E’ sabato … - di Francesco Briganti

08.06.2013 13:00

Quale giorno della settimana più bello di questo?!:oggi tutti godono. Quelli che hanno lavorato si riposano; quelli che, e non per colpa loro, non lo hanno fatto, per oggi abbandonano nei meandri della mente quel senso di colpa e frustrazione che li accompagna perennemente; quelli che comandano perché tronfi del loro potere per oggi solo fonte di autocompiacimento, quelli che subiscono perché nelle proprie stanze possono ad alta voce fanculizzare il mondo intero. Il borgo in cui abito ha un solo difetto; immerso nella campagna toscana, quella degli uliveti, dei campi di girasole, dei viottoli tra i ciliegi, delle infinite distese di granturco, del sole che sorge dietro ad una collina, degli animali più disparati a melodiare dall’uno all’altro in una sinfonia compagna ed amante nelle lunghe passeggiate mattiniere a riposare la mente incontro all’astro dell’est, è lontano dal mare. Eppure, di tanto in tanto quel profumo estatico di iodio ed avventura che è proprio delle onde ad infrangersi su di uno scoglio, a me, che sono praticamente nato in mare, sembra di sentirlo; ed allora al di là di un cespuglio di rosmarino o al limitare di un filare di ciliegi in lontananza mi sembra addirittura di vederne il riverbero. Mi sono seduto all’ombra di una quercia altissima; le fronde ondeggiano alla brezza fresca del mattino e supportano il rapportarsi delle sinapsi ubriache di adrenalina: il pensiero corre libero tra le orecchie, “spazio ce n’è tanto” sussurra qualcuno, ed un gatto, pelo irto, coda tesa in alto muso grintoso e furente, che fronteggia un cane che scodinzola abbaiando in quello che per lui deve essere un gioco e non una guerra, mi fa pensare alla prepotenza, ai vari modi della prepotenza, alle sue manifestazioni ed alle sue conseguenze, a quanto essa sia ingiusta, ai danni che provoca, ai traumi fisici e mentali che mai più si cancelleranno. Un padrone che intimorisce, ricatta o suborna un dipendente, un uomo o una donna che inducono dipendenza con il fascino o con il sesso e/o con promesse di altro genere, una chiesa che induca comportamenti in cambio di paradisi o inferni, politici che continuano nell’esercizio dei faremo, uomini “d’onore” che schiavizza la società civile, alte cariche dello stato che si fingono altruiste ed hanno armadi pieni di ogni possibile compromesso passato presente e forse futuro, giudici che giudicano non secondo giustizia, ma secondo leggi spesso ad arte compilate o comunque vecchie ed aliene dall’essere odierno, cattivi maestri che piegano la verità e la realtà secondo convenienza o veline, fisiche e mediatiche, a proprio piacimento e senza alcun ritegno o vergogna, poliziotti e carcerieri che picchiano ed abusano del loro ruolo di garanzia per garantirsi di uno sfogo vigliacco e maramaldo su persone, forse anche colpevoli, ma in quanto persone comunque degne del massimo rispetto, industri che inquinano, fabbriche che chiudono, la spazzatura come ultima risorsa per un pasto pur che sia, il suicidio vero e/o esistenziale anche di un sol uomo, sono la rappresentazione ed il testamento critico di una società in fin di vita che non ha più nulla da chiedere agli altri se non il perdono per il suo continuare ad esistere. A destra, come al centro ed a sinistra, in quel parlamento, scatola vuota e puzzolente, occorrerebbe una disinfestazione come si fa nelle fogne più luride e non perché L?ISTITUZIONE sia marcia o non serva più, ma solo perché coloro che lo frequentano hanno fatto di SE’ STESSI la peggior risma di topi di fogna virali e virulenti come la peggior epidemia di peste mai avvenuta. Ma, attenzione, quei signori non sono altro che lo specchio del paese e come loro li troverete nelle aziende, nei mercati, nelle stazioni, negli aeroporti, fuori e dentro le vostre; nostre, case: quei signori siamo NOI perché noi li abbiamo mandati lì, volenti o nolenti, e quindi è la nostra potenza che diventa prepotenza e si ritorce contro noi stessi: siamo così potenti da aver creato qualcosa che non riusciamo più a combattere: SIAMO VITTIME di NOI STESSI!.
E’ sabato!; una ghianda mi cade sulla spalla ed il solo filtra alto tra i rami; il profumo del mare è sparito, tutto è diventato silenzio, in bocca il sapore è più amaro del solito e, come non mai, ho prepotentemente ucciSo IL MIO SABATO. Pensare?, No!, grazie!.