BASTA! … ovvero salgo sul carro del vincitore? - di Claudia Petrazzuolo

13.03.2013 08:06

… e lo farei se mi chiamassi diversamente o fossi diversa; fossi, cioè, come tutti quelli che, da Scilipoti e Razzi tentando di salire su verso il genere umano passano, come i vari Gasparri, La Russa, Casini, Fini, Monti, D’Alema & company, per ogni forca caudina e sono disposti ad ogni affermazione e comportamento nefando ( vedi Ruby nipote di un faraone e lo schifo al tribunale di Milano) pur di continuare ad essere qualcosa e qualcuno anche se questo significa in realtà un “ NON ESSERE “ alcunché e NESSUNO!. Oh!, intendiamoci, pur essendoci sempre un carro fisico del vincitore con questa definizione si può e si deve intendere anche un incarico ambito, un piccolo o grande interesse personale, una carica istituzionale a cui altri hanno dato lustro e, perché no?, un giudizio altrui e diffuso che attesti quanto siamo bravi e corretti almeno in apparenza e, desiderando che TUTTI CI AMINO, nel far questo lasciamo che QUELLI CHE, INVECE, VERAMENTE CI AMANO, poco a poco, si allontanino e migrino verso altri lidi o si PERDANO NELLA LORO SOLITUDINE scegliendo l’isola deserta dell’astensione, della protesta illogica e della rinuncia viscerale ad ogni forma collaborativa e di vicinanza: si rinuncia al RISPETTO DI SE’ e PER GLI ALTRI in nome di una auto gratificazione fine a sé stessa e del tutto inutile in ogni contesto che non sia il proprio orticello. E’ questo il mondo che ci circonda; è questa la filosofia di vita che spinge la macchina di ogni potere, anche quello piccolissimo e meschino di chi apostrofa un mendicante con il “ … vai a lavorare … “ a quello grandissimo di chi può, premendo un bottone, decidere della vita di miliardi di persone: l’egoismo e l’egocentrismo come ragione di vita e come sollievo alle proprie frustrazioni e alle proprie mancanze; da qui l’accusa agli altri di essere disadattati e di essere fuori dal mondo ed io, sì, devo proprio ammetterlo, sono fuori dal mondo. Io non capisco l’atteggiamento di chi si dichiara equidistante tra un pervertito ed un giudice che fa il proprio dovere; non capisco chi non assume mai una posizione netta e precisa e filtra ogni proprio atteggiamento alla luce del “ … mi conviene? “; non capisco chi dice di amarti e di fare i tuoi interessi e nel dirlo se ne frega delle cose che ti tolgono qualcosa o ti mortificano nell’essere e nell’avere; non capisco chi non dà valore ai sacrifici, alle rinunce, al darsi degli altri perché il farlo li indurrebbe alla riflessione ed alla critica dei propri atteggiamenti e delle proprie azioni; non capisco chi, perse le elezioni o avendole vinte senza vincerle veramente, non si dimette e lascia il campo ad altre esperienze; non capisco il rincorrere chi ha acquisito un nuovo potere e nei fatti dimostra di non saper che farne o lo usa malissimo tradendo i suoi propri stessi ideali e quelli di chi quel potere ha conferito o delegato; non capisco un popolo che, sommerso dalle difficoltà, dai problemi, da una vitanonvita, continua stupidamente a credere nel domani ed in coloro ed in un cambiamento altrui che invece NON AVVERRA’ MAI!; non capisco e, peggio mi sento, non riesco ad adeguarmi; credo di far PARTE DI QUEI SOLITARI che, ad un certo punto, si arrendono alla propria inadeguatezza e sviluppano la sola cosa che consenta loro di continuare a vivere: una corazza che li difenda dal mondo e dagli altri e accettano così, che ogni cosa scivoli addosso senza lasciar segni e cicatrici cessando di essere fonte di preoccupazione; faccio parte di quelli che a questo punto di una riflessione si chiedono se non siano queste righe, anch’esse, una sorta di auto gratificazione e decidendo che, in effetti, potrebbero esserlo, DECIDONO DI NON SALIRE SUL CARRO DEI VINCITORI, ma lasciare che QUESTO passi al di fuori del proprio mondo e della propria visione della vita, perché la conclusione è che … boh!:
DECIDETE VOI, IO NON PRENDO POSIZIONE.