… E’ buia la strada … - di Francesco Briganti

09.11.2013 09:38

I fari lanciavano in avanti un cono di luce che avrebbe voluto essere d’aiuto alla stanchezza degli occhi e al tedio dei pensieri, riuscendo però, solo ed appena, a focalizzare una maggiore attenzione. Ebbe la tentazione di spegnerli e di continuare al buio, ma la mezzeria che continuava a scorrere tra le ruote dell’auto, metro dopo metro, in quel girovagare inutile di una serata interminabile da passare sembrava ammonirlo a non fare sciocchezze …. .Si immaginò davanti al camino. Seduto alla poltrona a guardare lingue di fuoco inseguire avanguardie lanciate verso l’alto ad ogni scoppiettare di legna; il bicchiere di cognac a fargli compagnia e il liquore scendere bruciando lungo l’esofago nel tentativo di sfondare una porta contratta e dichiaratamente in sciopero. Batté le palpebre e corresse la rotta per evitare l’albero che si avvicinava alla sua sinistra, lo scarto improvviso riportò la mezzeria esattamente al centro delle ruote ….
“ … sopravvivere sotto un soffitto di piombo e non accorgersi di poter vivere avendo le stelle nel proprio destino…”
Il pensiero rollava impazzito tra i suoi flutti cerebrali contribuendo in maniera decisiva alla nausea crescente da mal di vivere che da qualche tempo sentiva crescere dentro di sé. Perché non riusciva più a far quadrare i bilanci della sua partita doppia?, perché gli sembrava una certezza il credito che sentiva di vantare ad un mondo che lui stesso aveva costruito?, perché nessuna zolletta di zucchero scacciava l’amaro gusto perennemente presente sotto il suo naso? Domande, domande ed ancora domande che, senza risposte coerenti, diventavano sempre più pressanti e asfissianti … .“ Io non sono capace a parlare di me…” pensò continuando a seguire la riga bianca filo d’Arianna di una destinazione inconsapevole; “ E' una cosa talmente vera che per raccontare di me e della mia vita mi sono inventato scrittore di storie: spesso narrate in terza persona, qualche volta soggettivamente, ma quasi sempre espresse frammiste a vicende immaginarie o a ricordi, forse, altrui. Sono un sensitivo non nel significato esoterico del termine ma nell'accezione che mi piace dare alla parola, sono uno che vive di, per e con il sentire. Avvertire a pelle le cose, gli altri, le atmosfere, pensare di poter guardare le persone negli occhi per sentire dentro di me i loro pensieri, il loro vissuto, è una di quelle convinzioni che mi aiutano a vivere e che mi rendono sopportabile quelle valanghe di sensazioni improvvise e non cercate da cui a volte mi capita di essere sommerso. L’essere poi riuscito ad acquisire il cinismo necessario ad ignorare gioie e dolori, illusioni, delusioni e disillusioni, mi rende impermeabile, mi piace crederlo almeno, a tutto e quindi, controsenso dei controsensi, mi rende possibile vivere di gioie e dolori, propri e degli altri, facendo sì, però, che nessuno di essi possa mai sopraffarmi al punto da lasciarmi basito e distrutto: “ Guardami guardarti, entrambi, forse, vedremo qualcosa dell’altro”…. . Le cime degli alberi, piegate dal vento di ponente si flettevano nella fuggevole luce dei fari dando impressione di spezzarsi da un istante all’altro; per un attimo catturarono la sua attenzione all’approssimarsi di un auto in senso contrario, il clacson furioso dell’altro conducente riportò la mezzeria alla sua sinistra lasciandolo ignaro degli accidenti rimbalzati sul parabrezza … . “ … Io non so parlare di me a me…” la mezzeria ritornò a fare da guida ai suoi pensieri. “ … mi riesce forse bene mettere l'una dietro l'altra parole cercando di trasporre degli stati d'animo che aiutino a capirmi o a capire, vorrei ricavare qualcosa di me o da me e scoprire qualcosa di diverso…. Io esisto? Esisto anche se non in rapporto con altri? Questa domanda dice qualcosa di me? Lascia trasparire chi sono? Sono forse una spugna, un sensitivo che ha tanto bisogno dei sentimenti, da vivere del e nel sentire quelli degli altri o viceversa sono uno talmente sommerso dal sentire i sentimenti degli altri, da non riconoscersi più la capacità di averne di propri?..., io non so, o non lo so più, o non l'ho mai saputo…”. Accese l’ennesima sigaretta e respirandone l’essenza ne espirò il fumo al finestrino chiuso al freddo della sera inoltrata , il filo dei pensieri snocciolava un soliloquio incalzante ed incalzato e ... “chi sei quando fai il broncio senza accorgerti, forse o realmente, mentre un pò ti prendi in giro; quando disperato, forse o realmente, sembri scontento della vita e di non avere la forza di cambiarla; quando tenero e felice parli con la bimba e, inconscio o realmente, mostri non accorgerti del bene che hai intorno; quando parli con gli amici e spappoli il tuo fegato e ... chi sei quando il pensiero viaggia galoppando e la mano corre veloce sulla tastiera a scrivere di te; quando seguendo una logica tutta sua spinge la mano scendere e a toccare in preda ad un ricordo lontano e un pò sbiadito di un corpo candido e caldo; quando la sensazione di un profumo, di un intimo sentore, spinge ad inspirare per sentirlo presente ed eccitante e... chi sei quando invece, cosciente e presente, ti senti riempire l'orizzonte; quando, dimentico di te, ti senti autore attore regista e usurpatore di un film che non è stato scritto per te; quando troppe volte al telefono; quando troppi amici; quando solo come un cane solo; quando il lavoro; quando roma napoli milano bologna ferrara e poi … ancora ed altre mete ed ancora … ancora ed altre mete; chi sei vecchio cucciolo d’uomo, brujo maledetto, che non riesci ad accettare di aver cominciato a morire nell’istante stesso in cui venivi concepito?
Chi sei?! ….
Quasi cavallo che per abitudine e destino ritornasse alla stalla, fermò motore e pensieri davanti al cancello di casa. Cominciava a piovere, rialzò il bavero della giacca incurante delle gocce che scendevano lungo il collo e si avviò verso quell’icona di luce e di vita protesa ad illuminare l’angolo fittizio di quel giardino forse inesistente …