buon giorno mondo, perché ... - di Francesco Briganti

29.10.2015 10:29

ciò che vorrete leggere proseguendo è un commento ad un avvenimento sportivo, quindi poco interessante per molti di Voi. Se, però, voleste fare una operazione di traslazione e di immaginazione e, facendolo, ciascuno per la propria parte, le proprie convinzioni, i propri ideali, volesse identificare la situazione a descriversi ricollocandola nel campo della nostra politica, quella governativa e quella della opposizione, vera, fittizia o strumentale che quest'ultima fosse, potrà vedere, forse, tante di quelle analogie che potrebbero spingerlo a considerazioni importanti e delle quali mi piacerebbe discutere.

Non so!, forse pretendo troppo da un testo decisamente di altro genere, comunque sia, ditemi, se vi va, la Vostra. Grazie!.

" ... 'O MIRACULO e 'o miraculo ...

Il cuore, che strano organo!. batte migliaia di volte al giorno; è infaticabile, robusto, tenace al punto da scoppiare pur di non fermarsi nemmeno per riposare qualche istante, eppure, a volte, basta un sussulto improvviso ed ogni cosa cambia: sopraggiunge un'ansia che quasi soffoca, un dolore lancinante quasi fosse l'ultima stilettata fatale.

Oppure salta; si sposta inopinatamente fino in gola, accellera e si contrare più velocemente ebro di una piacere, di una gioia, di una felicità inattesa ed infinita: il cuore, la sede del sentimento in ogni uomo che si ritenga tale.

Noi napoletani, di nascita, acquisiti, per scelta ragionata o per amore, ridefiniamo il cuore in funzione di due detti popolari che sono nel riconrdo e nella mente di ciascuno di noi:

ten' o core int' 'o zuccher', (ha il cuore nello zucchero)
e
l'è venut' 'o grass 'o core, ( gli è venuto il grasso al cuore).

Sono due espressioni dialettali che, comuni, hanno nell'accezione più consueta due significati opposti. La prima sott'intende una condizione di felicità appagante ed appagata; la seconda, quasi una conseguenza della prima, ma vista in negativo; il soggetto considerato è così felice, è diventato così ricco ( di soddisfazioni, denaro, cariche o quant'altro dir si voglia), da aver assunto una alterigia mentale ed una fisionomia da sonb, da parvenu da, si direbbe in Calabria, mia terra d'adozione, " culu che non vitti mai camisa, quannu ca s'a misi sa cacau" ( sedere che non ha mai visto una camicia la volta che l'ha indossata la sporcata di merda).

Ieri, il Napoli ha confermato di aver assimilato appieno quelli che sono gli insegnamenti di mister Sarri; quattordici leoni in campo con un re della foresta a fare della giungla campionato il proprio regno incontrastato. Tutti al di sopra della semplice sufficienza; tutti tesi verso un unico obiettivo quei tre punti, che a differenza degli anni passati, sono l'unica vera tappa, quale che sia la tenzone che si sta combattendo, e traguardo per ognuno di loro. POI, e solo poi, come diceva il grandeTotò, sarà la somma che farà il totale.

Eppure, in tutto questo, ieri due note stonate nella sinfonia corale e " beethoweniana " di un inno alla gioia da filarmonica di Berlino: l'uscita di Insigne e la freddezza dopo gol di Maertens per quanto, poi, esplosa in una sorta di urlo liberatorio.

Ora, la domanda è: " quanto '0 core 'e napule" ed il " grande puffo fiammingo" riescono a capire l'importanza del tutto rispetto al particolare?. Come devono intendersi i loro atteggiamenti, come quello di colui che ha il cuore troppo nello zucchero per capire l'importanza di un gruppo atteso ad uno stesso obiettivo, ma il quale comprenderà, si pentirà, chiederà scusa e tornerà, com'è giusto che sia, nei ranghi?; oppure come quello di colui che trovandosi in una situazione in cui nemmeno lui stesso credeva adesso pensa di essere il Dio in terra con l'uno a credersi non sacrificabile all'occorrenza e, l'altro, a ritenersi troppo importante per il ruolo, un po' marginale, fin qui ricoperto?.

Sapranno loro ridiscendere con i piedi in terra e vorrà Mister Sarri, spiegare a chiare lettere che il Napoli, che Napoli, è più importante di ciascuno di loro e che quella maglia va onorata e santificata anche con l'obbedienza e l'umiltà?.

IO spero di si; io sono sicuro di si. Altrimenti, pure vincessimo tutto ...

avremmo solo vinto una battaglia, ma sarà, comunque persa la guerra degli anni a venire!. "