… aspetta e spera … - di Francesco Briganti

30.10.2013 06:54

E’ buio fuori. Al di là delle mie finestre, oltre il giardino, la strada ed i campi che la fiancheggiano sembra che tutto il mondo dorma. La ventola del mio pc è l’unica fonte rumorosa nell’arco forse di anni luce; la luce dei lampioni fora a stento quella foschia mattutina che ovatta ogni cosa e si confonde con quel chiarore diffuso che scende da un quarto di luna calante; una sola luce tremula al di là dei vetri visibili dal mio terrazzo è quella di Maurino, un altro che dorme poco la notte. E’ buio e cerchi una luce, una qualsiai, pur che sia, ma che sia!. Hai sfogliato on line quei quattro fogli che ti interessano tutti diario di disgrazie risapute e stanche sulle quali attardarsi a parlare o a scrivere, per sé stessi e per gli altri, non serve e non ripaga più nemmeno come sfogo il farlo, contribuisce soltanto ad acuire il tedio e la frustrazione di una strafottenza generale tanto evidente quanto immutabile che discende a cascata, quasi a ritroso e contro natura, dalla foce di quel fiume elettivo che sgorga limpido e pulito dalle nostre urne e si inquina sempre di più nel mentre che sale verso la cima di una piramide i cui gradoni si legano fra loro grazie a ricatti, favori, interessi, affari, sotterfugi ed imbrogli che nulla più hanno a che fare con la pura e semplice ed anche solo sopravvivenza di quel segno di croce su di una scheda ingenuamente colorata da cui tutto ha origine e fine. Esco sull’uscio a godere del fresco e del caldo, strani entrambi ed insieme, nell’umido combinato che aleggia sul pavimento e sull’erba; Doug mi giarda e scodinzola incerto se tentare un approccio ad uscire o ritornare in quell’angolo, suo possedimento, e far finta di niente. So che aspetta il mattutino pezzo di pane per il quale farebbe carte false, tal quale nano arcoriano contra decadenza, e venderebbe la coda. Lo ignoro, ma il pensiero continua a rimanere sulla similitudine affiorata: Doug e Berlusconi entrambi a pietire qualcosa, entrambi soggetti alla volontà altrui, entrambi dipendenti, in attesa e sospesi. L’uno, più dignitoso e scevro da colpe a rivendicare quell’assuefazione all’abitudine che si è guadagnato trasformandola in diritto in anni di amore e compartecipazione; l’altro, colpevole, bilioso, arrogante, meschino e ricattatore ad estorcere una concessione per niente dovuta e certamente ignorabile per anni di protervia, abuso, sopruso ed egocentrico egoismo in un combinato disposto di fan-cazzeggio sociale, etico, morale ed istituzionale. Comunque due cani, amorevole e secondo natura il primo, rabbioso ed umano abbrutito il secondo. Un soffio di vento passa tra i rami dell’abete. Ex albero di natale, lo piantai tredici anni fa dopo averne fatto festone di palle e lucine ad allietare la festività. Adesso è alto oltre il secondo piano e le sue radici si spingono affiorando verso le mura di casa; devo fare attenzione e vedere se è possibile tagliarle, altrimenti finiranno col sollevare il pavimento causando danni fino all’irreversibile. Le guardo e riguardo l’albero: maestoso ed imponente assolve alla sua funzione ed alla mia intenzione; volevo che, crescendo, facesse da schermo e da ombra, nelle giornate estive di sole quando ogni apertura all’esterno è spalancata e franca, al mio stare in relax sul divano perso nella lettura o in quel riposo del guerriero a cui tutti ogni tanto e molto pretenziosamente ci adagiamo e devo dire che il mio desiderio trova odierno riscontro; ma quelle radici …, quelle radici sono un pericolo ed occorrerà necessariamente fare qualcosa, così come qualcosa si dovrà necessariamente fare per ovviare a tutte quelle diramazioni radicolari che stanno minando i pavimenti e le mura di ogni casa, reale e metaforica, italiana. Dal fusto di questa società, esattamente quella che abbiamo voluto e costruito, indotti o non ha poca importanza, simili radici, ognuna a rappresentarne il peggio del peggio, hanno già cominciato a destabilizzare ogni cosa: l’inciampo è continuo; le difficoltà sempre più serie; il puro e semplice deambulare diventato una scalata infernale ad un mondo in salita. Doug mi guarda un po’ deluso, scodinzola ancora e guaisce”. “ … oh …” sembra dire “ … ed il pane …?”; ha ragione, vado e torno a soddisfare la sua muta richiesta, alle radici penserò domani perché domani è un altro giorno e magari, nel frattempo, decidono di cambiare direzione … .
Non si sa mai …! .