... e poi diritto fino al mattino ... - di Francesco Briganti

10.02.2016 10:12

E' il Libeccio. Spira deciso, violento, scuote alberi e case dalle radici e dalle fondamenta. Spira tra le fronde che, vele dispiegate al vento, sussurrano voci di mare quasi onde a frangersi sugli scogli. In fondo a via Turati, via del Praticello si perde nel buio man mano che tra alberi secolari si inerpica su per la collina.

Cammino, tra l'impedito e lo spedito, così come ad Eolo gira e mi godo di quel respiro di Dio che sembra dirmi " idiota di un fumatore cosa aspetti a smettere?". Vago allungando il percorso verso la meta troppo felice del soffiare sulla pelle, dello scompigliarsi dei capelli, degli occhi che si chiudono spontanei mentre una lacrima di freddo scende solitaria a solcare una guancia improvvisamente oca vinta, ma fiera.

Ad est un'alba ancora addormentata si palesa timida nel cielo scuro e confuso tra stelle lentamente a sbiadire e luci pistoiesi in attesa dello scatto di un interruttore. Il profilo delle colline si staglia nel chiarore che sale e, lentamente, ogni cosa riprende colore e rivive, quand'anche cosa inanimata, nel giorno che viene contento di esserci per il solo fatto di esserci ancora una volta quasi incredulo del miracolo a ripetersi.

Lontano, oltre Montecarlo, oltre Lucca e giù fino alle foci dell'Arno, quelle di Pisa riverberano più immaginate che sbiadite, mentre folate improvvise portano effluvi, forse soltanto sognati, di un sale marino e di pungenti sapori iodati ad eccitare memorie di anni infantili quando bambino correvo a tuffarmi dagli occhi timorosi di una madre nell'acqua azzurra e pulita del golfo di Napoli.

La resede di Tiziana si apre sulla strada a far da palcoscenico ad evoluzioni di foglie e carte dal sen di cassonetti sfuggite; le luci dei lampioni, psichedeliche dall'ondeggiare precario, illuminano, ora si ora no, stoici randagi in cerca di qualcosa pur che sia mentre, nell'ululare del mare di fronde, veloce passa un ritardatario a motore o uno stakanovista del segnatempo, comunque qualcuno che sfreccia incurante e felice di trovarsi al riparo da quel soffiare imperioso.

Siedo sorseggiando il mio cappuccino; La Tiziana sa!: è bollente, schiumoso, più una panna ad avvolgere saporita e dolce ogni boccone ingoiato che banale liquido macchiato di un caffè in accompagnamento. Siedo imperterrito ed indomito a sfidare il vento che mi vorrebbe al chiuso tremebondo e sconfitto. Non può, non voglio, sono questi i momenti in cui io e la natura ci affrontiamo viso a viso riconoscendoci ogni volta come fatti l'uno per l'altra.

E' l'alba di una giornata ventosa di un inverno strano e troppo caldo per essere naturale. Il vento fa da avanguardia a nuvoloni neri carichi di pioggia che, truppa minacciosa e invadente, resta in attesa di una tregua per scaricarsi senza titubanza ovunque il vento la stoppi.

Cammino, passo dopo passo, ritornando verso casa; sono nel mio elemento, nel mio mondo, nel mio universo, solo se fossi in mare potrei, adesso e con queste condizioni, essere più felice. O sulla mia isola, quella che, troppo lontana ...

forse ha cessato di esistere!.