“ CI SONO PIU’ COSE FRA CIELO E TERRA ….. “ (W. Shakespeare) - di Francesco Briganti

28.03.2015 09:15

Doug, Barrymore terzo, dall’alto del suo pedigree è un amico, cane e dobermann, che ha capito ogni cosa della vita. Quando passeggiamo per le strade deserte del borgo, di mattina presto, sul far del giorno, anche se non al guinzaglio, procede lungo la strada al mio fianco come se, muti ma telepatici, ci scambiassimo pensieri nel mentre che, entrambi, ci godiamo la magia del momento. Ogni tanto si gira a guardarmi in coincidenza delle mie pause “camminatorie” come a dirmi: “ Mbeh?!?”, poi scodinzolando mi dà un colpo di coda o strofina il muso sulla mia mano e mi riporta al attimo fuggente incitandomi a riprendere il cammino.

Stamane, in lontananza e su di un muretto ad un metro, un metro e mezzo dal piano stradale, un gatto, sfinge dal pelo biondo tigrato, solennemente strafottente si godeva il tepore di un sole al nascere del proprio turno lavorativo. Statico qual statua di sale, figlia della distruzione di Sodoma, il felino non muoveva un muscolo mantenendo l’aria di chi: “ … succeda quel che succeda, a me non me frega un c …”. Poi entrambi, cane e gatto, si sono visti, si sono guardati, si sono studiati ed in quell’attimo tutto si è fermato come fosse l’istante preannunciato del tuono che segue un fulmine lontano. Doug, ha maledetto, strattonandomi il braccio, il guinzaglio al quale era prigioniero lanciandomi un “… lasciami andare …” così evidente che il gatto ha girato la testa a sfidarlo restando, comunque, immobile e sornione: ho avuto la netta sensazione di una pernacchia la cui eco giungeva sino a noi.

Più proseguivamo lungo la via, più la luce del sole di fronte confondeva i profili, tanto più Doug, amico cane e dobermann conoscitore delle cose del mondo, si agitava e tirava verso una vendetta atavica, forse nemmeno più giustificata da cause conosciute; arrivati che eravamo a circa un paio di metri dal muretto, esattamente nel mentre che il gatto manteneva quel suo atteggiamento strafottente e sornione, con Doug che si scalmana in un crescendo di abbai, di strattoni, di colpi di coda a fustigarmi le gambe, con il tuono oramai conclamato da un eco a ripetersi ed a rimbalzare da muro a muro, da ramo a ramo, da spazio vicino a quelli lontani, ecco che di nuovo tutto si ferma, tutto diventava silenzio; persino la leggera brezza primaverile sembrava essersi fermata a vedere come andava a finire.

Code ed orecchie alte e tese Doug era immobile a puntare, attendeva lo scatto del guinzaglio che libera un collare; il gatto, figlio sempiterno di una saggezza da usi e costumi, valutava, immobile e sornione, le percentuali di sconfitta nel caso che. Io, sadicamente tentato, quasi con rabbia pensavo di lasciar fare alla natura animale per godermi uno spettacolo ferale di uno scontro tra un essere di quaranta e passa chili ed uno, altezzoso, sfuggente, decisamente inferiore come forze e potenza. Questione di attimi, di frazioni di secondo, poi, ho tirato Doug verso di me e ci siamo allontanati ritornando verso casa.

Sulle nostre teste, perpendicolari a noi tre, rispettivamente nati da ognuno senza che ciascuno conoscesse chi era il padrone del uno o del altro, tre pensieri si scontravano ad un incrocio conosciuto e vecchio come gli atomi che formano i mondi:

“… non è successo nulla, c’era bisogno di tutto quel casino?”.
“ … abbai … abbai e non ti lasciano mai fare …”.
“ … sarebbe ora che questo conflitto si risolvesse una volta e per tutte …”.

Il gatto riprendeva a godersi il tepore del sole mentre noi sparivamo oltre la curva.

Questo è un giorno speciale. Questo dovrebbe essere un giorno speciale. Questo potrebbe essere un giorno speciale. Questo non sarà un giorno speciale.

A Roma, oggi, 28 marzo 2015, in piazza del popolo (già nomen omen) Maurizio Landini convoca quanti più possibili tra gli scontenti di un paese allo sbando ed allo sfascio; non ho dubbi, spero, che quella piazza sarà stracolma. A migliaia, a decine di migliaia, a centinaia di migliaia, addirittura, nella più rosea delle speranze, a milioni saranno i presenti. Il malcontento e la disperazione urlano a gran voce e con matematica ragione la loro frustrata presenza quotidiana sulla italica terra e, per questo, non mancheranno di esserci. I resoconti ci diranno, poi, lo svolgersi dello scorrere di un giorno di storia. Io non ci sarò; avrei voluto, ma non ci sarò. Poco importa al mondo questo fatto, così come a me, poco importa del mondo e di ogni sua riunione urlante alla luna nel mentre non vede un asteroide distruttore sempre più in rotta di collisione.

Io sarò sulla rotta di casa e lascerò alle mie spalle, atteso a godersi il tran tran, su di un muretto, un gatto cosciente che mai e poi mai …

qualcuno libererà il proprio cane da quel guinzaglio maledetto!.