… cielo a pecorelle … - di Francesco Briganti

13.09.2015 09:45

Ho incontrato sulla mia strada, stamattina, due persone. In una improbabile tuta da footing, entrambi, passeggiavano guardando davanti a sé: lui aveva ad una mano un bastardino al guinzaglio mentre l’altra stringeva la mano della sua compagna. Passeggiavano guardandosi ogni tanto e si sorridevano. Alto con radi e bianchi capelli, bassina e bionda fuori tempo; qualche passo più avanti l’amico li precedeva quasi ad indicarne la strada. Il sole al suo sorgere sulla via di quel cane per un attimo abbagliandomi me li ha nascosti alla vista, dissolvendoli, poi, oltre la curva come fosse la visione di un futuro improvvisamente palesatosi nel presente …

Due tenniste italiane sono state, ore or sono, le eccellenti protagoniste degli U. S. Open di tennis; quale delle sportive abbia vinto, io non so e nemmeno mi interessa; ma qualcuno di certo saprà tutti i particolari di come la protagonista sia arrivata ad innalzare al cielo quel trofeo: anche questo social è pieno di riferimenti relativi e di orgogli patriottici da essi derivati. Lo sport, fosse il calcio, una piscina, una pista di atletica o un ring a macchiarsi di sangue, è un ottimo placebo per i dolori e del corpo e dell’anima. Nella vittoria di uno ciascuno riesce a ritrovarsi in quel “ we are the champion” che ha lo stesso effetto di una scarica di adrenalina in un momento di panico senza, però, mai indurre nessuno ad iscriversi, come praticante, a quello sport al momento sugli altari.

Che siano duecento venti o cento settanta cinque i milioni del costo di un A 330 poco importa; che sia stato usato per l’occasione oppure no, a questo punto importa ancora meno. L’air force One italiano necessitava alla nostra politica esattamente come i tot F35 acquistati che ci permetteranno di fare la nostra brava figura di merda nella prossima guerra cui dovessimo partecipare. Quello che importa è che i soldi, la pecunia, il denaro, la moneta, il guiderdone, il grano per comprarli e pagarli c’è, e se non c’è si troverà, e se non si troverà qualcuno verrà depredato, rapinato, inculato e soppresso pur di ottemperare a quegli obblighi a cui lor signori costruttori e venditori di aeromobili non permetteranno di sottrarsi a costo di costringere qualcun altro a non potersi più curare, a morire di fame, ad uccidersi per la sopravvenuta stanchezza di vivere.

Sei mila euro a testa costa all’anno alle finanze italiane la salute di ciascuno dei nostri parlamentari. Ora, io ho fatto un calcolo approssimativo su quelle che furono le condizioni fisiche di mio padre nei momenti più acuti della sua malattia. Non vedente, il mio papà, Quel Dio se c’è ne abbia cura, prendeva farmaci per la pressione, per la prostata, e negli ultimi tempi terminali unità di morfina come se piovesse; ebbene ho rapportato il costo di quei mesi alla lunghezza di un anno e non sono arrivato alla cifra di sei mila euro!. Ora io mi chiedo e chiedo: “ succede che la politica rende ognuno quale malato in condizioni peggiori di un “qualunque terminale “ senza che mai questo termine abbia la gioia, per noi tutti, di realizzarsi, oppure questi bastardi riescono a fottere ed a fotterci anche con le medicine e con la sanità personale?”.

Narra la storia che un giorno un ministro di corte riferisse a Maria Antonietta di Francia che il popolo era al limite essendo finite tutte le scorte alimentari in Parigi. “ … Maestà! … “ le disse “… il popolo non ha più pane da mangiare … “. La regina, a tutt’altre faccende affaccendata, ebbe bisogno le si ripetesse la cosa un paio di volte; non che sua altezza fosse distratta, cinica o strafottente, succedeva proprio che ella non capisse il fulcro di ciò che le stavano dicendo, tanto che la sua risposta fu, dopo un attimo di smarrito sbigottimento : “ … ebbene, che mangino delle brioches … ! “. Maria Antonietta, comprese poco tempo dopo, esattamente nel momento in cui madame de Guillotin le rendeva l’ultimo omaggio, quanto deleterio fosse per un sovrano, un governante, comunque un politico non comprendere e non avere contezza delle condizioni del proprio popolo.

“ … il brutto sarà … “ mi ammoniva la buon anima di mia madre, che sia alle stesse cure del suo amato compagno, “ … quando ti sveglierai e ti troverai senza testa … “. Non verificherò mai abbastanza quanto avesse ragione: l’ignoranza, la stupidità, il bieco arrivismo ed interesse egoistico, prima o poi aprono l’uscio a madame de Guillotin quali che siano le sue forme e sembianze; quali che siano le illusioni e gli auto convincimenti di chi quell’uscio tiene sbarrato; quali che siano le barricate di chi, convinto della propria intangibilità, le innalza a difendere il proprio piccolo o grande, miserrimo e meschino, orticello.

… erano due di noi tutti; era la curva del mio, del nostro futuro, era quel sole della giustizia che faceva splendere quel cammino in cui, alla fine, tutti ed ognuno, ci si perderà. Ed allora, perché non riprenderci quelle brioche che bastardi genetici ...

mangiano alle nostre spalle?!.