… dietro l’angolo … - di Francesco Briganti

03.07.2015 08:32

Nel settembre del novantatre, dopo un periodo burrascoso della mia vita e come augurio per quello che andavo ad incominciare, mi regalarono, meglio ci regalarono, un tronchetto della felicità. Quella pianta crebbe rigogliosa e florida per sette anni, poi ed improvvisamente, cominciò a rinsecchirsi nel contempo che le mie cose subivano più di una qualche battuta d’arresto.

Trasferiti che fummo in Toscana, pianta al seguito, vivemmo, tutti compreso il tronchetto, un biennio di adattamento e di nuove opportunità fino a che, ed ancora una volta come se ispirato da un sentire premonitore, la pianta gettò nuove foglie, si rinverdì e prese ad fare bella mostra di sé. Ancora una volta la mia, la nostra vita, cambiò e prese una direzione abbastanza tranquilla e soddisfacente. Dopo ventidue anni quella pianta ha attraversato almeno tre periodi di alterna esistenza; ieri, dopo che circa due mesi fa l’avevo passata in terra per cercare di fermarne il declino e dopo che l’avevo oramai data per spacciata, mi sono accorto che ha messo due nuove foglie: sono di un verde intenso, sono lucide, sono bellissime!.

Io non sono, per indole, per crescita ed ambiente, per addestramento militare, un tipo pacifico. Ne ho prese e date tante dalla ed alla vita e viste che mi è assolutamente impossibile porgere l’altra guancia: mai ed in nessun caso. Eppure, ciò nonostante, avendo appurato e sperimentato che la violenza non genera altro che violenza ulteriore, dovendo figurarmi su questo network in qualche modo e non ritenendo di doverlo fare con una mia immagine personale, di nessuna utilità per nessuno, decisi di farlo servendomi, in piena coscienza, di una foto del Mahatma.

Non fu una scelta a dispetto, ma anzi fu una razionale e precisa giacché ho sempre ritenuto che Gandhi non potesse non sapere o non aver confessato almeno a sé stesso, che il proprio atteggiamento di attiva passività sarebbe stato, come fu, comunque fonte di violenza in azione, sia pure altrui, e come reazione. Dunque, per quanto dichiaratamente pacifista, anche il grande Mohandas fu, in una qualche maniera e per induzione, un combattente pacificamente violento.

Nella mia terra d’adozione c’è un proverbio che ogni tanto cito: “ … va tutto bene, ma solo sino alla curva!”. Sta a significare che un uomo che sia tale può e deve sopportare ogni cosa gli capiti, ma solo e sino a quando quel suo atteggiamento non diventi prona vigliaccheria e pedissequa acquiescenza alla mortificazione della propria dignità e del proprio orgoglio. Quando quel limite fosse sorpassato senza contemporaneamente generare una reazione in positivo, allora quell’uomo non sarebbe più un uomo, ma una sottospecie destinata, quale che ne fosse il modo ed il tempo intercorrente, all’estinzione. Il tronchetto della felicità che mi, ci, accompagna da oltre un ventennio ha sancito, sempre e puntualmente, il momento in cui si era arrivati a quella curva fatale dopo la quale occorreva darsi una regolata.

E’ stato per questo motivo che, avendolo dato per spacciato, il mio atteggiamento nei confronti della vita, quella di tutti i giorni e quella più generalmente intesa come comunione di viaggio con il mio intorno, è cambiato da discepolo gandhiano anche a predicare razionalità e lotte non violente a partigiano dichiarato; non solo nei fatti personali, cosa che non ho mai trascurato in prima persona, ma anche nel modo di pormi al esterno e di illustratore o, meglio, di analizzatore di una realtà la quale non può più attendere, per nessuno, che la protervia e l’abuso rinsaviscano spontaneamente e si redimano in una improvvisa considerazione ed in un neonato rispetto del potere nei confronti di chi lo subisce. La Grecia è il tronchetto d’Europa!.

Personalmente, io, e già da tempo, ho fatto la scelta di non essere più ricattabile da chi che sia; di conseguenza mi sono conquistato uno status che mi rende le cose più semplici e mi sorregge, quotidianamente, nella mia sfida a questo stato grassatore e maramaldo; so, che la cosa non può essere imitata da tutti proprio perché, ognuno, conserva quei legacci e quelle soddisfazioni effimere, per quanto reali e durature almeno nelle speranze esse siano o sembrino, create apposta per incutere il timore di una perdita materiale; ma, ciascuno, stante e continuando questo squallido andazzo, dovrebbe, per propria salvezza personale, ed in un discorso più generale e generalizzato, individuare una propria forma di lotta tale, non da escludere una “nuovissima classe governante” legittimamente eletta, qualunque essa fosse, ma incutere, ad essa nel mentre che lo fa alla vigente, letteralmente, il terrore di anche solo pensare ad un comportamento quale non fosse funzione del diritto e del bene generale.

Io credo che ognuno di noi, se bene si guarda attorno, potrà individuare il proprio tronchetto della felicità ed in simbiosi con questo verificare sin da subito di essere arrivato alla fatidica curva; si accorgerà che …

a quella curva, oramai, ci sono arrivati quasi tutti!.