ei fu ... - di Claudia Petrazzuolo

10.04.2013 19:09

Un muro massiccio, grigio, alto al punto da essere orizzonte e cappa allo stesso tempo ai piedi la strada, stretta, sconnessa con tratti di pavé frammisto e alternato a terra battuta, poi lo strapiombo: decine e decine di metri per centinaia in lunghezza in caduta libera su di canale senza fondo e buio; in alto, basso nel primo cielo di quella che sarebbe stata la prossima primavera, un sole d’acqua ancora umido delle ultime piogge. Al di la del muro imponente ed immensa la vecchia casa patrizia sfidava il tempo forte dei suoi secoli di età e di tutte le vite che in essa e durante vi si erano avvicendate; le finestre, occhi tumefatti e mortalmente aperti sull’intorno, guardavano con fare a volte ammiccante per qualche persiana pendente dai cardini, a volte tetro perché oscenamente aperte al buio dell’interno, a volte misere per qualche lacera tenda appena visibile, sembravano più rigurgitare all’esterno che importare … qualsiasi cosa all’interno; la facciata, ove di un candido sporco, ove di un consumato grigiore, ove di mattoni impudicamente esposti come rughe vissute e d’età, tradiva l’incuria dei vivi, la nostalgia di morti, la tristezza dell’abbandono. Onde di vento appena soffiato animavano l’immenso pratale di erba incolta, di edera vittoriosa su fusti rinsecchiti, di ortica ed altre infestanti a far da padrone e a mascherare i distrutti sentieri, le mummie d’aiuole, le statue spezzate e dimesse, un diroccato gazebo vestigia, ogni cosa, di antichi passati, innocenti, colpevoli splendori. Una grossa catena teneva assieme e forse in piedi l’immenso arrugginito cancello a chiudere il dentro e quasi a protezione del fuori; a distanza di qualche metro una bassa casupola diroccata e annerita dal fumo di vecchie, passate, vendicative fiamme sembrava sostenere un’asta dalla cui cima pendevano sporchi, laceri, quasi inamidati dallo sterco volatile e restii al soffio dell’Eolo di turno, i resti di una bandiera i cui tre colori si erano normalizzati alla apatia ed al non essere dell’insieme; a pezzi e sparse sul lastricato, lettere in marmo, alcune singole altre in sillabe erano tutto ciò che restava della scritta, una volta gloriosa ed onorata, ad immortalare ciò che era diventata la REPUBBLICA ITALIANA, mentre corvi ed avvoltoi continuavano a girare in cerchio
sempre più bassi … più bassi … più bassi … .