caro amico ti scrivo … - di Francesco Briganti

20.12.2014 13:21

Cinque giorni a Natale. Poche ore, ancora all’alba; l’alba di una partenza verso una terra lontana chilometri a migliaia, vicina sempre e comunque come memoria e ricordi. Un viaggio nel tempo, nelle speranze, nelle fatiche, nelle gioie e nei dolori che hanno fatto di un adolescente napoletano un uomo del mondo.
Calabria!; terra di aspri monti e di assolate pianure; di mari profondi ed azzurri e di verdi monti silani; di golfi incantevoli e di orizzonti racchiusi da vette innevate; terra a forgiare caratteri, destini, realtà quotidiane ognuna diversa e tutte, comunque, fiere e capaci al proprio personale soggettivo obiettivo. Mi ha cresciuto insegnandomi il senso dell’onore e del rispetto; ha mitigato quella innata indole dell’arrangiarsi trasformandola in mezzo tra i mezzi da quel fine ultimo che a volte e per molti sembra essere; ha inculcato l’amore per la terra in quanto tale instillando il senso di una appartenenza scevra dal puro e semplice possesso materiale; mi ha parlato della crudezza della vita ed al contempo della sua bellezza; ha spiegato con la dovuta severità quanto importante sia l’impegno in ogni cosa a consentire ad ognuno di potersi guardare allo specchio senza doversene vergognare. Ha marchiato a fuoco il divenire di chi, in qualunque altra parte del mondo, avrebbe avuto, nel bene o nel male, un destino diverso. Migliore o peggiore non ha importanza giacché, per quanto sia o sia stato è una terra che non lascia rimpianti, ma solo tenere, dolci, struggenti, malinconiche rimembranze.
Partirò di notte. Percorrerò l’Italia da nord a sud cogliendo attimo per attimo quei cambiamenti, l’uno succedaneo al altro, che pure nel buio di un viaggio notturno si avvertono nell’atmosfera man mano che cambiano i profumi, gli orizzonti appena visibili e sfuocati nel percorso lunare ad accompagnare: la Toscana del quotidiano e dell’oggi e poi l’Umbria ed il Lazio, passaggio momentaneo di estemporanei ricordi e di lavoro e di avventure; la Campania nel ricordo di mio padre, delle mozzarelle di Mondragone, dell’infanzia a Portici, di quegli amici bambini con i quali son cresciuto in anni in cui farlo era ancora una fortuna e non un normale divenire; la Lucania in cui si palesano quelle memorie di vacanze estive a Muro Lucano ed a Pescopagano portando agli occhi il viso sfocato di Maria Rosaria, di Claudio, di Emilio e Geraldina compare e comare di cresima ed amici fraterni dei miei genitori. E poi Lei, la mia terra di adozione; cominci a sentirne l’odore già scendendo la valle del noce; ne avverti l’essenza più vicina già a Praia a Mare; ci piombi dentro all’improvviso scendendo verso Scalea ed ammirando quel mare che, d’inverno o d’estate ti apre l’anima e gli occhi ad una bellezza a toglierti il respiro. Sei a casa!, anche se mancano ancora un centinaio di chilometri.
Maria e Tonina. A casa loro passerò il Natale!. Non so ancora quanti saremo; comunque una tribù se la famiglia sarà riunita al completo. Pino il burbero, duro e coriaceo come una balestra di un camion eppure paterno e maestro di racconti e di vita vissuta; Gino il giramondo, partito e tornato come il protagonista del Generale di De Gregori e poi Natale, quel amico divenuto il fratello più grande che non ho mai avuto; ed Alba e le loro famiglie, mogli, mariti, figli, nipoti: tutti riuniti in una unica felice allegria a parlare del passato, del presente, ma e di più, del futuro ancora a venire. E ci saranno per quanto in spirito, comunque presenti, donna Caterina con la propria saggezza popolana e don Luigi le cui esperienze erano raccontate con quella facilità e quella bonomia che sapevano strappare un sorriso quando anche fossero state serie e persino tragiche in origine. E ci saranno mio padre e mia madre, che dal altro mondo, guarderanno con occhi felici a quella famiglia acquisita che noi tutti abbiamo da sempre considerato come anche nostra. Ci sarà Maria mia suocera e madre putativa e suo marito Ciccio che, magari distogliendo lo sguardo dal tresette “in paradiso” giocato con i due Luigi e con Otto, lascerà scendere una lacrima furtiva alla vista dei dolci che non potrà gustare mentre Wilma, mia madre e donna Caterina sfaccenderanno gioiosamente al pranzo di chi fu, ma che sempre, comunque, sarà.
E ci sarete Voi tutti che quotidianamente spendete del tempo e della pazienza a leggere le cose che scrivo, a commentarle, dando costanza ad un sentirsi vivo, offrendomi un supporto alla illusione di essere utile a qualcuno ed a qualcosa; lasciandomi credere, ogni giorno, che la Vostra attenzione sia in qualche modo meritata, spingendomi a continuare a credere che niente è comunque preordinato e definitivo, che tutto può sempre cambiare per quanto sfacciato e senza vergogna sembri l’andare di questo paese.
E ci sarà questo paese che per quanto mal guidato e preda degli eventi, riuscirà prima o poi a ritrovare il proprio senso dell’onore e quella dignità che ne ha fatto la culla di ogni civiltà moderna.
Io ringrazio ognuno di Voi ed a ciascuno faccio un solo e sincero amorevole augurio …

che queste feste ed il nuovo anno siano per ognuno la realizzazione di quanto più bello si possa mai sperare!.