… cats … - di Francesco Briganti

18.06.2015 08:44

Quale sia la circostanza spazio-temporale che ogni mattina fa sì che un gatto nero, più o meno in lontananza, mi attraversi la strada, io proprio non riesco a capirlo. Che mi trattenga qualche minuto in più o che acceleri il mio ritorno verso casa, imboccata che avessi la strada del ritorno, laggiù in fondo, improvviso come un temporale d’agosto, quel maledetto gattaccio compare alla mia sinistra o alla mia destra e con passo indifferente, volgendosi a guardarmi quasi maligno, attraversa la via e scompare così come è apparso. Mai che abbia potuto sapere di chi è, da dove venga o dove vada a nascondersi prima e dopo l’attraversamento di quei sei metri di strada a rompermi i coglioni ...

Questo è un paese disfatto dai problemi. E’ indubbio, troppe volte è stato detto e scritto, che il suo principale handicap è determinato da un non popolo che non riconosce sé stesso nemmeno in una fotografia ricordo. Da questa considerazione ed a cascate discendono tutte le disavventure di una nazione nata sulla rapina di un meridione ricco e troppo fiducioso ed idealista e sul millantato eroismo di pochi i quali diedero la stura al primo patto scellerato tra una formazione criminale già, pur in fieri, ben strutturata e potente ed uno stato nascente.

Questo è un paese che ha avuto, nei secoli ed a vario grado di comunione nazionalistica, diversi condottieri. Da Giulio Cesare a Matteo Renzi e con tutti gli annessi e connessi possibili coloro i quali si fecero grandi spacciandosi per patrioti sono innumerevoli come i cinesi; quelli che sono rimasti, nel bene o nel male, nel ricordo dei più si possono contare sulle dita delle mani. Se io vi chiedessi di elencarmi undici nomi tra quelli, arrivati al quarto, forse al quinto o al sesto, comincereste a fare fatica. Comunque sia, mai e poi mai nella vita, avrei creduto di riconsiderare con una qualche positività uno come Bettino Craxi.

Finito, mai in miseria, esule in quel di Hammamet per le note vicende ” tangentesche ”, il segretario socialista poteva, però, tra i tanti aggettivi attribuitigli, fregiarsi a ragion veduta di quello che lo classificava come un “ politico di rango “; uomo, cioè, dotato dell’orgoglio di una idea; che quella fosse una di stampo socialista degenerata ed asservita ad un potere che comprava e vendeva sé stesso e gli altri, poco importa a distanza di tanti anni, ma che fosse una molla orgogliosa di un ruolo ricoperto grazie a meriti personali ed elettivi, questo non si può negare.

Il nostro Bettino lo dimostrò nella propria accorata difesa nelle catilinarie in parlamento quando tentò, non creduto perché a nessuno conveniva, di accreditarsi non come un abbuffino di bassa lega, ma come il figlio di un sistema radicato e trasversalmente diffuso non solo in politica, ma nell’intero paese. Se i Di Pietro di allora fossero stati meno ingenui e/o soddisfatti della propria azione giudiziaria ed avessero scavato sino alla radice del bubbone, forse, oggi, parleremmo di un paese diverso. Ma tant’è e dunque è inutile discuterne.

Il buon Craxi, diede di sé mostra di orgoglio, anche in una situazione precedente. Al termine di un sequestro di una nave da crociera italiana e dopo che in quel frangente un passeggero americano era stato ucciso dai terroristi, le sue relazioni diplomatiche portarono alla liberazione di tutti gli ostaggi ed al trasporto in volo dei terroristi su di un aereo italiano diretto verso un paese disposto ad accoglierli. Quell’aereo sul cielo della Sicilia fu costretto dall’aviazione americana ad atterrare all’aeroporto di Sigonella, dove venne circondato dai marines che pretendevano, minacciando una azione armata, di prelevare i terroristi però protetti dalla parola di un capo di stato italiano. L’allora presidente del consiglio per niente intimorito e, forse ancora dotato di una dignità di stato e personale, schierò a difesa del proprio aereo il nostro esercito (sic!) sfidando all’azione quei marines: il risultato fu che l’Italia, per una volta nella storia,come paese fece una gran bella figura nel mentre che la protervia degli americani veniva umiliata e sconfitta.

A distanza di tanti anni ed ai giorni nostri, ancora una volta uno stato straniero, giacché questa è l’Europa, per unita che fosse, per i paesi come l’Italia e la Grecia, tenta di far prevalere i propri interessi su quelli nazionali; ancora una volta un presidente del consiglio, forse marionetta?!, mostra di alzare la voce a tutela dei diritti di un paese, di uno stato, di una nazione, di un nonpopolo che affronta la più grave crisi economica mai registrata alla quale si aggiunge una invasione, eh sì bisogna ammetterlo, di disgraziati al pari grado non più sostenibile oltre. Egli minaccia un piano B al quale nessuno nel mondo sembra credere, men che meno quei governanti di quel nonpopolo e quel nonpopolo stesso.

Le continue millanterie del Matteo sono la genesi di questa ennesima situazione, ma attribuirne le colpe solo a lui sarebbe disonesto più che ingeneroso e, dunque, qui occorre ritornare al problema primigenio di “questopaese” le colpe indiscutibili dei propri abitanti: gli Italiani!.

Perciò ed alla fine di questa lunga, ed inutile, tiritera la domanda vera da porsi è …

quando cazzo è successo che un gatto nero ci ha attraversato, per la prima volta, la strada?!.