… calabria saudita - di Francesco Briganti

07.01.2015 08:45

Se Messina è più a est di Trieste ne consegue che La Calabria lo è ancora di più; ma la mia regione è anche molto più a sud e dunque teoricamente è più vicina all’Africa che all’Europa di cui fa parte; dunque, geograficamente parlando, avrebbero ragione quelli che ci considerano alla stregua di un popolo del terzo mondo. Socialmente discutendo, in effetti, molte cose storte succedono nella mia regione di adozione; esiste una situazione criminal-fuedale in funzione della quale vigono delle consuetudini che con la società moderna poco hanno a che fare; esiste una sudditanza psicologica verso una qualsiasi figura di potere, politica, professionale, burocratica o ecclesiastica che sia la quale, pur diffusa e comune altrove, spicca in modo evidente; si verificano delle condizioni lavorative per mezzo delle quali il precariato diventa una fortuna ed il lavoro fisso una vincita ad una lotteria; si riscontra continuamente una assenza dello stato presente nelle sue linee teoriche completamente assente per quanto riguarda ogni attuazione pratica: La Calabria, così come quasi ogni regione del sud Italia, è uno stato abbandonato nello stato!.

Eppure, in Calabria ci sono eccellenze straordinarie che, fossimo in paese civile, dovrebbero fare invidia e servire da esempio all’intera nazione.

Ho trascorso le ultime due settimane del 2014 nella mia terra. Nel ospedale di Lamezia Terme, struttura immensa come spazi e come logistica, sottoutilizzata in funzione delle proprie effettive potenzialità, mia moglie è stata operata per una protesi di anca; in quel reparto di ortopedia la professionalità nell’interventistica e nella cura dei pazienti è al massimo livello; c’è una rigidità nel orario delle visite di cui non avevo memoria ed una igiene quale dovrebbe essere la norma ovunque. Inutile sottolineare che l’intervento non avrebbe potuto avere una riuscita migliore proprio grazie alla completa sinergia esistente tra le varie figure professionali tutte ed ognuna dedita alla propria funzione con spirito di sacrificio e con la serietà e l’impegno che sono tratti caratteristici dei calabresi quando fanno della propria natura motivo di orgoglio e non solo rifiuto verso uno stato occupante.

Il ministero della sanità italiano sta vagliando come modello nazionale una aggregazione di medici di famiglia i quali si sono, diciamo così, consorziati in una struttura già ad un buon punto di realizzazione come alternativa alle difficoltà della sanità pubblica e che già offre professionalità e mezzi del tutto esaustivi considerati come supporto e come validissima integrazione a quelle che sono le risorse pubbliche; c’è una guardia medica permanente, un servizio di pronto soccorso per le urgenze non particolarmente gravi, un servizio infermieristico eccellente capace di muoversi sul territorio, una rotazione “ h 24 “ dei medici di base in funzione della quale nessun assistito, dovesse averne bisogno, troverà la propria cartella medica chiusa dietro una porta chiusa. Le esigenze specialistiche, poi, vengono soddisfatte in tempi brevissimi e senza per questo essere motivo di pena economica per chi ne avesse bisogno. Insomma una “enclave sanitaria” di certo ancora e maggiormente perfettibile, ma che, da sola, rende giustizia ad una regione ed ad un popolo.

Sono solo due esempi tra quelli per cui quella ragione potrebbe essere portata ad esempio per le altre se tutto questo non rischiasse di perdersi per l’incuria e le mancanze politiche di uno stato grassatore e, nella migliore delle ipotesi, distratto quando non proprio menefreghista. Mi si accusa spesso di guardare al bicchiere come mezzo vuoto e non come mezzo pieno; io non sono capace, mio difetto o mia qualità, di affermare che “ … tutto va bene madama la marchesa … “ quando, secondo me, ciò non corrisponde al vero, ma da oggi si ritorna al tran tran quotidiano e, per una volta, ho deciso di parlare di cose positive partendo dalla mia terra di adozione, traendone quello spunto ottimistico che va a fare il paio con la speranza greca che sembra nascere al orizzonte.

Faceva freddo stamane quando sono uscito; la strada era come al solito silenziosa ed era buio; solo quattro giorni fa, pur alla stessa ora e nello stesso periodo, giù in Calabria Saudita albeggiava già e l’aria era, per quanto invernale e fredda, molto più tiepida e senza quel gioco d’ombre evanescenti create dalla nebbia, ciò nonostante ho sentito lo stesso amore per ciò che mi circondava in entrambi i momenti.

Avessero questo sentire anche i nostri politici ….