… ed il settimo giorno si riposò … - di Francesco Briganti

15.03.2015 08:03

Domenica. The day after!.
Da una parte Maurizio Landini a dire di voler riunire le varie fiammelle che a sinistra si contendono, senza mai riuscirci, un fuoco che cova sotto cenere. Dall’altra una falsa sinistra a cui non basta più spacciarsi per tale, ma tenta in tutti i modi possibili di contrastare una possibile aggregazione nel nome di quell’idea e di quegli interessi che erano i suoi principi fondativi e che nel tempo sono stati prima messi da parte, quindi traditi, poi persino dimenticati e nascosti sotto una facciata filo mercato, filo finanza, filo Europa, filo Merkel.

Maurizio Landini parla di unione, di diritto al lavoro, di giustizia e condizioni uguali per tutti, di opportunità, di investimenti, di sviluppo e ricerca mentre dal Pd ritornano echi che ripetono di urla fuori luogo, di ulteriori frammentazioni, di voti che si perdono, di condizioni non necessarie ad un corretto sviluppo del paese.

Il compagno della Fiom si rivolge ad ogni confessione della sinistra affinché si renda conto che solo una condizione unitaria potrà restituire a tutte e ad ognuna quella forza contrattuale necessaria a contrastare uno strapotere senza più controlli, tra l’altro figlio di un parlamento dichiarato, nei fatti, illegittimo e padre di un governo retto da una coalizione negata nei comizi elettorali, nei quali si giurava da entrambe le parti, opposte tra loro, che mai più avrebbero coeso le loro forze.

Unità e diritti da una parte; divisione e potere dall’altra. Una speranza ed una voglia di rinascita e rivincita sociale da una parte; una presunzione di deità ed una arroganza da giuda sputtanato dall’altra.

Quello che diventa difficile da digerire è che ex compagni della figc, del pci, del partito socialista dei Nenni e dei Lombardo credano ancora in chi ha fatto del bacio di giuda un modus vivendi senza rispetto per nessuna persona, nessuna istituzione, nessuna cosa che non fosse la propria prosopopea, il proprio arrivismo, il proprio egoismo, i propri interessi, non fossero altri che quelli di un povero imbelle giovinastro viziato e cresciuto in un mondo senza alcuna attinenza con la realtà di un quotidiano sempre più dissacrato, difficile, appeso ad un tenue, sfilacciato capello, sempre più sottile.

Quello che è impossibile da digerire e che in quella finta sinistra ci sono compagni che, anche in buona fede, si dicono tali, ma che non riescono in alcun modo a staccarsi dalla vecchia concezione della fedeltà ad un partito quand’anche esso fosse l’emblema stesso della più tradita delle idee, della più bieca aberrazione di quell’idea, del più sfacciato sovvertimento di un programma e del più palese dei passaggi da una divisa ad un’altra che di rosso non regge nemmeno più l’inchiostro per descrivere quel colore.

Quello che è fantascientifico o è, per meglio dire, degno dei migliori copioni della commedia all’italiana è il succedersi, in casa PD, leggi Bersani, Cuperlo, Civati, Fassina e quant’altri, dei rinvii ad un ritorno se non proprio alle origini comuniste, almeno a quelle di una battaglia attesa ai bisogni veri del popolo e non dedita a quelle riforme inutili e scenografiche, nessuna delle quali di valore in funzione degli effettivi bisogni di una nazione e dal guadagno puro e semplice verso una sempre maggiore dimensione del potere in funzione del puro e semplice potere.

Abbiamo avuto speranze più volte deluse e più volte frantumate dai risultati elettorali; siamo riusciti noi della sinistra vera a “tafazzarci” nel modo più autolesionistico possibile; abbiamo mortificato prima i simpatizzanti, poi i convinti, quindi gli irriducibili e siamo lì per perderci anche noi, ultimi giapponesi a combattere nella giungla. Questa di Maurizio Landini è la nostra ultima occasione per riportare al voto quella parte di compagni che ha rinunciato al diritto di voto; quella parte di compagni che ha cercato in altri movimenti o partiti quella tutela e quella rassicurazione che nelle nostre divisioni non trovavano più. In altri paesi del sud Europa sono riusciti a ritrovare una dignità politica e di idee e a dare corpo a forze come Podemos e Syriza , perché noi dovremmo comportarci da meno?.

E’ sotto gli occhi di ognuno di noi, di tutti, la deriva di cui questo paese è preda; quand’è che cominciamo a dare di gomito ed a remare in senso contrario per riprendere la rotta giusta?. Il compagno Landini non si pone come un nuovo comandante a dare ordini e a dettare direzioni e vie da seguire, il compagno Maurizio si offre come punto attorno al quale discutere, costruire, architettare ogni e tutte quelle situazioni che portino ad un consesso unito e ad una efficace lotta di difesa per una vita che sia degna di chiamarsi tale; per poi, e solo poi, decidere chi sarà a reggerne le sorti.

Maurizio Landini non scende dal cielo, da un palcoscenico o da una vecchia stazione ritrovo di ricchi e industriali, Maurizio è un compagno …

dalla base, della base, per la base!.