… baciamo le mani … - di Francesco Briganti

21.10.2013 19:39

Cosa nostra è una associazione criminale conosciuta in tutto il mondo; è, questa cosa nostra, uno dei prodotti italiani meglio riuscito, il più imitato, uno dei pochi che, nominato, rievoca all’unisono la nostra terra finanche più della pizza e degli spaghetti. La mafia nacque come movimento popolare a difesa dei più deboli, aveva dei codici d’onore, aveva delle linee di azione molto ben delineate: la sacralità della famiglia, la tutela delle donne e dei bambini, la giustizia d’acchitto lì dove la giustizia dei tribunali non arrivava o si faceva complice del delitto a danno del più debole. La Mafia alle sue origini poteva, all’occhio del più ingenuo, anche sembrare qualcosa di buono e di utile a cui dare consenso e rispetto e dalla quale ricevere protezione e aiuto. Fin qui la novella, la favola, la storiografia romanzata che molte volte, dai vecchi vecchi, sentivo raccontare quand’ero un ragazzetto che guardava al mondo con gli occhi della adolescenza; c’era, già allora, nei loro racconti, nei loro occhi, nel tono con cui venivano proferite le parole, una sorta di nostalgia verso quello che era stato ed una rabbia, mal celata, verso quegli abusi, quei soprusi, quelle prevaricazioni ed ingiustizie violente e non curanti, anche dello stato e della politica, dalle quali non ci si poteva più far proteggere e contro le quali non vi erano possibili vendette se non ai prezzi correnti di quella evoluzione criminale, assassina ed infingarda che ai loro stessi occhi era la “ cosa nostra”. So per esperienza diretta che i bei tempi andati e le cose dei bei tempi andati sono sempre, per chi ricorda, migliori di tutto ciò che si riscontra al presente e, quindi, capisco ed un po’ giustifico la loro nostalgia ed al contempo ne condivido a distanza di tanti anni la rabbia giustificata dagli stessi motivi ed indirizzata agli stessi diversi, ma simili bersagli. In effetti cosa nostra, ma tutte le mafie credo, sono sempre state pervase dall’interesse spicciolo di chi vi aderiva e, man mano, che quell’interesse da spicciolo cresceva come obiettivo ad esso venivano adeguati i mezzi e le azioni per raggiungerlo, sino ad arrivare al punto della bestialità per la bestialità ed al sacrificio al dio denaro di ogni altro valore. Ma il criminale, e questo, inteso non come soggetto ma come sistema di vita e valga tanto per il singolo comportamento quanto per l’associazione più estesa, ha sempre troppa stima di se stesso e ne da mostra per cui sia pure con tempi e modalità a volte tardive, finisce sempre per esercitare un fascino neanche più tanto discreto sulla fantasia popolare sino a diventare nelle piccole e nelle grandi cose costume per gli altri. Pensateci e poi ditemi se non è vero che ciascuno di noi ha fatto sue alcune regole ed alcuni comportamenti mafiosi: chi non ha mai saltato una fila, tentato di avvalersi di una conoscenza per ricavarne un vantaggio?; chi non ha mai rubato una precedenza ad un incrocio o trattenuto un resto maggiore del dovuto o taciuto, avendo finto di non vedere, pur di non avere noie e complicazioni?; chi, messo alle strette non pensa solo e soltanto alle proprie esigenze strettamente familiari e personali?; PICCOLE COSE, direte voi, ma da queste si arriva a politici, imprenditori, commercianti e professionisti vari, a grandi cose, quindi, tra le quali di opere sante proprio non se ne annoverano!. Si dirà che sto esagerando, ed è vero, sto esagerando, ma solo rendendoci conto, anche attraverso il paradosso, che siamo noi soli i colpevoli della realtà che viviamo che potremo essere in grado di modificarla e solo partendo dalla modifica dei nostri comportamenti troveremo il coraggio di ribellarci a quello ingiusto degli altri, politici, politica e stato compresi; infatti é solo con una sana, onesta, cosciente, civile ed incruenta ribellione che potremo riuscire ad essere ciò che vorremmo essere come comunità, società e nazione; altrimenti non ci sarà mai nessuno capace di scagliare la PRIMA PIETRA!.