… certe notti … - di Francesco Briganti
Nero, profondo, cupo. Blu, intenso, ferale; azzurro, crescente, oceanico, chiarificatore e vagito di un giorno che nasce; celeste, fiocco festivo di un battesimo avvenuto. A leopardo macchie di scuro inspiegabilmente racchiuse da sprazzi più chiari mentre, ad est, timido, quasi titubante il celeste vira lentamente, molto lentamente quasi al candido di un’anima vergine per poi arrossire di peccato passando ad un giallo sempre più intenso sino ad un infuocato chiarore che, esploso, ridona orgoglio e sfolgorio ad ogni cosa in natura.
Sequenza cromica quotidiana ogni dì uguale a sé stessa eppure sempre diversa. Anche solo per lo spettacolo di un’alba primaverile ciascuno si potrà dire che sarà valsa la pena l’avere vissuto!. La guardi attonito da un morfeo troppo veloce o appena smarrito di un sonno comunque saziante e soddisfatto. La guardi godendola nel mentre che ogni attimo a renderti quel che sei con te si sveglia e si muove in quella azione congiunta che ti accompagnerà per le prossime ore.
Accendi il computer nel silenzio profondo di una casa che dorme. La notte, a volte tetra compagna di ore insonni e malinconiche, certe altre in cui la spossatezza del sonno perduto non porta con sé altro se non la fregola di un giorno a venire, il desiderio di uscire e di fare, l’orgoglio di esserci, comunque ed a prescindere. La notte: i suoi sussurri, le sue voci, i suoi fruscii ed i suoi schiocchi improvvisi, a dirti di un mondo dentro e fuori di te che pur accogliendoti ti tiene ai suoi margini nascondendosi e celandoti ogni suo segreto ed tutte le vite che, attorno alla tua, nascono, campano e muoiono in un ciclo perenne di cui solo l’uomo teme gli sbocchi.
Passano i secondi, i minuti, le ore. Il tempo trascorre più lento e più lento incurante della tua fretta o del tuo immaturo sentirti perduto. L’orologio scandisce il suo ritmo a penetrare il cervello, a scandire i pensieri, a ritmare il battere accorto su di una tastiera prima fragorosa acustica presenza poi solidale e complice accolita di tutti gli altri rumori; si integra, si armonizza, si fa nota aggiunta e oggettiva della sinfonia notturna dettata da un rubinetto che scorre, dal verso di un merlo canterino, dallo scricchiolio di un vecchio mobile ad assestarsi, dal rombo di un motore a tossire scoprendosi inquinato ed inquinante quell’aria e quella atmosfera in via di risveglio.
Ed i sogni si spengono all’alba. Quelli belli e quelli brutti. Quelli che si ricordano e quelli che svaniscono senza ritegno ad un’alzata confusa di palpebre; quelli che ti lasciano un fiatone incompreso e quelli il cui languore sfida lo stomaco per l’intero giorno a venire; quelli che ti rendono felice e cosciente e quelli che “ mamma … papà …dove siete”; quelli che non faranno mai te di un bimbo diventato adulto e quelli che ti consentiranno l’infanzia tu avessi pure cent’anni. I sogni: spavaldi cavalieri o vili traditori a rendere ragione e senso ad un riposo per quanto ozioso o necessario non sempre meritato e giusto.
E la luce fu. Al chiarore delle finestre gli invisibili abitanti della residenza domicilio di ognuno, quei reali fantasmi che si aggirano circospetti senza dare nell’occhio e senza essere avvertiti se non da coloro che, fantasmi anch’essi nell’atmosfera notturna, li accolgono e li vivono per quello che sono, spariscono quali espressioni estemporanee, manifestazioni essenze di ogni uso, costume ed io che, quella casa, quella tana, quella cuccia animale, a ciascuno la propria, hanno personalizzato e reso parte comune di ogni sé a viverci e a divenire nel tempo trascorso ed ancora da trascorrere. E la luce è nel attimo fuggente di un carpe diem che sia scelta precisa e mai obbligo subito.
Apri la porta offrendoti ad essa per respirarne il profumo, per gustarne il sapore, per ascoltarne la melodia fantastica e promettente quale che sia stato lo ieri e anche tu sapessi quale sarà l’oggi a precedere il domani. E’ l’attesa speranza di un chiarore a crescere ed a brillare di un attimo cosciente in cui si dimentica ogni cosa per reinventare ogni cosa, senza pensare alla prossima notte eppure pensandoci sapendo che comunque sia, quando anche tu non ti risvegliassi …
un’altra alba verrà ed un’altra ed una altra ancora, fino alle fine del tempo!.