... dato mortal sospiro ... - di Francesco Briganti

04.06.2016 08:59

Roma e Napoli : la capitale del regno d'Italia e quella che fu la capitale del regno delle due Sicilie; I Savoia ed i Borboni gli uni a rapinare paesi progrediti ed industrializzati, gli altri a non saper difendere un regno, un popolo, una storia. Dunque la monarchia, quelle monarchie, di certo non in grado di far gli interessi di un popolo se non a scapito di altri popoli o del proprio stesso popolo; perciò ecco che la monarchia, quelle monarchie, è stato un bene siano state cancellate dalla faccia della terra.

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano stanco di un ventennio di dittatura; ignaro di andare incontro a mezzo secolo di protettorato americano retto da governatori democristiani ed a due successivi ventenni di democrazia millantata ognuno dei quali retto da omunculi attesi solo ai propri sporchi e metastatici interessi, decretò con un voto popolare, per la prima volta espresso anche dalle donne, di voler decidere per proprio conto il chi, il quando, il come ed il dove: fu pia illusione, come la cronaca di quei giorni racconta e come l'allora futuro e l'oggi presente dimostrano.

Resta il fatto però che gli italiani preferirono la Repubblica ad un regno, fosse mefitico e traditore o civile e all'inglese poco importa, ed il nostro paese Repubblica è stato, sia pure tra mille barbari tentativi di sovversione, sino a quando un cerchiobottista, né carne né pesce, di destra quando stava a sinistra, illuso imperatore quando primo cittadino, non decise che quale che fosse la forma apparente, sotto di lui l'essenza non poteva essere che monarchica e, stuprando ogni passaggio costituzionale, prima con trame segrete, poi, astutamente rinominato e palesemente, cominciò a regnare ed ancora pretende di farlo, alla faccia di un attore ad averlo sostituito.

Domani si vota sia a Napoli che a Roma uniche due città dove pare ancora ci sia una competizione a sindaco libera da giochi di potere e da decisioni prese alla faccia del popolo.

Roma: escludendo il povero Fassina la cui mediocrità è sancita dal lungo tira e molla precedente alla sua uscita dal Pd, in lizza ci sono almeno quattro candidati che in teoria potrebbero tagliare il traguardo; per molti versi, non tutti uguali tra loro, si potrebbero definire tutti, quali per una caratteristica, quali per un altra, di estrazione di centro se non di destra dichiarata. Su tutti, pur non essendo io un "grillino", spicca la Raggi se non altro per freschezza, schiettezza, onestà, almeno apparente, con una linea di programma che, se avesse modo di attuare in serenità e senza ostruzioni, palesi o nascoste, farebbe di Roma e nel tempo occorrente, una metropoli diversa e moderna.

Io, però, se fossi in Lei ambirei non essere eletta, giacchè sempre quel re e quel suo governatore, faranno di tutto per farla fallire con il preciso scopo di
SPEGNERE QUELLA SPINTA PROPULSIVA CHE IL MOVIMENTO HA, DI MODO CHE lor signori SE NE POSSANO, poi, AVVANTAGGIARE A POSSIBILI E PROBABILI ELEZIONI POLITICHE DOPO IL REFERENDUM DI OTTOBRE.
Ma tant'è e dunque ogni augurio affinché non solo vinca, ma sia capace di non diventare una ennesima delusione.

Napoli: non vivo nella mia città natale da più di mezzo secolo ragione per cui non posso confortarmi, non so valutare e non posso apprezzare con il giusto metro quanto il primo mandato De Magistris sia stato costruttivo oppure no; sento su questo, voci dissonanti e addirittura contrastanti; ma una cosa è certa, Luigi è persona onesta, è amministratore con le palle, è uomo che non ha paura del re e del suo governatore e gliele ha cantate ai quattro venti sbilanciandosi anche con quel linguaggio popolare che rende il napoletano, quando si incazza, franco da ogni cerimonia e per nulla timoroso delle conseguenze.

IO, se votassi a Napoli, sceglierei comunque Lui tutta la vita e ciò per due motivi: a) perché per amministrare una città come Napoli e cambiarla in meglio cinque anni non bastano ed occorre più tempo e la massima collaborazione dei cittadini; b) perché forte di un secondo mandato a sindaco De Magistris potrebbe a tempo debito fare da contraltare di sinistra alle invereconde pretese di quel governatore da operetta deciso a diventare, una volta e per tutte, il CAUDILLO DI QUESTA NAZIONE.

Dunque il 5 giugno si vota; dalle Alpi a Pantelleria come dal Manzanarre al Reno, sperando che quel " popolo fu siccome immobile" non resti "spoglia immemore" ma risorga qual novello partigiano ad evadere da una metaforica Sant'Elena ...

per ricominciare la conquista della propria REPUBBLICA!.