AMNESIA? … magari!. - di Francesco Briganti

09.11.2013 20:12

Esiste un luogo a Firenze conosciuto nel mondo come “ il porcellino “; da piazza della Repubblica chi andasse verso Ponte Vecchio lo troverebbe circa a metà strada; è un mercatino coperto dove tra pelletterie, souvenir della città, scacchiere tra le più belle a vedersi e ammennicoli vari si attirano i turisti e si sbarca il lunario. Ai tempi in cui frequentavo medicina a Careggi, quei banchi vendita venivano trasportati ogni sera e quindi ogni mattina ai e dai depositi notturni: a svolgere questo incarico non erano muli da traino, ma ragazzi che, come me, arrotondavano il sostentamento da casa e/o si pagavano qualche svago o vizietto giovanile. Non so come funzioni oggi, ma se tanto mi da tanto, vista la crisi imperante, penso che quel compito lo svolgano in proprio gli tessi titolari. La memoria è una gran brutta-bella cosa; capita che tu stia vedendo un film e che una cena ti faccia sorridere o ridere a crepapelle ed un momento dopo, “tac”, nella tua mente scatta qualcosa che fa affiorare, ribelle e prepotente, un immagine del passato che ti raggela il moto di risa sulle labbra innescando a cascata tutta una serie di pensieri che armano la mano a spegnere quelle insulse ed inutili immagini cui ti eri affidato per cercare di non pensare al mondo che ti sta intorno.Si affollano nella tua testa gli infiniti numeri telefonici che chiedono aiuto per la SLA, per la lotta contro il cancro, per save the children, per le adozioni a distanza, per la palatoschisi, per i bimbi africani, ne muore uno al secondo e per tutta una serie di motivazioni, tutte sacrosante e degne di non essere costrette a pietire la carità volontaria dei cittadini, ma alle quali non dovrebbe essere necessario questo mezzo per sopravvivere. La cosa sempre più dirompente è che adesso sempre più di quei numeri cominciano a chiedere interventi a soccorso non solo e non più per situazioni di gravità generica e generale, ma fanno riferimenti specifici alla società italiana. La croce rossa e Emergency, in particolare e su tutti, svolgono l’una, la maggior parte dei suoi compiti avendoli trasformati dal puro soccorso per malattie o incidenti al sostentamento alimentare di famiglie in difficoltà e l’altra, integrando quando invece sostituendo sul territorio le strutture sanitarie nazionali diventate per sempre più persone “ roba da ricchi” per quanto incidono i ticket ed i tempi di attesa. Il ricordo dei miei “arrotondamenti” è andato a scontrarsi con i sorrisi derivati dall’ennesima visone del “ medico della mutua”, film di Sordi di qualche anno fa. La quasi disperata ricerca di mutuati da parte del dr. Tersilli, protagonista del film, e la messa in atto di ogni sotterfugio possibile per accaparrarseli ha riportato alla mente l’università, quel periodo e come io lo avevo vissuto e quanto oggi sia diversa ogni e tutte le situazioni equiparabili. Intanto l’università statale: quest’ultima è stata trasformata da un compagno, tal Luigi Berlinguer, luogo chiuso dando fiato non alla meritocrazia presupposta, ma alle raccomandazioni, ai posti già assegnati e quindi alle clientele ed ai favoritismi in andare e tornare; poi i cosiddetti “arrotondamenti” che adesso divengono, quando si riesce a trovarli, fonte di sostentamento del necessario e sono spunto di guerre tra poveri; quindi la società, che non è più “goliardica” in nessuna delle sue manifestazioni; mi spiego con il più banale degli esempi; ai miei tempi uno studente era visto come un figlio come di tutti, ovunque studiasse e qualunque cosa studiasse e, perciò, coccolato, protetto, compreso, pur nella richiesta del dovere da compiere; oggi, gli studenti sono visti come dei disperati senza speranza, senza futuro destinati ad un avvenire, nella migliore delle ipotesi, di precariato e/o di frustrazione; il grave è che questo folcloristico aspetto ha permeato ogni strato e gradino della società divenendo putridume e fetore man mano che si sale verso la cima delle responsabilità particolari e generali. Infine le istituzioni, la politica ed i politic(ant)i; allora ce n’era che incutevano rispetto, che generavano venerazione, che avevano una tale dignità personale e del ruolo che ricoprivano che quando pure non fossero stati onesti, avevano, però, l’onestà del rispetto altrui e quindi il coraggio di umiliarsi in una dimissione da … sentita molto più che dovuta. Ai giorni nostri basti pensare a nani e ballerine, a clown ed a perseguitati dal nazismo giudiziario per desiderare di essere di qualsiasi altro paese al mondo. E dunque eccoci di nuovo alla memoria, agli scherzi che essa fa, a come per una persona che non sia un abbruttito essere amebico, dedito solo a spot ed a slogan ed a favole profetico-rivoluzionarie, diventi quasi impossibile godersi un attimo di dissoluta incosciente evasione dal mondo. Il BENE DI QUESTO PAESE, tanto millantato da ogni bocca e da ogni solone cui sia dato uno scanno su cui salire e parlare, sta uccidendo I PAESANI DI QUESTO PAESE, e lo sta facendo nella maniera peggiore : TORTURANDOGLI anche la mente.