…de hominis natura … - di Francesco Briganti

13.04.2015 07:52

Tre sono i potenti: il papa, il re e chi non tiene niente!. E’ un vecchio detto napoletano in cui si evidenzia una delle verità dogmatiche che regolano, nei fatti, l’andare di questo mondo. Perché siano potenti il papa ed il re, intesi non come figure soggettive, anche se lo sono, ma come emblemi di quello che è, comunque, un potere costituito rispettivamente teologico quindi dell’anima e del pensiero e quello sociale e perciò del comportamento e della interazione, è cosa superflua da precisare e risaputa anche dal più imbecille degli aventi diritto; perché lo siano coloro che non hanno nulla è cosa che attiene più ad un filosofia anarchica, atomistica e meccanicistica che al sentire comune.

Nel suo “ De Rerum Natura “ il poeta latino Tito Lucrezio Caro immagina l’uomo composto di infiniti atomi, tra quelli vaganti nell’universo infinito, raggruppatisi in un “io” materiale ed a formarne quella parte, diciamo così, spirituale, l’anima, la quale una volta morto il corpo disgrega di nuovo i propri atomi che vanno a disperdersi nell’universo in cerca di una nova aggregazione. Egli predica un costante richiamo alla realtà immanente, il quotidiano di ognuno, ed incita a non vedere negli dei, quali che fossero, gli autori di ciò che avviene ovunque in natura; dunque, egli pone al centro di ogni avvenimento l’uomo in quanto ricercatore di quelle causalità a spiegare tutto ciò che gli avviene intorno e, nello stesso tempo, quale responsabile di quel tutto in divenire.

Da tutto ciò l’uomo assoluto padrone di sé stesso; scienziato del proprio intorno; libero da ogni condizionamento teologico e, sopra ogni altra considerazione, libero dalla paura della morte che non diviene altro se non un passaggio da uno stato fisico ad un uno transitorio prima di un ulteriore stato fisico ed eccoci, allora, al concetto derivante di uomo anarchico inteso come governatore del tutto in un mondo di governatori del tutto e quindi in un mondo di nessun governatore. In quel tipo di mondo dove tutti governano, ma, in realtà, nessuno governa ecco anche che il concetto di possesso diventa una opzione inutile in quanto non è più un gradiente qualificante di status né, perciò, un metro di misura o una soddisfazione di un bisogno; ecco, quindi, che l’uomo veramente libero è colui che non nulla e questa condizione di libertà lo rende potente di quella forza che, scevra da ricatti fisici o morali, lo individua capace di ogni cosa.

Nella nostra società consumistica odierna, in buona fede o per maligno preveggente progetto, tutti sono stati spinti al desiderio ed al conseguente possesso di qualcosa; tutti vengono giudicati, bisogna ammetterlo senza false ipocrisie, in funzione di ciò che sono in quanto avere e l’avere diventa determinante per l’essere, un essere che in cerca sempre di qualcosa, quale che sia, si è trasformato lentamente, in maniera quasi indolore, in un apparire condizionato e schiavo di ogni regola possibile pena la privazione di quel avere di cui sopra e dunque facilmente governabile, di più controllabile, e, peggio, dominabile persino nel pensiero.

Oggi, però e più che mai, chi non ha nulla diventa appartenente alla categoria dei potenti solo se della propria condizione fa vanto filosofico di vita e non spunto di partenza arrivistico e finalizzato ad un successivo possesso giacché solo se si considera la propria libertà, fisica e di pensiero, l’unico vero possesso indispensabile ogni cosa diventa mutabile, ogni situazione superabile, ogni potere abbattibile e sostituibile. In un mondo in cui i governanti ritengono di essere i messi in terra di un potere superiore, trascendente, economico-finanziario, di interesse personale o di bottega che sia, in nome del quale ridurre succubi tutti gli altri, ESSERE al pari dei quei potenti ecco che rende capaci di contrastarli, combatterli e persino vincerli.

Ora ed in assoluto anche finalmente comprendere che non combattere per non perdere ciò che si ha non è che il mezzo certo per perdere comunque quel qualcosa può essere il primo passo verso la libertà; riuscire, poi e quindi, a decidersi di correre il rischio, rinunciando di fatto e di già al concetto stesso di possesso, è il secondo passo; infine il combattere è il terzo ed ultimo passo che rende liberi.

Per quanto riguarda me, io non sono il papa, io non sono un re, ma è già da tempo che …

ho scelto di essere un uomo libero!.