… che infiniti addusse lutti agli Achei … - di Francesco Briganti

09.06.2015 07:48

Si andava a Pisa; eravamo in auto diretti al aeroporto e discutevamo, animatamente come si fa quando di politica non ci si trova d’accordo. Si parlava della Grecia, del suo piccolo, ma grave debito pubblico, di come e quanto i greci avessero vissuto oltre le proprie possibilità, della necessità che onorassero i loro impegni, di quanto bene facesse la BCE a negare ulteriori crediti a chi non si predisponesse a mettere in pratica quei correttivi necessari a ridurre una spesa pubblica non più sostenibile.

Chiaramente su fronti opposti, noi, l’uno interlocutore dell’altro, pontificavamo di massimi sistemi, entrambi ad immaginarci e rispettivamente, mediatori di due diverse terapie a curare la stessa malattia. Mio cognato, tipico esponente della schiera dei governativi, quali che fossero, e convinto assertore del principio secondo cui una regola in quanto tale va comunque rispettata, giusta o sbagliata che fosse, ed io paladino del fronte che si dichiara, comunque ed a prescindere, contrario a chi di quelle stesse regole ne facesse un uso partigiano; chiarendo bene il concetto che la mia posizione era assolutamente indipendente dal chi fosse quel “chi” e dal interesse o dallo scopo che quel “chi” perseguisse.

Quest’ultimo concetto è uno di quelli più difficili a credersi per coloro i quali, invece, vedono in ogni azione un retro pensiero comunque asservito a qualche scopo.

La paura d’esser fregati!. Gli italiani, e forse gran parte del mondo, assuefatti al pensiero che l’unica filosofia vigente sia quella del tiro mancino, del bidone in agguato, della pugnalata alle spalle. Una sfiducia diffusa e, questa sì assolutamente trasversale, a fare da monito continuo per tutti ed ognuno. In effetti è proprio così che la società moderna ha disceso la china puntando verse mete sempre più infime e corruttive; come per la situazione israelo-palestinese, siamo arrivati ad un punto in cui stabilire di chi sia la ragione è un mero ed inutile teorico esercizio di scuola. Quando padroni, pardon donatori di lavoro e forza lavoratrice abbiano trasformato un dialogo, possibile, mai propedeutico, in una conflittualità permanente non è dato sufficiente e bastevole a risolvere i problemi esistenti tra di loro.

Quando uno stato, dai più definito carogna, ed i suoi cittadini abbiano visto, contemporaneamente o l’uno a precedere l’altro, la contro parte come antagonista e nemico, è cosa oramai priva di ogni significato. Quando, infine, ogni cittadino, ciascuno per la propria parte, abbia visto nel vicino un concorrente alle proprie necessità ed al proprio star bene, anche questa, è una storia di nessun interesse per alcuno.

Resta, prepotente e cinica, una situazione che vede nel divide et impera, l’unica forza capace di continuare a vincere per chiunque in qualunque situazione: sociale, politica, personale. Detto che e naturalmente quanto ci siano le sacro sante eccezioni a confermare la regola, negare a sé stessi questa indiscutibile verità, è un prendersi in giro sapendo di farlo; è un inutile continuare a credere in un deus ex machina alieno salvatore; è l’assurdo sperare che uno o più messia, uno o più insieme di conseguenti discepoli, possano, funzione di una aleatoria vincita, da soli e contro tutti gli altri, riuscire a catechizzare il mondo secondo i propri dettami e le proprie aspettative o speranze.

E’ comunque una prevaricazione di parte che non sarà mai dirimente una situazione sempre più incancrenita.

La salvezza da questa lotta di egoismi ed egocentrismi sta in una maturazione soggettiva che ogni persona dovrebbe raggiungere e nella presa di coscienza da parte di ciascuno di una responsabilità del tutto soggettiva: un esempio su tutti è quello della politica corrotta che non esisterebbe se non ci fosse una società corrotta in cui individui, sempre meno “ ognuno persona ”, sono corrotti a loro volta. Da questa presa di coscienza, ciascuno dovrebbe dedurre che il proprio lavacro consiste nel impegno responsabile e fattivo ad una lotta in prima persona con come primo obiettivo quello di cambiare il proprio sé e come successivi quelli di un cambiamento progressivo del proprio intorno in cerchi concentrici, ma sempre più larghi, esaltando i punti di incontro e di intersezione e sotterrando la concezione di scontro e di rivalsa.

Lì dove ci fosse a vincere una filosofia del confronto e dell’interesse generale su quello particolare, allora, ed ancora lì, si troverebbe una via da seguire e potrebbe essere davvero vincente quella trasversalità che stante la situazione è solo una finta panacea per un male incurabile allo stato delle cose.

Quindi la Grecia, la troika e l’unione europea e poco distante l’Italia e gli italiani.

La rigidità delle posizioni, a ciascuno la propria, non servirà a nulla. I greci a voler continuare ad essere intransigenti in alcune cose e la BCE e l’Europa a pretendere sangue da chi i globuli rossi li ha finiti già da un pezzo.

Per quanto riguarda l’Italia e gli italiani, il loro governo, quest’ultimo, ma anche tutti i precedenti, l’essersi sotto messi pedissequamente a regole che, altri trascurano a convenienza o che altri ritengono inflessibili giacché da essi mai violate, non sarà mai la soluzione definitiva se prima, dal governo a scendere giù, passando attraverso quelle cariche e quelle istituzioni che avallano o contrastano solo a posteriori, non si farà tesoro di quella autocoscienza e di quella conseguente correzione di rotta di cui sopra.

Altrimenti, la guerra, che non avrà vincitori, ma solo vinti, che si combatte quotidianamente non sarà solo mondiale …

sarà di sopravvivenza di specie.