Amunì a Marina! - di Daniela Pavone

20.07.2013 09:48

Ieri passando dalla stradella di campagna che porta a casa di mio fratello, guardai il pezzo di terra che mi apparteneva, lo vendetti nel 2007 per far comprare la casa a mio figlio che si doveva sposare. I nuovi proprietari gli hanno costruito una bella casetta, ma lui…il mio meraviglioso salice è sempre lì. Era un arbusto molto esile quando lo comprammo, a me sembrava un ramo secco, morto, ma dopo poco tempo divenne un imponente bellissimo albero con le sue fronde pendenti, e da qui partì il mio bagaglio di ricordi. Il primario dell’ortopedia di un famoso ospedale mi disse un anno fa che la mia carcassa dimostra avere ottant’anni, ma il mio io è di una bambina, lo è sempre stato. Un giorno proprio in quel terreno che veniva un po’ in pendio sbalordì e sconcertai la sorella di mio marito perché io con i miei figli e i suoi ci rotolammo sull’erba, giù per il pendio ”mamma che vergognaaa“ Io ci ripenso e rido perché se non fosse per la mia carcassa, lo rifarei! Come rifarei andare alle giostre e infilarmi negli autoscontro e gareggiare con i miei figli! Ma dove sono finite le giostre? Già, dove sono finite? Che fine ha fatto la Palermo di una volta quando la domenica migliaia di famiglie portavano i figli al luna park? Dove andiamo? Si domandava la gente, i ragazzi, le coppiette “Amunì a Marina! “ E il divertimento era assicurato, c’era vita colori e musica, c’era la Palermo multietnica, la Palermo genuina al naturale, magari per la classe A eravamo una vergogna ma quella era la vera Palermo del popolo palermitano. Per non parlare di quanto era producente, dava lavoro ai giostrai a mercatari ai paninari, ai venditori di musicassette a i semenzari. Ma che fine ha fatto tutta questa gente? Hanno un lavoro? Una casa? Non è vero che la gente non vuole lavorare, perché il popolo se lo inventa il lavoro, ma è lo stato che vuole un popolo ladro, perché in qualche modo si deve sopravvivere. Un'altra cosa che hanno tolto a Palermo e che a me manca tanto, sono le baracche di Mondello dove vendevano i frutti di mare, altra metà dei palermitani e attrazione turistica. E adesso le famiglie Palermitane dove passano il loro tempo libero? Chiusi in casa davanti ai PC? Hanno vietato alla città di Palermo di vivere di respirare, tutto è vietato, neanche i raccoglitori di ferro vecchio possono lavorare, è reato, vivere è reato. Oggi cammini per le strade di Palermo e la sensazione è quella di essere in Cina, senza lavoro il popolo non compra e i negozi chiudono ma i cinesi aumentano, abbiamo perso la nostra città grazie ai nostri governanti, mi viene in mente un cartello pubblicitario di qualche anno fa, ordinato dall’allora sindaco Diego Cammarata. “Palermo cool“ Si caro sindaco, in nome di tutti i palermitani io ti ringrazio per averci "in coolati"!

Addio cara Palermo dal sangue caldo dai mille colori profumi e suoni!