… apres moi la deluge … - di Francesco Briganti

17.06.2015 07:29

Quando un sistema economico, sociale, politico, di vita è alla propria conclusione, ci si può continuare ad illudere, ma lo si capisce da un casino di particolari e solo chi non avesse proprio voglia di vedere riuscirebbe ancora a credere che tutto è normale e che si può continuare come se nulla fosse.

Quando un sistema è sbagliato o fonda sé stesso su parametri quali fossero il capitalismo, il consumismo e le regole del mercato finalizzate alla crescita dei più forti con una sola ed unica linea a specificarne il cammino, quella del “ in amore ed in guerra tutto è permesso”, ecco che quella conclusione di cui sopra non può essere altra che una distruzione di quel tutto comune nel quale il sistema stesso si muove.

Quando quel sistema non fosse localizzato a macchie di leopardo, ma divenisse pandemico ecco che allora quella distruzione non potrà non essere intesa come globale anche essa ed occorrerà, quindi, esser pronti e preparati per non correre il rischio di mancare l’arca dei sopravvissuti.

In “ questopaese” i sintomi di ognuna delle specifiche enunciate ci sono tutte. C’è la confusione, figlia di quel primigenio destino, la quale è madre dell’insipienza da cui discendono governi, pre autoritari, che legiferano tanto per, così da mettere in subbuglio un’intera nazione: leggi l’Italicum, creato per garantirsi il potere e che invece darà il potere ad un contraltare ancora peggiore se possibile; leggi la “buon scuola” che sarà anche buona, ma di certo non lo è per coloro che della scuola sono le fondamenta ed i cardini principali; leggi le disposizioni dei comandamenti “Fornero e Severino”; leggi la vicenda Marino, che è senza dubbio alcuno la persona più onesta di questo mondo, ma che non si è accorto che appena fuori della porta del proprio ufficio si intrallazzava e si rubava e si speculava sul uomo, nella maniera più bieca possibile; leggi, infine, ultimi come esempi, ma non ultimi come importanza, l’intera vicenda di “mafia capitale”, dell’Expo, del Mose, della ricostruzione di L’Aquila, delle costruzioni a La Maddalena, in cui la mafia, quella criminalmente storica, sembra diventare una società onorata (sic!) nel ambito di tante onorate società.

Se a tutto questo succedere si aggiungesse, poi, una sensazione di povertà avvertita diffusa in gran parte della popolazione che non soffre della povertà vera, in gran numero anch’essa, allora quel dominio e/o quella sicumera, che non è sicurezza, dei pochi che ancora sono o si sentono al di fuori da ogni rischio è puramente aleatoria in quanto storia insegna che “ … quando guerra è, metaforica o materiale che fosse, allora è guerra per tutti ed ognuno” ed alla fine anche quelli che dovessero credersi vincitori in realtà non lo saranno giacché cominceranno a scannarsi tra loro per mancanza di altri da continuare a sfruttare e sottomettere.

Allargando il discorso all’Europa unita i segnali possono non coincidere in quanto a situazioni, ma sono certamente simili come conclusioni: prendiamo, a d esempio, gli egoismi nazionali che vi albergano e che la fanno da padrone; i sussurri di guerra che” brezzano” ai confini russi; i ricatti economici verso quei paesi ritenuti inferiori, sì, rassegnatevi proprio inferiori; quelle furbizie fiscali generate in proprio e/o comunque permesse a certi stati a danno di altri. In qualsiasi modo la si voglia intendere o la si pensi affinché si risolvano tutte le incongruenza c’è assoluto bisogno di qualcuno a prevalere e, quindi, chi sarà a rinunciare a sé stesso affinché qualcun altro diriga, decida, prevalga?. Dunque anche nel vecchio continente, quali che fossero le intenzioni iniziali, il destino segnato è quello di una guerra, per ora solo economica, che sarà l’inizio della fine.

Nel mondo, poi, ognuno dei parametri è elevato all’ennesima potenza ed il cammino globale ha, in qualsiasi scenario si voglia considerare, preso la discesa ripida del baratro più profondo e, sinceramente, proprio non si vede quale sia il miracolo possibile a fermare la caduta. Dal medio oriente a quello estremo; dall’Africa terzo mondo, ai paesi in galoppante sviluppo, dagli stati canaglia a quelli neutrali fino alla curva, non c’è paese, stato, nazione che non voglia dire la sua o sia pronto ad un qualche sacrificio per un bene planetario o comunque di specie.

Del resto, ed anche in questo, la storia ci insegna che quando una crisi diventa irrisolvibile o si adottano parametri completamenti opposti a quelli vigenti che l’hanno generata e che per questo non possono anche risolverla, oppure si ricorre al uso della armi per decidere il chi, il dove, il come ed il quando che nel insieme scriveranno la parola fine. Parola, questa, che sarà gioco forza scritta sulla pietra tombale di milioni di sacrificati affinché qualcuno continui a vivere.

Quanti periodi temporali manchino a che ogni cosa si compia, questo è solo conoscenza divina, del fato o della stupidità umana a decidersi, ma se ciascuno di noi avesse ancora una pur piccola facoltà di raziocinio, allora ognuno farebbe di sé megafono di altruismo nel mentre stesso …

della costruzione di una egoistica arca!.