…ed io pago … - di Francesco Briganti

06.02.2015 00:23

Molte sono le cose che accadano nell’arco di una vita; alcune sono belle, altre meno; certune sono prevedibili altre improvvise ed inaspettate; ognuna di esse, però, cambia il corso delle vicende ed è così che chi pensava di curvare a destra si ritrova su di una via a sinistra, colui che voleva fermarsi continua a procedere e chi voleva star zitto comincia a parlare riuscendo magari a tacitare chi invece avrebbe voluto continuare a dire la sua.

La vita è fatta così è programmabile il giusto, ma non è mai ascrivibile ad un dato certo. Ci alziamo ogni mattina presumendo di conoscere l’iter di quel giorno, siamo certi che la sera ci vedrà di ritorno alla nostra casa come ogni altra volta che Dio ha mandato in terra e poi invece succede che il nostro tran tran quotidiano venga stravolto e rivoltato come un calzino solo perché qualcun altro quel giorno s’è alzato con la luna storta, ha deciso di vendicare il suo dio offeso, sfoga depressioni troppo oppressive, coinvolge nelle proprie disgrazie innocenti e disgraziati a loro volta.

Si parla di libero arbitrio e ci si crogiola nella illusione che ciascuno di noi sia padrone della propria vita; nessuno, però, riflette mai abbastanza sul fatto che in realtà ognuno fa e/o riesce a fare ciò che le condizioni esterne, familiari, ambientali, sociali o politiche, gli permettono di fare; ciascuno di noi ha più di un limite a circoscrivere la propria sfera di libertà; innanzitutto le sfere altrui e poi tutti quei legami e legacci che ciascuno di noi, e proprio in nome di quella libertà tanto vantata, si è scelto con la spontaneità del martire più che quella dell’eroe: tutti ci siamo ed ognuno si è scelto la propria personale prigione trasformandosi da uomo libero in schiavo liberto!.

Tra i tanti martìri a cui i più, in “questopaese”, si sono votati c’è l’illusione della proprietà; c’è la fantascientifica convinzione che essere padroni di qualcosa contribuisca ad elevarsi socialmente; si crede che possedere una casa, magari due, un auto, magari due, e quant’altro si possa comprare serva a coronare gli sforzi di una vita, a darle un senso, a rendere piacevoli tutti gli sforzi che sono stati necessari per. Ed è così, infatti; o meglio era così una volta, quando cioè la condizione umana, la dignità dell’uomo erano al primo posto e “colui il quale faceva”, qualunque cosa facesse nel ambito del giusto e del legale, ricavava approvazione e stima dal suo fare, ne riceveva rispetto e lode e, dunque, quel suo fare lo qualificava e ne faceva oggetto di esempio.

Poi il mondo è cambiato; o meglio, i soliti furbi hanno compreso che quelle acquisizioni diffuse potevano diventare la leva necessaria ad assicurare loro il dominio incontrastato su tutti gli altri che non fossero nelle stanze della finanza e del potere ed è per questo motivo che si cominciò ad incentivare il mercato, si facilitò il credito, si allargarono i cordoni della borsa affinché quante più persone possibili si trasformassero nella gente, questa gente, sottomessa alla paura; sì, alla paura di perdere quanto pensavano, credevano, di aver costruito, per piccolo o grande che fosse, nell’arco di una vita.

In quegli stati dove la dignità del cittadino è al ancora al primo posto questa paura non esiste in quanto lo stato non si è trasformato, per mano dei propri politici, in un carrozzone dal serbatoio sfondato; ma proprio quegli stati, forti, e non sempre a ragione, della propria verginità economica si rivelano, però ed in alcuni casi, degli approfittatori, in quanto alcuni lo sono per aver dotato i propri paesi (leggi paesi bassi) di strumenti atti ad accogliere benevolmente, molto benevolmente, gli evasori degli altri ed alcuni perché hanno speculato all’estero.

La Germania, quella Germania che per bocca dell’Europa vuole, ora, strozzare la Grecia ed i Greci, è la stessa nazione che si è resa complice di mercimoni e corruzioni e crediti, senza ragion d’essere, agevolati alle banche, alle industrie, ed in ultima analisi ad ogni cittadino greco: ne ha incentivato le spese, vi ha speculato sopra e non ha mai temuto che il troppo poteva alla fine storpiare.

Come andrà a finire, io non posso prevederlo: non so se augurarmi che Tsipras mantenga il punto con i cravattari europei correndo il rischio di morirne o se aspettarmi un cambio di rotta e, quindi, una resa allo strozzo di cui comunque morirebbero i bambini, le donne, gli uomini di quella che fu la patria di Omero.

Per come la vedo io, morire per morire, CAZZO!, allora me ne porterei dietro quanti più possibile e se io fossi qualcuno che ha voce in capitolo giocherei la carta del “ … e allora vediamo … !!!” E VORREI PROPRIO VEDERE SE IL FALLIMENTO DELLA GRECIA o di qualunque altro paese conviene veramente; ci vuole la forza e la messa in atto di quel coraggio che Tsipras sembra avere, ma ci vorrebbe anche che qualcuno tra quei politici i quali tanto si riempiono la bocca nel propagandare il proprio fare nella direzione di una diminuzione dell’austerità europea, si schierassero compatti con Il premier Greco, anche con tutti i distinguo possibili e ciascuno con il proprio, ma, comunque compatti. A cominciare da quelli ITALIANI; poi ti guardi intorno e pensi: “… ma tu, tu, ce lo vedi Renzi che dice uno “ STAI SERENA “ all’Europa?.

IO NO!.