... e vengo da lontano!. - di Francesco Briganti

13.07.2014 09:00

Questa mattina ho assistito ad uno strano spettacolo. Mi inerpicavo lungo il sentiero che sale la collina in preda a quella strana dispnea tipica di chi sta smettendo di fumare; combattuto come ero tra il desiderio di accenderne una e quella vocina che, dal profondo dei bronchi, continuava a ripetermi : " resisti che ce la fai; resisti e respira; resisti, non ci pensare ... ", lasciavo andare i miei passi liberi da una destinazione precisa se non quella, in fondo ad una stanchezza a venire, di un ritorno circolare verso casa.
Ero immerso in quel silenzio rumoroso di suoni alieni dall'abitudinario; in quei sibili di rami e di foglie quali la brezza del mattino genera a far da ritornello alla melodia dei cinguettii, dei fruscii inspiegabili alla vista, alle presenze nascoste di animali sorpresi che guardano senza farsi vedere e, spaventati, fuggono improvvisi al tuo arrivare irrispettoso ed invadente.
Godevo dei profumi leggeri e pesanti del sottobosco; assaporavo il penetrare del lauro, l'aspro di qualche ulivo solitario, il dolce appiccicoso delle acacie spinose e il misto di rosmarino e ginepro ad invitare improbabili grigliate innaturali a quell'ora del mattino. Ascoltavo distratto lo scricchiolare sotto le scarpe delle ghiande cadute e dei ciottoli a fuggire, colpiti a mo' di rigore inesistente dalle mie scarpe dislocate dal cervello, a tratti presente sul posto, a tratti completamente partito per mete sconosciute a tutto il resto del corpo.
Ai lati del sentiero, ora un groviglio di rovi, ora un camminamento verso l'infinito ad aprirsi tra due ippocastani o a penetrare un cespuglio qualunque, ora a tentare la sorte verso quella cima non troppo lontana foriera del suo fianco a scendere da quell'altra parte misteriosa e sconosciuta quasi come la faccia nascosta della luna.
Chi sa perché d'un tratto mi è tornato alla mente quel Francesco Nuti, grande attore, genio e poeta, che, preda dell'alcool, ha distrutto un vita lasciando che una sana abitudine diventasse un vizio letale al punto da rendergli difficile, oggi, risalire dal baratro in cui il suo stesso organismo lo ha, a suo tempo, scaraventato.
Poi, ho capito.
Con la coda dell'occhio, in una radura, spiazzo improvviso tra gli alberi dell'erta, il mio cervello aveva intravisto una serpe, forse una vipera, avviluppata attorno ad un grosso ratto dei boschi o forse uno scoiattolo: quasi fermi in una istantanea l'uno moriva e l'altra si nutriva nel mentre che tutt'intorno sembrava solenne e rispettoso del momento un tacere improvviso di ogni cosa.
La serpe aveva richiamato il boa del " Willy Signori ", da qui quel Francesco rapportato a questo Francesco ed alla mia bronchite forse ancora non enfisema.
Da tutto questo ed ora, chi sa se partendo dalla serpe o dal topo o dal contrasto tra la vita e la morte la considerazione che volendo niente è impossibile e tutto può, basterebbe volerlo veramente, cambiare: tre giorni fa fumavo cinquanta sigarette al giorno e di euro ne spendevo dieci ed oggi, ancora a quest'ora, non ho acceso una sigaretta e mi sto rendendo conto che anche questo può far parte della mia personale rivolta contro questo stato fedifrago e truffaldino: un'altro incasso che gli faccio venire a mancare!.
Poca cosa certo, ma in aggiunta alle tante altre e mie personali vendette, vuoi mettere?, ne guadagno in salute e mi prendo la soddisfazione grande, anche se misconosciuta, di mandarlo ulteriormente affanculo.
Gioisco tra me e me rafforzando i miei propositi mentre lì, in fondo, oltre la curva, ecco che appare il cancello di casa ....

Buona domenica!.