… cin cin … - di Francesco Briganti

27.12.2015 11:59

Ed ecco che stamattina è un altro giorno!. Il Natale è passato; gli apparati digerenti, quale più quale meno, soffrono della sindrome da abbuffo; lì dove, giocoforza, si è rimasti tal quale gli altri giorni si può smettere di fingere che tutto vada bene; lì dove tutto va bene si può smettere di fingere un interesse altruistico che non c’è mai stato; lì dove si comanda, governare è un’altra cosa, si continua a sparare cazzate sempre più grosse man mano che la situazione migliora per pochi e peggiora per gli altri; lì dove la festa sarebbe una liturgia si può ricominciare a tramare nell’ombra contro un uomo che prima o poi incontrerà la propria croce; e lì dove favole e realtà si incontrano per poi salutarsi definitivamente albergano i giornali di partito, la riforma della rai, la legge elettorale, la riforma del senato, l’abolizione del art. 18 ed il disimpegno politico di Landini a lasciare campo libero a tutti coloro che si ingegnano a costruire partitini inutili e senza futuro.

Dunque la vita vera ricomincia e ci fa piacere sapere che il mondo ha fame d’Italia: se non di altro di sicuro di quei pezzi non ancora sfasciati e che valgono qualcosa sull’altare del dio denaro. Il guelfo ghibellino sorride a Quattro ganasce; la Boschi festeggia un padre per bene in una famiglia per bene che pare abbia venduto le proprie azioni della banca dell’Etruria solo un attimo prima del fallimento della stessa: quando si dice la prevviggenza affaristica casuale e mai causale. Alfano, leader del nulla applicato al potere, ci allerta sui pericoli dell’immancabile Isis alla quale del Natale non frega un accidente; il ministro del lavoro fa sapere che tre miliardi spesi in sgravi fiscali per ottenere duemila nuovi contratti di lavoro sono un successo mega galattico; quello delle finanze gongola sulla crescita del pil pari ad uno zero qualcosa; I media tacciono alla grandissima sul fatto che nei bidoni della spazzatura e nelle stazioni e sotto I ponti, si cercano vettovaglie e ricoveri estemporanei rispettivamente, al nord, al centro ed al sud..

Quindi abbiamo tre giorni di oasi realistica prima di altri due di coma festaiolo ad attendere un duemilasedicesimo anniversario post Cristo Nato; la sosta in questa oasi “tricircadiana” occorrerebbe santificarla con una morigeratezza nei costumi alimentari e con una immersione profonda nella realtà comune ai più, sì da predisporsi, passata la sbornia “capodannica” ad una lotta dura e senza paura contro quello che ci pioverà addosso a partire dal due gennaio. I più ottimisti, fra I gentili, parlano di un alluvione di aumenti e di sacrifici; I più ottimisti tra I governanti ed i, comunque, benestanti non parlano perché se ne fottono e tutti gli altri si dividono tra quelli che, a prescindere, nemmeno conoscono un Pasquale, hanno alzato I muri a difesa del proprio orticello, hanno acceso ceri i più vari e colorati al proprio santo protettore o alla propria icona di speranza, tutti lasciando I più derelitti e deboli ad insaponare una corda o a decider se saltare oltre una ringhiera o ficcarsi un proiettile da qualche parte.

Perciò, mentre Cristo e Francesco, entrambi a chiedersi chi glielo ha fatto fare, studiano rimedi incuranti del pericolo, i Matteo banchettano sulle ceneri: uno dell’Italia e l’altro dell’intelligenza; I politici, distrutti dall’indefesso lavoro svolto nell’ultimo trentennio pasteggiano sui e dei fessi ed alla faccia di noi tutti; la benzina non cala, nonostante il bassissimo costo del petrolio, perché ancora risarciamo I costi delle guerre d’Africa; lo smog si mangia I polmoni in primis e lentamente ogni cosa della rimanente parte funzionale di ciascun organismo; i migranti continuano a tentare la fortuna alla roulette del casino mediterraneo; i bambini si rifiutano di nascere; I nati si rifiutano di sposarsi; gli sposati vorrebbero una realtà differente e la realtà s’è rotta I coglioni di essere quella schifezza che è.

E allora, facendo nostro il dannunziano “ memento audere semper “, baldanzosamente proseguiamo il nostro cammino lungo le sponde di questo Stige nostrano sperando che alla sua foce non ci siano degli inferi peggiori, ma quel paradiso che, a forza di promesse: elettorali, filo governative, dall’opposizione, dal clero, quale che sia, dal divino e dal profano, ha persino smesso di chiedere a sé stesso se esiste per davvero o …

anche a lui hanno raccontato una fregnaccia.