre mi diceva che era lì che stava aspettando suo marito: papà la raggiunse solo poche settimane dopo quel sogno.

Oggi è giorno di vigilia; tra poche ore raggiungeremo nostra figlia a Bologna e trascorreremo ore felici in famiglia, eppure ho come un peso di cui non riesco a liberarmi: quel ricordo che affannosamente cerco di richiamare alla mente senza riuscirci. Io spero che lassù, se esiste un luogo apposito lassù, mamma e papà e tutti i cari di ciascuno di noi a far baldoria insieme a loro, abbiano a festeggiare a loro volta magari pensando a coloro che hanno lasciato in questa valle, non di lacrime per quanto lo sia, ma di attesa e chiedano il permesso, magari, di poter dare anche solo un segno, anche solo per dire …

tranquilli!, va tutto bene!.