Di malavoglia - di Francesco Briganti

09.10.2013 05:46

… E poi ditemi che non ho doti medianiche! Stamattina scrivevo, ma facile profeta neavevo parlato già qualche giorno fa, testuali parole: “… Una rivoluzione se anche solo una di queste cose trovasse una realtà finalmente realizzata in un più o meno vicino futuro, ma il tutto entro qualche giorno al massimo sarà soppiantato da una colica berlusconiana, da un fermo e vibrante monito … “, ed ecco che, puntuale come gli aguzzini di affamaitalia, il nostro caro re ed imperatore, Giorgio primo il Partenope ci ri fa. Dall’alto del suo scranno più alto, urbi et orbi, destinato al globo teraqueo ed alla velocità della luce propagato e diretto verso lo spazio profondo e quelle stelle da cui tutti siamo discesi qualche miliardo di anni fa, Giorgione il grande preda di una lacrimuccia di commozione, secondo me più cataratta, che scende lenta lungo la guancia sofferta ed avvizzita dai troppi sacrifici politici, lancia il suo grido disperato a favore dei carcerati e dei, comunque, detenuti nelle patrie galere: “ Le carceri sono un dramma, scoppiano per il sovraffollamento, occorrono in primis l’indulto e l’amnistia”. Sono andato a riguardarmi gli otto anni precendti oggi della reggenza di Sua Maestà e sono quasi sicuro di poter dire che il Nostro non si è quasi mai preoccupato delle condizioni fatiscenti delle carceri italiane e, tantom meno, di quelle di coloro che, per giusta causa le occupano. Sarebbe troppo facile per me dire che in questo paese ci sono priorità precedenti, una su tutte, il lavoro mancando il quale alcuni, giovani o vecchi che siano, si vedono costretti dal bisogno a trovare vie alternative alla fame quali il delinquere per esempio, ragione per cui già se si spingesse per risolvere questo problema contribuiremmo a sfoltire l’affollamento. Ma non farò del facile populismo e quindi dirò che era ora che il nostro sovrano desse uno sguardo a quel popolo di carcerati costretti a vivere in condizioni da lager nazista; era ora che si lanciasse in un monito che non fosse punitivo per la magistratura, era ora che desse un segno di vita ispirato all’umanità ed alla carità cristiana del perdono. Detto tutto questo, però, e premesso che io da quel miscredente quale sono non credo alle coincidenze, mi pare che i tempi siano sospetti. Mi spingo in una analisi di ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Il signor Berlusconi, vistosi oramai nella migliore delle ipotesi a raccoglier patate e pomodori da don Mazzi, scaglia il suo esercito di “bravi” contro il governo Letta e pretende le dimissioni dei suoi seguaci; contemporaneamente la pitonessa Santadeche che dice di cotte e di crude contro i tradimenti delle alte sfere; poi lo stesso nano si fa sorprendere come se fosse l’ultimo dei fessi da un giornalista a raccontare che Giorgione ha subornato i giudici prima della sentenza Mondadori; quindi i parlamentari Pdl inscena nano una diatriba ed una finta diaspora; gli insulti seguono gli insulti e quasi nel centro destra si arriva allo scontro fisico. Si giunge così al giorno fatidico ed al momento del voto un Berlusconi sofferente e, agli occhi del mondo, sconfitto, sputtanandosi in maniera irreversibile, si rimangia ogni cosa e vota la fiducia al Letta, il quale gongola come un gallo su di una montagna di merda. Nessuno al mondo ci ha capito nulla!. Tutti a dire che il berlusca era finito, che il berlusconismo era finito e che l’Angelino stava brigando per ricostruire una nuova DC. NOI, I FESSI, di questo paese a dire e a ripeterci: “ Questa volta è fatta; ce lo siamo tolto dai coglioni!”. Scusate il linguaggio, ma quando ci vuole ci vuole. Ebbene eccoci serviti!. Il nostro essere democratici e non giustizialisti deve farci apprezzare il gesto di carità cristiana che andranno a votare per rispondere all’accorato appello del sovrano e non potremo farci imbestialire dal fatto che l’indulto e l’amnistia daranno il libero “VAI” anche al signor Berlusconi perché così come era ingiusto fare delle leggi che favorissero lui altrettanto ingiusto sarà emanare leggi che escludessero solo lui. Quindi ecco che adesso i pezzi di un puzzle che sembrava impazzito ritornano come d’incanto ognuno al suo posto, l’insieme si ricompone ed il quadro assume il suo aspetto definitivo: quello di un paese cloaca, governato da ratti campagnoli, e sono un signore, che scorazzano liberi e felici in un aia di polli di allevamento: NOI!.