... e la luce fu ... - di Francesco Briganti

21.08.2014 08:48

Io non credo nella buona fede dei parolai; io non credo nella buona fede degli annunci ai quattro venti; io non credo nella buona fede di tutti coloro che dicono di fare e poi scaricano sull'intorno avverso e cattivo il loro non fare.
Io non credo nella buona fede di CHI si astiene dal fare per incompatibilità, quale che ne sia il genere, con chi sta già facendo o dice di stare per fare una determinata cosa.
Io credo che chi vuol veramente fare, fa: secondo le proprie possibilità, il proprio sapere, il proprio impegno, i propri scopi ed obiettivi, ma fa. Nel suo piccolo o, se sufficientemente supportato, con mire più alte ed ampie, ma fa. Che faccia bene o faccia male questa determinazione è una funzione di tante cose, non ultime la natura del soggetto agente, il contesto in cui costui si muove, gli scopi che lo animano, le aspettative proprie e di quelle degli altri i quali sono buon ultimi se si limitano ad essere meri supporter e spettatori, ma diventano protagonisti importanti quando decidono di fare a loro volta, accompagnando, consigliando, correggendo, aiutando colui che nel suo fare li avesse convinti ed accorpati.
Dunque il vero fare non può definirsi lo svolgersi e l'attuarsi solo di una volontà sola, ma deve essere una comunione di volontà tutte indirizzate ad uno scopo e tutte cooperanti al che quello scopo venga concordemente raggiunto nel miglior modo possibile e nel minor tempo possibile e con la partecipazione concorde di ciascuno degli altri.
Per quanto sant'Agostino di Ippona affermasse che questo ero un mondo perfetto perché creato da un Dio onnisciente, onnipresente e dotato di bontà infinità e dunque da Lui non poteva venire che la perfezione, questo in realtà non è un mondo perfetto. La dimostrazione di questo sta nel fatto che chiunque di noi saprebbe in ogni momento immaginarne uno migliore di questo ed il bello è, la nostra divinità consiste nel fatto che se NOI TUTTI cooperassimo a quello scopo, NOI TUTTI sapremmo crearlo UN MONDO PERFETTO.
Ma il bene ed il male, la perfezione e l'imperfezione sono due concetti in antitesi tra loro pur essendo complementari: sono opposti tra di loro, ma non esistono separatamente ed in più in più esiste, in questo mondo, una relatività tutta e solo umana per cui ciò che sembra un bene per un "uno" può sembrare il male per un "altro" e dunque ecco che ci si spiega il perché del caos che caratterizza questo mondo impefettamente "perfetto".
in un mondo perfetto il bene ed il male sono espressioni assolute; non hanno senso superlativi come benissimo o malissimo in quanto non possono esserci gradazioni possibili nel fare bene o male una qualsiasi cosa; in un mondo perfetto il bene ed il male sono univoci come la verità che è una ed una sola. Nel nostro mondo stanti le premesse di cui sopra e la natura dell'uomo, invece, noi abbiamo diverse verità ognuna dipendenza di una particolare visuale e/o di un particolare interesse e di conseguenza differenti e plurime gradazioni di bene e male ognuna funzione delle stesse visuali e degli stessi molteplici ed in più polimorfi interessi.
Se ragionassimo sufficientemente su questo e se ciascuno di NOI ritenesse il sé sufficientemente importante da non accettare una massificazione di parte, di scopo, di cammino e di obiettivo; se ciascuno di NOI allontanasse dal sé la meschinità dell'orticello e del privilegio, comunque ed a prescindere, su di ognuno degli altri; se ognuno di noi non fosse corrotto dalla illusione del progrsso a spese di qualcuno, ma riflettesse, basterebbe un minimo, sul fatto che lo star bene di tutti equivale allo star bene di ognuno; allora sì, che coloro che avremo deciso di seguire sarebbero veramente espressione di uno scopo giusto, condiviso e univoco giacché è indubbio che non si potrebbe desiderare per gli altri altro che non fosse ciò che desideriamo per noi stessi.
Quindi forse è per questo che se esiste un Dio onnisciente, onnipresente e dotato di bontà infinità egli ha creato un mondo imperfetto; lo ha creato così affinché con il nostro libero arbitrio noi potessimo costruircelo come Lui l'avrebbe fatto se ci avesse considerato meno che capaci a farlo.
Se, invece, quel tal dio non esistesse allora NOI POTREMMO assurgere a quel ruolo in quanto razionali al punto da sapere che possiamo essere i creatori della perfezione facendone scopo ed obiettivo del futuro cominciando da questo presente e da ognuno di NOI.
E se sentirsi un dio è pura vanagloria, cercare di diventare, DIO, più che una stupida orgogliosa presunzione potrebbe essere la realizzazione di una splendida

realtà!